Capitolo 21 – Erode e gli Erodiani
Le fonti
Il regno di Erode: a) Caratteri generali; b) Prime azioni di Erode; c) Intrighi nella famiglia di Erode; d) Rapporti con Roma e con l’estero; e) Costruzioni di Erode; f) Cultura greco-romana nella corte di Erode; g) Il sommo sacerdozio e il Sinedrio; h) Accrescimento di territorio e azione di Erode a favore della diaspora; i) Sentimenti del popolo verso Erode; l) Nuovi intrighi e nuove lotte nella famiglia di Erode; m) Congiura e uccisione di Antipatro; n) Rivolta di Farisei; o) Morte di Erode
Contese fra gli eredi di Erode e disordini in Giudea: a) Il testamento di Erode; b) Primi atti di Archelao; c) Azioni di Quintilio Varo e di Sabino; d) Gli eredi di Erode a Roma; e) Il governo di Archelao
Le fonti
Vedi il capitolo precedente. Per quello che riguarda Erode e i suoi successori, Giuseppe Flavio attinse molte notizie da Nicola di Damasco, cortigiano e storico di Erode stesso. Fra gli altri scrittori non ebrei che forniscono notizie su di lui è da ricordare in modo speciale Strabone.
Il regno di Erode
a) Caratteri generali
Erode ebbe titolo di re, ma fu re di natura profondamente diversa da quella dei re ebrei che lo avevano preceduto. Mentre questi erano tali perché considerati prescelti dalla Provvidenza divina o perché nominati dal popolo, Erode fu un re imposto dallo straniero e di conseguenza dipendente da questo, che, come lo aveva nominato, avrebbe potuto destituirlo. Inoltre essendo egli di origine non ebraica, ma idumea, la sua legittimità era assai dubbia secondo la Torà che vieta la nomina di un re straniero. Ed Erode, di fatto, non ebbe alcuna caratteristica ebraica e fu anche designato come ebreo a metà. Egli, imbevuto di cultura pagana greca e romana, fece della Giudea un regno ellenistico sotto il protettorato romano; si comportò in genere non come un re nazionale che si propone il bene dei suoi sudditi, ma come un tiranno che vede in questi dei nemici. La sua natura sospettosa e crudele lo portò poi a compiere una grande quantità di massacri su quelli che si opponevano o egli immaginava si opponessero a lui, anche se membri della sua stessa famiglia. A suo merito vanno notate le costruzioni, di cui alcune grandiose, e il contributo da lui dato al miglioramento delle condizioni economiche del paese. Queste sue opere gli valsero presso gli scrittori non ebrei il titolo di grande, ma nella coscienza ebraica, che valuta le persone soprattutto dal punto di vista morale, rimase come prototipo di tiranno crudele e malvagio.
b) Prime azioni di Erode
Divenuto padrone di Gerusalemme, Erode pensò anzitutto a sbarazzarsi di quelli che riteneva fossero i suoi nemici maggiori, e cioè i Farisei e gli amici degli Asmonei. Per questo fece uccidere molti partigiani di Antigono e molti membri del Sinedrio. Egli naturalmente non poteva assumere la carica di Sommo Sacerdote e, non volendo che essa fosse in mano di Aristobulo, nipote di Aristobulo II e di Ircano, nominò alla carica un certo Chananèl che si trovava in Babilonia. Questa nomina irritò la suocera di Erode, Alessandra, madre di Aristobulo, e Erode finì per cedere a lei e a nominare all’alta carica Aristobulo.
Questi morì poi annegato in una piscina presso Yerichò, e l’opinione pubblica accusò Erode di averlo fatto uccidere, nonostante i pubblici atti di dolore che egli fece in seguito alla sua morte. Allora Chananèl ridiventò Sommo Sacerdote. L’ostilità fra Erode ed Alessandra si fece allora ancor più viva e fu complicata da intrighi con Antonio e con Cleopatra regina d’Egitto. Conseguenza di questi intrighi fu che Erode dovette pagare a Cleopatra un forte tributo per mantenere il possesso del litorale e di Yerichò, a cui Cleopatra aspirava.
c) Intrighi nella famiglia di Erode
La famiglia di Erode fu turbata da una quantità di intrighi che portarono i suoi membri ad odiarsi a vicenda: conseguenze di questi intrighi furono che Erode fece uccidere una quantità di suoi familiari, tra cui suo zio Giuseppe e perfino sua moglie Miriàm, donna bellissima e virtuosissima, che prima egli amava immensamente, e la madre di lei Alessandra. Ircano, che era tornato a Gerusalemme dopo essere stato in Babilonia dove lo avevano deportato i Parti, fu pure fatto uccidere da Erode che sospettava potesse diventare strumento in mano di Alessandra. Così erano periti tutti gli adulti appartenenti alla famiglia degli Asmonei.
d) Rapporti con Roma e con l’estero
Data la posizione di Erode come vassallo di Roma, non si può parlare di una sua politica estera. Per compiacere Cleopatra, dovette combattere contro i Nabatei (31). La guerra ebbe vicende alterne: alla fine Erode fu vincitore e acquistò una specie di patronato sui Nabatei.
