Capitolo 6 – La conquista e lo stanziamento
Le fonti
Yehoshùa’: a) Esplorazione di Yerichò; b) Passaggio del Giordano; c) Procedimento generale della conquista; d) Presa di Yerichò; e) Altre conquiste; f) Divisione del paese; g) L’altare presso il Giordano; f) La vita spirituale al tempo di Yehoshùa’
Il periodo dei Giudici: a) Carattere generale del periodo; b) I territori da conquistare; c) Lotte contro i Moabiti; d) La grande vittoria sui Cananei: Devorà e Baràk; e) Lotte contro i Midianiti: Gedeone; f) Tentativo di instaurazione monarchica; g) Lotte contro gli Ammoniti: Yiftàch; h) Lotte di Shimshòn contro i Filistei; i) La cattura e la restituzione dell’Arca; l) La nuova sede dei Daniti; m) La guerra con la tribù di Binyamìn; n) Il santuario di Mikhà
Le fonti
Sulla conquista e lo stanziamento di Israele nella sua terra abbiamo notizie nei libri biblici di Yehoshùa’ (vedi cap. precedente) e dei Giudici. Quest’ultimo libro racconta gli avvenimenti accaduti dopo la morte di Yehoshùa’, ma non ci presenta una narrazione continuata, bensì una serie di episodi e di racconti relativi alle imprese di singoli capi che dominarono sul popolo o di alcune sue tribù. Il libro dei Giudici ha lo scopo principale di mostrare che le difficoltà che incontrò Israele nella conquista del paese e del suo consolidamento in esso furono conseguenza della sua condotta non conforme alle prescrizioni della Torà, e specialmente del fatto che esso non di rado seguì i costumi religiosi dei popoli vicini. Gli ultimi avvenimenti narrati in questo capitolo, che riguardano le lotte coi Filistei dopo Shimshòn, si desumono dal 1° libro di Shemuèl capp. 4-6. Su questo vedi nel capitolo seguente. Alcune notizie dei libri biblici sono illustrate da ritrovamenti archeologici.
Yehoshùa’
a) Esplorazione di Yerichò
Condottiero d’Israele dopo Moshè, designato da lui stesso, a quanto ci narra la Torà, per volere divino, fu Yehoshùa’, della tribù di Efràim. La prima città di grande importanza situata al di là del Giordano da conquistarsi era Yerichò (Gerico), e Yehoshùa’ mandò innanzi tutto due esploratori con lo scopo di rendersi conto delle sue condizioni. Essi furono coadiuvati da una donna cananea, Rachàv, presso la quale alloggiarono. Essa riuscì a fare in modo che essi non venissero scoperti e, in compenso, ebbe la promessa che, quando l’esercito israelitico sarebbe entrato nella città, avrebbe risparmiato lei e la sua famiglia.
b) Passaggio del Giordano
Ritornati gli esploratori, Yehoshùa’ iniziò i preparativi, per il passaggio del Giordano che ebbe luogo nei pressi di Ghilgàl, il 10 di nisàn. Il racconto biblico riferisce che si rinnovò un miracolo analogo a quello del passaggio del Mar Rosso: le acque del fiume in piena si aprirono per lasciar passare all’asciutto gli Israeliti.
c) Procedimento generale della conquista
Ai tempi di Yehoshùa’ la conquista avvenne per mezzo di tutto il popolo che pur essendo diviso in tribù, aveva la coscienza della propria unità. Il programma era di conquistare tutto il paese promesso fra l’Eufrate e il Mediterraneo, il Libano e il paese di Edòm, Però ai tempi di Yehoshùa’ la conquista non fu compiuta non solo perché non si raggiungessero i confini stabiliti ma anche perché in parecchi punti dei territori conquistati alcune zone non poterono essere occupate dagli Israeliti. Secondo le prescrizioni della Torà, gli antichi abitatori dovevano essere interamente distrutti, e ciò avvenne in genere nei territori conquistati.
