Capitolo 18 – La lotta per l’indipendenza nazionale della Giudea
Le fonti
Lotte fra i partiti in Giudea: a) Conservatori ed ellenizzanti; b) Il Sommo Sacerdote Alcimo e la scissione fra i conservatori
Ultime imprese di Yehudà: a) Vittoria su Nicanore; b) L’alleanza con Roma; c) Morte di Yehudà
Le imprese di Yonatàn asmoneo: a) Situazione dopo la morte di Yehudà; b) Prime imprese di Yonatàn; c) Yonatàn Sommo Sacerdote e capo militare di Yehudà; d) Imprese varie di Yonatàn e Shim’òn; e) Morte di Yonatàn
Shim’òn sovrano di Yehudà: a) Imprese di Shim’òn per l’indipendenza; b) Nomina di Shim’òn a Sommo Sacerdote e principe di Yehudà
Le fonti
Vedi capitolo precedente.
Lotte fra i partiti in Giudea
a) Conservatori ed ellenizzanti
Con la revoca dei decreti di Antioco Epifane si era ritornati alle condizioni in cui la Giudea si trovava prima di essi, e si rinnovarono le lotte fra conservatori ed ellenizzanti: il paese, sempre soggetto politicamente alla Siria, si trovava, per quel che riguardava la vita interna, sotto Yehudà Maccabeo che, se non ufficialmente, certo di fatto, aveva le funzioni che erano generalmente attribuite al Sommo Sacerdote, e naturalmente egli e i suoi cercavano di sradicare le tendenze assimilatrici degli ellenizzanti: questi, anche i meno estremisti che forse avevano visto con piacere che fosse tolto di mezzo Menelao, avrebbero voluto un Sommo Sacerdote del loro partito, che li aiutasse nella loro opera di diffusione della cultura greca e dei costumi greci; e a tale carica aspirava uno dei loro capi, un certo Alcimo (nome ellenizzato dell’ebraico Yehoyakìm) di famiglia sacerdotale.
b) Il Sommo Sacerdote Alcimo e la scissione fra i conservatori
Le lotte in Siria avevano intanto avuto per conseguenza che Antioco V venisse ucciso e diventasse re Demetrio I, figlio di Seleuco IV. Demetrio si riteneva successore legittimo di questo, sul trono del quale era salito Antioco Epifane usurpando i suoi diritti. Al nuovo re si rivolse Alcimo, gli fece presente la situazione della Giudea, e lo consigliò di mettervi ordine con la nomina di un Sommo Sacerdote. Il re, che naturalmente mirava a porre fine all’autorità di Yehudà, accolse le sue proposte e nominò Alcimo stesso Sommo Sacerdote, incaricandolo di stabilire l’ordine, e, prevedendo opposizione da parte del partito degli Asmonei, mise a sua disposizione un esercito comandato dal generale Bacchide.
L’ingresso di Alcimo in Gerusalemme non incontrò opposizione; egli non mostrò da principio alcuna contrarietà ai conservatori, e molti di questi si sottomisero volentieri a lui, quale Sommo Sacerdote legittimo, e vedevano nella sua nomina, dopo la revoca dei decreti dell’Epifane, raggiunto completamente lo scopo dell’insurrezione capitanata dagli Asmonei. Diversamente la pensavano Yehudà e quelli della sua cerchia: essi ritenevano che solo allontanando completamente lo straniero dal governo della Giudea si sarebbe ottenuto lo scopo; senza piena indipendenza nazionale, incombeva sempre il pericolo che persecuzioni analoghe a quelle di Antioco si rinnovassero, e intanto non avevano nessuna fiducia in Alcimo, in cui, nonostante la sua appartenenza a famiglia sacerdotale, vedevano non un vero Sommo Sacerdote, ma un agente del governo straniero, non diverso da Giasone e Menelao. E così i conservatori si divisero in due partiti: coloro che si accontentavano della libertà religiosa ottenuta e coloro che sentivano, anche per assicurarsi questa, la necessità dell’indipendenza nazionale: esponenti principali dei due partiti divennero rispettivamente Alcimo e Yehudà. Il primo, forte dell’appoggio del governo, fece mettere a morte sessanta dei suoi avversari; Yehudà non aveva disciolto le schiere dei suoi combattenti, e avvennero scontri fra queste e quelle del governo e degli ellenizzanti. Bacchide intanto aveva licenziato gran parte del suo esercito.
Ultime imprese di Yehudà
a) Vittoria su Nicanore
Alcimo ricorse di nuovo al re, che mandò contro Yehudà e i suoi, considerati come ribelli, un esercito comandato da Nicanore (161). Questi mostrò per qualche tempo intenzioni amichevoli, ma poi mutò atteggiamento e pretese dai sacerdoti e dai capi di Gerusalemme la consegna di Yehudà. Non avendola ottenuta, marciò contro questo. Lo scontro ebbe luogo a Adasa presso Bet Choròn ad ovest di Gerusalemme; Nicanore fu pienamente sconfitto e ucciso il 13 adàr 161. In memoria dell’avvenimento fu istituita una festa detta giorno di Nicanore, che cadde poi in disuso.
b) L’alleanza con Roma
Imbaldanzito da queste vittorie, Yehudà compì un atto arditissimo: mandò ambasciatori a Roma, che era ormai la più potente nazione del mondo, per chiedere aiuti contro il regno di Siria. I Romani da lungo tempo cercavano di abbattere la potenza di questo, e quindi il senato romano, ben lieto dell’occasione che si presentava, aderì alla richiesta degli ambasciatori e stabilì con Yehudà un vero e proprio trattato di alleanza, come se egli fosse il capo riconosciuto di uno stato, e non il condottiero di un gruppo di ribelli.