Nella lotta fra Antonio e Ottaviano, Erode aveva parteggiato per il primo; ma dopo che in seguito alla battaglia di Azio (settembre 31) prevalse definitivamente Ottaviano, Erode riuscì a renderselo benevolo e fu da lui confermato re.
e) Costruzioni di Erode
Annientati i suoi nemici e divenuto padrone del suo stato entro i limiti che gli erano concessi dai Romani, Erode si diede ad opere di costruzioni. Tra queste vanno ricordate: la ricostruzione di Samaria (27 a.E.V.) alla quale, in onore di Ottaviano diventato Augusto (in greco Sebastòs) diede il nome di Sebaste; il rinnovamento della città marittima chiamata Torre di Stratone a cui, sempre in onore dell’imperatore, diede il nome di Cesarea. Queste città furono abitate prevalentemente da non Ebrei ed ebbero carattere del tutto pagano; a Cesarea furono costruiti un teatro e un anfiteatro e un tempio in onore della dea Roma e del divino Augusto. Essa fu dotata di un porto che divenne assai importante. Piccola città costruita da Erode è Antipatris, a nord-est di Yàfo. Oltre alle città, Erode costruì un palazzo fortificato e la fortezza Antonia sul monte del Tempio. Ma soprattutto notevole è la sua ricostruzione del Tempio di Gerusalemme. Quello fabbricato dai ritornati dall’esilio babilonese e restaurato al tempo degli Asmonei appariva ormai come una cosa assai misera. L’ordine dato da Erode di procedere ai lavori per la costruzione di un Tempio degno dello splendore esterno del suo regno preoccupò in un primo tempo i fedeli alla tradizione che temevano che il re pensasse ad un santuario di tipo pagano, ma Erode fu abbastanza accorto per togliere di mezzo questi timori, e ordinò che ci si attenesse in tutto alle istruzioni dei sacerdoti e dei Maestri farisei. La nuova costruzione riuscì veramente splendida, non inferiore a quella di Shelomò. Anche nel nuovo santuario però Erode volle ci fosse, se non nell’interno, almeno all’esterno qualche cosa che mostrasse la sua fedeltà a Roma, e a questo scopo fece adornare la porta principale d’ingresso al Tempio con la figura di un’aquila d’oro, simbolo della potenza romana.
La costruzione delle parti fondamentali del Tempio di Erode ebbe luogo negli anni 20-19, e poi ci vollero circa otto anni per condurre a termine il lavoro e per completare l’arredamento e l’ornamentazione del Santuario. Per rendersi famoso e accetto anche all’estero, Erode fece costruire palazzi e templi anche fuori della Giudea, in Antiochia, Damasco, Sparta, Atene.
f) Cultura greco-romana nella corte di Erode
I figli di Erode destinati a succedergli ebbero la loro cultura e la loro educazione a Roma, e naturalmente queste furono di spirito greco-romano e non ebraico. Tra i consiglieri e i cortigiani di Erode prevalevano i Greci e i Romani. Fra questi è da ricordare lo storico greco Nicola di Damasco che fu anche maestro e storico di Erode e da questo incaricato di ambascerie presso stati esteri. Un certo Tolomeo, parimenti greco, fu ministro delle finanze di Erode; molti Greci ebbero ospitalità alla corte di questo. Erode soleva vantarsi del fatto che i Greci erano vicini al suo cuore più degli Ebrei.
g) Il sommo sacerdozio e il Sinedrio
Le due istituzioni che rappresentavano in Giudea lo spirito ebraico, la nazionalità ebraica e la sua autonomia, perdettero ai tempi di Erode quasi del tutto la loro importanza e divennero strumenti in mano del re. Con la riassunzione di Chananèl al sommo sacerdozio venne a cessare la tradizione della trasmissione ereditaria della carica, ed Erode nominò e depose Sommi Sacerdoti a suo arbitrio, mosso da ragioni di interesse politico o personale; in genere scelse persone appartenenti al partito sadduceo o a quello ad esso affine dei Baitusìm. Anche come membri del Sinedrio venivano nominati amici e favoriti del re. Avendo alcune migliaia di Farisei rifiutato di giurare fedeltà ad Erode e ai Romani, furono dal re sottoposti ad ammende, e queste vennero pagate dalla moglie di Ferora, fratello di Erode, la quale era di tendenze farisaiche.