d) Presa di Yerichò
Yerichò era una città assai fortificata e circondata da fortissime mura: gli scavi archeologici dimostrano la sua grande antichità e confermano le notizie bibliche sul suo carattere di luogo difeso in modo formidabile. Gli Israeliti riuscirono ciononostante a espugnarla dopo un assedio: nella caduta delle sue mura: il popolo riconobbe un miracolo divino e una nuova prova della benevolenza del Signore accordata al suo popolo. La città fu interamente distrutta, vietato anche di approfittare del bottino, e un certo Akhàn, che trasgredì a questo divieto, fu messo a morte.
e) Altre conquiste
Dopo la presa di Yerichò, altre importanti parti del paese furono conquistate: caddero in potere degli Israeliti, nella parte meridionale del paese, i territori che costituirono poi il possesso della tribù di Yehudà; nel nord ‘Ai, Bet El e i monti di Efràim fino a Shekhèm.
Tra gli episodi narrati nel libro di Yehoshùa’ è degno di particolare menzione quello che si riferisce ai Cananei abitanti di Ghiv‘òn (Gabaon) a nord di Gerusalemme. Essi, per sfuggire alla distruzione che in genere Israele infliggeva agli abitanti dei luoghi vinti, si finsero gente venuta da lontano e riuscirono così ad ottenere che Yehoshùa’ stringesse con loro un patto confermato da un giuramento: i Gabaoniti furono resi schiavi dei santuari israelitici. Questo accordo dispiacque naturalmente ai sovrani delle città cananee vicine, che mossero contro Ghiv‘òn, considerata traditrice della causa comune. Yehoshùa’, chiamato dai Gabaoniti, accorse in loro aiuto, mise in fuga i Cananei e conquistò molte loro città.
f) Divisione del paese
Per quanto non tutto il territorio destinato ad Israele sia stato conquistato da Yehoshùa’, questi fece la divisione fra le tribù, comprendendo nei territori assegnati a queste anche le parti non occupate. La divisione venne fissata presso il luogo dove si trovava il santuario, in Shilò, non lontano da Bet-El.
Secondo questa divisione, alla tribù di Yehudà, nella quale era incorporata anche quella di Shim’òn, fu assegnato il territorio ad occidente del Mar Morto, esclusa la costa del Mar Mediterraneo, ancora occupata da stranieri. Ad occidente del Giordano, fra il Mar Morto e il lago di Tiberiade, si stanziarono, da sud a nord, le tribù di Binyamìn, Efràim, la frazione di Menashè che non prese residenza ad est del Giordano, Yissachàr, Zevulùn; a ovest e nord del lago di Tiberiade, presso le rive del Giordano Naftalì, e ad ovest di questo, fino alla regione costiera occupata dai Fenici, Ashèr. La tribù di Dan occupò il paese ad occidente del territorio di Binyamìn, fino al mare. Alle tribù di Ruben, Gad e parte di Menashè, furono confermati i territori ad oriente del Giordano: Ruben a sud, Gad in mezzo, e Menashè a nord fino ai confini con Aràm. Nel territorio di ciascuna delle varie tribù furono stabilite le città destinate ai leviti e, fra queste, le città di rifugio.
g) L’altare presso il Giordano
Durante la vita di Yehoshùa’ avvenne un fatto che diede luogo a timori che l’unità del popolo fosse in pericolo di spezzarsi, quando le tribù residenti ad est del Giordano si costruirono un altare nei pressi del fiume. Il grosso del popolo d’Israele vide in questo un atto di separatismo, e stava per muovere guerra alle tribù orientali. Ma, in seguito a chiarimenti che questi diedero ad ambasciatori inviati da Yehoshùa’ e dal Sommo Sacerdote Pinechàs, nipote di Aharòn, risultò che essi, ben lungi dall’avere intenzione di separarsi dai loro fratelli e di usare l’altare per offrire sacrifici in nome esclusivo delle sole tribù stanziate ad oriente del Giordano, se lo erano costruito, simile a quello che si trovava nel santuario di Shilò, perché ci fosse una prova tangibile della loro appartenenza ad Israele, per quanto essi non risiedessero nella terra d’Israele propriamente detta.
h) La vita spirituale al tempo di Yehoshùa’
Il racconto biblico ci rappresenta i contemporanei di Yehoshùa’ come generalmente fedeli alla Torà. Ai suoi tempi e per sua iniziativa venne rinnovato a Shekhèm, luogo venerato per le antiche memorie dell’età patriarcale, il patto del Sinài: il santuario centrale era a Shilò. Non abbiamo però notizie particolari sul culto e la vita spirituale dell’epoca.
Il periodo dei Giudici
a) Carattere generale del periodo
Yehoshùa’ non ebbe un successore che governasse tutto il popolo, e dopo la sua morte si allentò l’unità nazionale, e ogni singola tribù formò come un piccolo stato sul quale esercitavano l’autorità gli anziani (zekenìm), cioè i capi delle principali famiglie; non mancarono neppure i casi di lotte tra tribù. Nel libro detto dei Giudici (Shofetìm), questo periodo è rappresentato come di grave decadenza religiosa e politica, durante il quale si fece vivamente sentire la pressione degli abitanti dei paesi che non erano stati conquistati ai tempi di Yehoshùa’, In momenti di pericolo, una tribù o un gruppo di tribù si nominava un capo, una specie di dittatore, detto Shofèt (giudice) al quale spettava in modo principale di vincere il nemico, ma che poi qualche volta rimase a capo di quelli che lo avevano eletto fino alla sua morte. Il governo dei Giudici non fu, comunque, continuo; perché essi non costituiscono una serie ininterrotta, ma tra l’uno e l’altro di essi passò un certo numero di anni.
Il libro dei Giudici ci ha conservato il nome di dodici di questi e ci fornisce notizie, qualche volta con molti particolari, e qualche volta brevissime, sulle loro imprese. Il racconto è però frammentario, e non permette di stabilire la successione degli avvenimenti nel tempo.
Nell’età dei Giudici, Israele dovette, a quanto pare, rinunziare alla conquista di tutto il territorio che costituiva la “terra promessa”, dall’Eufrate al Mediterraneo, e dal Libano al Mar Rosso, e ciò fu, secondo quanto ci narra il libro dei Giudici, conseguenza delle trasgressioni alla Torà. I figli d’Israele dovettero limitarsi a cercare di liberarsi della soggezione dei popoli vicini, e a conquistare alcuni territori che erano rimasti in mano degli antichi abitatori, e che appartenevano, secondo la divisione fatta da Yehoshùa’, all’una o all’altra delle tribù. Talvolta essi non riuscirono a impadronirsi di alcuni territori e si limitarono a renderne tributari gli abitanti.
b) I territori da conquistare
Come già sappiamo, i territori assegnati da Yehoshùa’ alle tribù non erano di fatto interamente in mano ai figli d’Israele. Erano rimaste, fra l’altro, in mano degli antichi abitatori le città forti presso le coste del Mediterraneo e quelle della pianura, come Ta‘anàch, Meghiddò, Bet-Sheàn. Oltre a ciò, il territorio occupato di fatto dalle tribù non era continuo e compatto: esso era diviso in tre parti, separate da territori non conquistati: a nord delle città sopra indicate si trovavano le tribù di Ashèr, Naftalì, Yissachàr, e Zevulùn ed esse dividevano il possesso del loro paese con Hittiti c Cananei, specialmente Fenici; nel centro quella di Efràim, a sud Yehudà e Shim’òn, separati dal resto del popolo mediante una serie di luoghi importanti rimasti in mano dei Cananei, quali Ghèzer, Yevùs (nome di Gerusalemme) ed altri. Nel periodo dei Giudici le conquiste e le lotte non vennero compiute, come ai tempi di Yehoshùa’, dal popolo intero, ma da singole tribù o gruppi di tribù particolarmente interessate. I punti più importanti del paese che si possono ritenere in mano degli Israeliti alla morte di Yehoshùa’ sono le città di ‘Ai, Yerichò, Bet-El e Chevron e i loro dintorni.