h) Accrescimento di territorio e azione di Erode a favore nella diaspora
Alcuni anni dopo la vittoria di Azio, Erode ottenne in dono da Augusto alcuni territori ad oriente del Giordano e poi nominò Ferora governatore di quei territori. Erode agì pure a favore di gruppi di Ebrei che abitavano fuori del territorio del suo regno, in Siria e in Asia minore: Augusto, dietro richiesta di Erode, concesse loro alcuni privilegi che li sottrassero all’oppressione che su di loro esercitava la popolazione greca.
i) Sentimenti del popolo verso Erode
La popolazione ebraica non amò Erode. I suoi atti di crudeltà, le sue tendenze paganeggianti, le sue spese enormi che servirono più a soddisfare la sua ambizione personale che a recare vantaggio al pubblico, il suo atteggiamento servile verso Roma, lo resero inviso alla quasi totalità del popolo che vide in lui non un re ebreo d’Israele, ma un Idumeo che, con l’appoggio straniero dei Romani, tiranneggiava la Giudea. Egli stesso poi non si preoccupò in genere di rendersi accetti gli Ebrei. Si può dire che gli unici suoi atti importanti a pro di questi furono gli efficaci soccorsi da lui dati al popolo durante una grave carestia (24 a.E.V.), la costruzione del Tempio e il suo interessamento a favore degli Ebrei della diaspora. Il malcontento della popolazione e in modo speciale dei Farisei e degli zelanti si manifestò spesso in tentativi di ribellione che furono sedati violentemente da Erode, circondato da un corpo di polizia costituito da elementi stranieri. Si dice che Erode stesso solesse girare travestito per Gerusalemme per spiare se si tramasse qualche cosa contro di lui.
l) Nuovi intrighi e nuove lotte nella famiglia di Erode
Negli ultimi dieci anni del regno di Erode (14-4 a.E.V.) il palazzo reale fu teatro di lotte e intrighi senza fine. Le molte mogli del re e i loro figli furono in continua contesa e si accusarono a vicenda di colpe varie e di macchinazioni contro il re. Tra queste lotte ebbero particolare importanza quelle fra Antipatro, figlio della prima moglie di Erode, Doris, donna di basse origini, da cui il re aveva poi divorziato, e Aristobulo e Alessandro, figli dell’asmonea Miriàm che Erode aveva fatto uccidere.
Questi ultimi erano in genere bene accetti al popolo che vedeva in loro, più che i figli del tiranno, gli ultimi eredi dei gloriosi Asmonei. Le lotte si fecero più vive dopo che Erode fece riconoscere dai Romani come suo successore il primogenito Antipatro. Dopo tentativi di conciliazione, a cui presero parte anche i Romani, alla fine, Erode, prestando fede a testimoni che, interrogati e torturati, dichiararono che Aristobulo e Alessandro macchinavano contro il padre, li fece uccidere entrambi a Samaria, in seguito a sentenza di un tribunale costituito da amici del re, in parte romani (7 a. E.V.).
m) Congiura e uccisione di Antipatro
Antipatro, designato come successore di Erode, sospettava che altri due figli di questo e di altra madre, Archelao e Filippo, che erano in educazione a Roma, potessero un giorno contendergli la successione e, accordatosi con Ferora e con la madre Doris, ordì una congiura per togliere di mezzo al più presto il padre. Morto Ferora in Transgiordania, si sospettò che fosse stato avvelenato; si trovò il veleno, ma corse voce che esso fosse destinato non a Ferora ma ad Erode. Dopo un’altra serie di intrighi, un tribunale presieduto dal prefetto romano di Siria, Varo, giudicò colpevole Antipatro, ed Erode lo fece incatenare e scrisse all’imperatore pregandolo di emettere una sentenza al riguardo di Antipatro (5 a.E.V.). Avendo in seguito l’imperatore autorizzato Erode ad agire come credesse, egli fece mettere a morte il figlio cinque giorni prima di morire egli stesso.
n) Rivolta dei Farisei
Una grave malattia che colpì Erode settantenne diede occasione allo scoppiare della rivolta che da lungo tempo covava. Due tra i più insigni Maestri farisei indussero i loro giovani alunni a togliere dalla porta del Tempio l’aquila d’oro che Erode vi aveva fatto collocare. Gli esecutori furono arrestati e condotti davanti al re, e ammisero, con nobili parole, di avere tolto l’aquila in obbedienza ai comandi della Torà. Essi e i loro maestri furono messi a morte per ordine di Erode; il Sommo Sacerdote, che non si era opposto alla rimozione dell’aquila, venne destituito.
o) Morte di Erode
Si narra che Erode, sentendosi ormai vicino alla morte e prevedendo che questa avrebbe suscitato non cordoglio ma gioia nel popolo, fece uccidere alcuni personaggi ragguardevoli e stimati affinché il popolo, addolorato per la morte di questi, non si desse a segni di giubilo per quella del re. Erode morì a Yerichò (4 a.E.V.) e fu sepolto nella fortezza di Erodyòn.