c) Lotte contro i Moabiti
I Moabiti e gli Ammoniti discendenti di Lot nipote di Avrahàm, abitavano ad oriente della parte meridionale del Mar Morto e il loro territorio confinava con quello delle tribù israelitiche stanziate ad oriente del Giordano. Essi erano spesso alleati fra di loro ed è probabile che talvolta costituissero un solo stato: avevano una divinità in comune, il dio Kemosh. Essi miravano a rioccupare quei territori che, tolti loro dagli Emorei, erano poi stati conquistati dagli Israeliti in seguito alle vittorie sugli Emorei ai tempi di Moshè. Essi, alleati con gli Ammoniti e gli Amaleciti, invasero il territorio israelitico, passarono il Giordano, occuparono Yerichò, e tennero per qualche tempo in soggezione una parte di Israele. Come eroe della lotta contro di loro è ricordato il mancino Ehud, che uccise il loro re ’Eglòn.
d) La grande vittoria sui Cananei: Devorà e Baràk
L’ostacolo maggiore alla piena conquista del paese da parte degli Israeliti era costituito dai Cananei, che occupavano numerose piazze forti ed avevano sugli Israeliti una grande superiorità nelle armi: essi erano anche forniti di potenti carri da guerra. Ad incitare gli Israeliti alla lotta contro di loro sorse la profetessa Devorà, che risiedeva sui monti di Efràim. Essa indusse un uomo della tribù di Naftalì, Baràk, ad assumersi la direzione militare dell’impresa. A questa aderirono le tribù di Binyamìn, Efràim, Yissachàr, Zevulun e Naftalì e una parte di Menashè. Le tribù che abitavano ad oriente del Giordano, a quanto pare, dopo incertezze, si astennero dal collaborare all’impresa. Nulla sappiamo di Yehudà e Shim’òn che forse, data la situazione geografica del loro territorio, furono lasciate del tutto da parte. Baràk concentrò l’esercito sul monte Tabor. I Cananei mossero contro gli Israeliti con potente esercito e carri da guerra, guidati da Siserà. Ebbe luogo una grande battaglia fra Meghiddò e Ta‘anàch, e i Cananei furono interamente sconfitti; i rimasti si diedero alla fuga e furono inseguiti, Siserà venne ucciso da una donna, Ya’èl, moglie di un appartenente alla tribù dei Keniti, discendenti di Yitrò, nella tenda della quale si era rifugiato. Dopo queste vittorie cessò quasi interamente l’opposizione dei Cananei, per quanto essi continuassero ad occupare parecchie città della pianura. Nel libro dei Giudici è conservato un canto, intonato da Devorà e Baràk, a celebrazione dell’avvenimento e in lode di Dio.
e) Lotte contro i Midianiti: Ghid’òn
I Midianiti non erano confinanti col territorio degli Israeliti, ma dalle loro sedi nel deserto arabico facevano spesso delle scorrerie nei paesi situati ad oriente del Giordano e qualche volta passarono anche questo fiume. Il capo delle lotte contro di loro fu il giudice Ghid‘òn (Gedeone), della tribù di Aharòn. Zelante fedele del Dio d’Israele, egli distrusse un altare che era stato costruito, dedicato al Ba’àl, nella città di sua residenza ‘Ofrà, a nord di Bet-Sheàn, e per questo fu chiamato anche Yerubbà‘al. Avuti dei segni nei quali egli riconobbe che Dio stesso lo incaricava della lotta contro i Midianiti, raccolto un piccolo esercito di valorosi, mosse contro il nemico, lo mise in fuga e lo costrinse a ripassare il Giordano. Gedeone lo inseguì, e prese ed uccise due capi Midianiti, ‘Orèv e Zeèv. I Midianiti fecero delle nuove incursioni e furono ripetutamente sconfitti, i guadi del Giordano vennero sorvegliati per impedire la loro fuga; e altri loro due capi, Zèvach e Tzalmuna, vennero uccisi. Gedeone poi riuscì abilmente a placare i membri di una frazione della tribù di Aharòn che si erano lagnati di non essere stati chiamati alle prime imprese contro i Midianiti.