Contese fra gli eredi di Erode e disordini in Giudea
a) Il testamento di Erode
Erode mutò parecchie volte il suo testamento. Nell’ultimo, redatto poco tempo prima della morte, aveva stabilito che uno dei suoi figli, Archelao, avesse il titolo di re e dominasse sulla maggior parte della Giudea, un altro, Erode Antipa, avesse la Galilea e la maggior parte della Transgiordania col titolo di tetrarca; un terzo, Filippo, il resto di questa, anch’egli col titolo di tetrarca. Ad altri parenti lasciò il godimento dei redditi di certi territori e di certe tasse.
b) Primi atti di Archelao
Il popolo però non era tranquillo, e in genere non desiderava il continuarsi del dominio della dinastia di Erode. A richieste varie, specialmente di riduzioni di tasse e di punizione dei consiglieri di Erode, furono in un primo tempo date da Archelao risposte evasive, col pretesto che egli nulla poteva decidere fino a che il testamento di Erode non venisse confermato a Roma. Scoppiata poi a Gerusalemme una rivolta durante Pèsach dell’anno 4 in occasione del radunarsi nella città degli abitanti delle varie regioni, Archelao la represse nel sangue e parecchie migliaia di cittadini vennero uccisi. Archelao si recò quindi a Roma per ottenere la conferma del regno e lasciò in Giudea al suo posto il fratello Filippo.
c) Azione di Quintilio Varo e di Sabino
I disordini in Giudea indussero il prefetto romano di Siria, Quintilio Varo, a mandare a Gerusalemme una legione sotto il comando di Sabino. La condotta di questo, crudele e avido di denaro, suscitò nuove agitazioni. Una particolarmente grave ebbe luogo durante la festa di Shavu‘òt: caddero molte vittime e Sabino saccheggiò i tesori del Tempio. In seguito Sabino rimase assediato nel palazzo reale e attese l’aiuto di Varo.
Intanto anche in Galilea e in Transgiordania erano scoppiate rivolte: Varo mandò in Palestina altre due legioni, sostenute da schiere di Arabi. I soldati, giunti in Galilea, distrussero la città di Tzipporì, centro della rivolta, e molti Ebrei furono uccisi o presi prigionieri.
d) Gli eredi di Erode a Roma
Dopo Archelao, anche gli altri eredi di Erode si recarono a Roma per ottenere la conferma del suo testamento. Là nacquero fra di loro molte contese: ciascuno di essi tendeva ad aumentare il proprio dominio a danno dei coeredi e formulava dinanzi all’imperatore accuse contro di essi. Ad Augusto si presentarono pure delle ambascerie di Ebrei che chiedevano non fosse continuato il governo degli Erodiani, affermando preferibile il dominio romano con larghe autonomie interne a quello di tiranni ebrei a metà. Le ragioni degli Erodiani, e specialmente di Archelao, erano sostenute in modo particolare da Nicola di Damasco. Alla fine Augusto confermò in gran parte l’ultimo testamento di Erode, ma non concesse ad Archelao il titolo di re, bensì solo quello di etnarca: il suo dominio comprendeva la Giudea, la regione di Samaria, e l’Idumea; ne furono distaccate le città greche che erano state date ad Erode, ed esse vennero aggregate alla provincia romana di Siria. Erode Antipa ebbe la Galilea e la Transgiordania meridionale col titolo di tetrarca; Filippo ebbe il resto della Transgiordania e l’estremità nord-est del paese.
e) Il governo di Archelao
Archelao aveva tutti i numerosi e gravi difetti del padre senza averne i pochi pregi. Anch’egli nominò e depose a suo piacere i Sommi Sacerdoti. Abbellì la residenza reale di Yerichò e nelle vicinanze di questa costruì una città che chiamò col suo nome. Non tenne in nessun conto le leggi e le consuetudini ebraiche, e, fra l’altro, sposò Glafira, vedova del fratello germano Alessandro, per quanto questi avesse avuto da lei figli. In seguito a lagnanze di Ebrei e Samaritani, Augusto chiamò Archelao a rendere conto del suo operato e quindi gli tolse l’etnarcato e lo mandò in esilio a Vienna in Gallia sul Rodano (6 E.V.). Il territorio su cui aveva dominato Archelao rimase interamente soggetto a Roma e aggregato alla provincia di Siria, con un procuratore speciale residente a Cesarea. Le tetrarchie di Erode Antipa e di Filippo continuarono a sussistere come prima.