f) Tentativo di instaurazione monarchica
A Gedeone venne offerto di diventare re e di fondare una dinastia. Egli rifiutò, ma rimase capo del popolo fino alla sua morte. Uno dei suoi numerosissimi figli, Avimèlech, natogli da una donna di Shekhèm, uccise i suoi fratelli e, sostenuto da parte degli abitanti di questa città, si fece proclamare re. Uno dei suoi fratelli, Yotàm, scampato alla strage, tentò con un apologo di dissuadere gli Israeliti dal riconoscerlo come re. Avimèlech regnò per qualche tempo, ma poi, venuto in discordia coi Sichemiti, combatte contro di loro e, posto l’assedio a Tevètz, a nord-est di Samaria, fu ucciso da una donna che gli scagliò addosso, da una torre, una pietra da macina. Dopo la sua morte, il suo tentativo non ebbe seguito.
g) Lotte contro gli Ammoniti: Yiftàch
Gli Ammoniti, discendenti anch’essi come i Moabiti da Lot, risiedevano ad est del Giordano, lungo il torrente Yabbòk, confinavano con i territori israelitici e cercavano di estendersi a loro danno. I capi della regione di Ghil’àd si rivolsero ad uno della loro tribù, Yiftàch (Jefte), che, scacciato dai fratelli perché figlio di altra madre, si era dato alla campagna. Fallite le trattative che egli aveva intavolato cogli Ammoniti, mosse contro di loro e li vinse, aiutato anche da truppe delle tribù di Efràim e Binyamìn. Sorte poi delle contese fra lui e gli Efraimiti che avevano passato il Giordano, vinse anche questi, li cacciò oltre il fiume e fece strage di essi. In seguito ad un voto sconsiderato che aveva fatto prima di muovere contro gli Ammoniti, sacrificò, a quanto pare, la propria figlia.
h) Lotte di Shimshòn contro i Filistei
I Filistei che, come abbiamo visto, avevano cominciato ad estendersi dalla costa verso l’interno, tendendo ad allargare sempre più il loro territorio, erano penetrati nei paesi di Dan e di Yehudà. Dopo che gli Israeliti ebbero riportato la grande vittoria sui Cananei, i Filistei divennero i più potenti e pericolosi dei loro nemici. Non abbiamo notizie di vere e proprie guerre contro di loro, ma solo di atti isolati compiuti da eroi, specialmente dal giudice Shimshòn (Sansone) della tribù di Dan, dotato di grande forza e astuzia. In conseguenza di un voto fatto dalla madre prima della sua nascita, egli era nazìr (nazireo: vedi più avanti) per tutta la vita e quindi non si tagliava mai i capelli, e alla sua folta capigliatura si attribuì la causa della sua forza. Egli riuscì abilmente a spogliare e impoverire i Filistei coi quali si era imparentato unendosi con donne filistee, ad uccidere ripetutamente un gran numero di nemici, sfuggendo ai loro tentativi di prenderlo, finché, tradito da una donna filistea con la quale conviveva, fu catturato, ridotto in schiavitù e accecato. Ciononostante riuscì ancora, così narra il libro dei Giudici, a procurare la morte di gran numero dei Filistei, facendo crollare un Tempio di Dagòn in cui essi erano radunati in occasione di una grande festa. Egli stesso perì sotto le macerie.
i) La cattura e la restituzione dell’arca
Le imprese di Shimshòn non ebbero, a quanto pare, grandi conseguenze: i Filistei continuarono nella loro espansione, e le tribù di Dan e Yehudà avevano dovuto finire per riconoscere il loro predominio. In una battaglia che ebbe luogo in Èven Ha‘èzer (a quanto pare non lungi dal luogo dove ora si trova Rosh Ha‘àyin, o nei pressi di Bet El) nella quale tentarono di arrestarli, gli Israeliti furono sconfitti, e i Filistei catturarono l’arca che era stata portata da Shilò nel campo di battaglia. Due figli del Sommo Sacerdote Eli perirono nello scontro, ed egli stesso morì all’annunzio della sventura. Indizi fondati su scavi archeologici confermano che Shilò e Bet El siano state distrutte dai Filistei. Questi posero delle guarnigioni in vari punti e agli Israeliti venne proibito di fabbricare strumenti di ferro. I luoghi dove i Filistei posero l’Arca che avevano catturata furono colpiti da sventure e malattie nelle quali i Filistei videro segni di punizione divina, e quindi essi restituirono agli Ebrei l’Arca, e fecero offerte espiatorie. L’Arca venne collocata in Kiryàt Ye’arìm, ad ovest di Gerusalemme.
l) La nuova sede dei Daniti
Una parte dei membri della tribù di Dan, abbandonato il territorio in cui abitava il grosso di questa, andò a cercarsi una nuova sede, nel nord e si stanziò a Làish e dintorni presso le sorgenti del Giordano dopo di averne scacciati gli abitanti fenici. È probabile che i Daniti siano stati indotti a cercarsi nuove sedi sotto la pressione di popoli stranieri che già avevano occupato alcune loro città.
m) La guerra con la tribù di Binyamìn
Uno dei sintomi più gravi della poca unità fra le tribù nel periodo dei Giudici è la guerra che mossero le altre tribù a quella di Binyamìn. Come causa occasionale di essa, il libro dei Giudici ci presenta la malvagità degli abitanti di Ghiv‘àt Binyamìn che non solo rifiutarono ospitalità ad un levita abitante sui monti di Efràim che passò per la loro città con la sua compagna, ma usarono violenza a questa e ne causarono la morte. Il levita rese noto il fatto alle varie tribù e queste mossero unanimi contro i Beniaminiti per annientarli. Dopo dì averne fatto strage ed avere deciso di non volersi imparentare coi superstiti, finirono poi col recedere da questa decisione e ritornò la pace fra le tribù.
n) Il santuario di Mikhà
Della decadenza morale e religiosa dell’epoca ci dà prova un altro episodio narrato nel libro dei Giudici. Un efraimita di nome Mikhà rubò del denaro alla propria madre e poi, in seguito alla maledizione da questa pronunciata contro il ladro a lei ignoto e il suo voto di consacrare a Dio il denaro qualora l’avesse ricuperato, restituì il denaro, fabbricò un idolo e istituì nella propria casa un santuario dedicato a questo che doveva rappresentare il Dio d’Israele. Essendo poi passato per il luogo della residenza di Mikhà un levita della tribù di Yehudà, egli fu assoldato come sacerdote del santuario. Passarono poi di là gli inviati dei Daniti in cerca di nuova sede: essi ebbero dal levita comunicazione di un oracolo che prometteva a loro buona riuscita, proseguirono il viaggio e stabilirono il luogo della nuova sede. Ritornarono poi presso i fratelli e li indussero al trasferimento, e durante il viaggio tolsero l’idolo a Mikhà, persuasero il levita a seguirli per continuare il suo ufficio di sacerdote e impedirono con gravi minacce a Mikhà di reagire contro la loro violenza.