c) Morte di Yehudà
Yehudà non ebbe però la soddisfazione di vedere il ritorno degli ambasciatori che portavano l’annuncio dell’esito felice della loro missione. Il senato romano, in omaggio al trattato stipulato con Yehudà, aveva invitato Demetrio a non continuare la guerra contro di lui; ma prima che l’invito pervenisse a destinazione, Demetrio aveva mandato inaspettatamente contro il Maccabeo un esercito comandato da Bacchide. All’avvicinarsi di questo a Gerusalemme, Yehudà gli mosse incontro con poche migliaia di uomini. I soldati di Yehudà, trovatisi davanti al nemico, vedendo impossibile la resistenza, avrebbero voluto retrocedere per raccogliere nuove forze, ma Yehudà non lo consentì: la battaglia ebbe luogo presso Elasa, e dopo che Yehudà era riuscito quasi a mettere in fuga un’ala dell’esercito nemico, nella quale si trovava Bacchide stesso, fu circondato dai soldati di un’altra ala: gli uomini di Yehudà furono sconfitti ed egli stesso cadde combattendo valorosamente (primavera 160).
Le imprese di Yonatàn asmoneo
a) Situazione dopo la morte di Yehudà
La morte di Yehudà fu un grave colpo per gli Ebrei del partito nazionale, e non è improbabile che anche alcuni di quelli che vi appartenevano si siano scoraggiati e abbiano ritenuto che fosse meglio accontentarsi della libertà religiosa e non aspirare ad altro. Alcimo rimase padrone incontrastato di Gerusalemme; Bacchide, dopo la sua vittoria, non lasciò la Giudea e prese a perseguitare i seguaci di Yehudà sparsi per il paese, fortificò molti punti della regione e vi stanziò guarnigioni militari. Coloro che erano rimasti fedeli al programma di Yehudà non si perdettero d’animo e scelsero a loro capo il fratello minore di Yehudà, di nome Yonatàn, che già si era segnalato nelle sue imprese in Transgiordania. Anche Yonatàn si mostrò prode guerriero, ma più ancora eccelse per la sua abilità politica.
b) Prime imprese di Yonatàn
Nell’impossibilità di riprendere subito la guerra contro Bacchide, Yonatàn, lasciata Gerusalemme, si trasferì nei pressi del Mar Morto, dove già si trovavano gruppi di Ebrei a lui fedeli, e mandò la maggior parte di quanto possedeva, per mezzo del fratello Yochanàn, in Transgiornania, nel paese della tribù araba dei Nabatei. Yochanàn venne assalito, depredato ed ucciso da un’altra tribù araba, e Yonatàn e Shim’òn, passato il Giordano, assalirono e sconfissero i membri di quest’ultima. Sulla via del ritorno, incontrarono l’esercito di Bacchide e si salvarono passando a nuoto il Giordano, senza dare a Bacchide la possibilità di inseguirli. Morto Alcimo (159) in circostanze tali che si vide nella sua morte una punizione divina, non gli fu nominato un successore, e Bacchide ritornò ad Antiochia. Di questo approfittarono Yonatàn e Shim’òn per iniziare una guerriglia contro gli ellenizzanti e i Siri. Bacchide ritornò in Giudea, ma, stanco della guerriglia che non riusciva a far cessare, finì per accordarsi con Yonatàn (157): il governo di Siria rinunciò ad occuparsi degli affari interni della Giudea e, di conseguenza, a nominare un nuovo Sommo Sacerdote: e la carica restò vacante. Per alcuni anni la Giudea rimase tranquilla, e durante questi andò indebolendosi il partito degli ellenizzanti e rinforzandosi quello dei conservatori.
c) Yonatàn Sommo Sacerdote e capo militare della Giudea
La Siria attraversava intanto un periodo di lotte e di disordini, dopo che sorse contro Demetrio un pretendente al trono, Alessandro Balas, che si diceva figlio di Antioco Epifane.
Di questo stato di cose, e specialmente del fatto che a entrambi i contendenti conveniva non avere ostili gli Ebrei, seppe abilmente trarre profitto Yonatàn, che, promettendo e dando effettivamente aiuti ora all’uno ora all’altro dei contendenti, riuscì a fare sì che essi andassero a gara a fargli concessioni in caso di vittoria. La conclusione fu che, ucciso Demetrio e diventato re Alessandro (150), Yonatàn, al quale entrambi i contendenti avevano conferito il sommo sacerdozio, diventò effettivamente Sommo Sacerdote ufficialmente riconosciuto dal governo e gradito al popolo, ed ebbe da Alessandro segni di particolare onore e distinzione, mentre il governo aveva concesso agli Ebrei molti alleggerimenti nelle tasse. Tentativi del partito degli ellenizzanti per rendere Yonatàn inviso al re non riuscirono, e Yonatàn venne riconosciuto, oltre che Sommo Sacerdote, anche capo militare e civile della Giudea. Poco mancava così all’indipendenza completa della Giudea.
Avendo aiutato Alessandro contro Demetrio II (figlio di Demetrio I), che reclamava per sé il regno, ne ebbe dei compensi, tra cui anche il possesso della città filistea di ’Ekròn (147). Sconfitto e ucciso Alessandro e diventato re Demetrio II (146), Yonatàn approfittò dei disordini del regno di Siria per rinnovare l’assedio all’Acra, dove era sempre rimasta la guarnigione sira. Gli ellenizzanti presentarono questo a Demetrio come un atto di ribellione e il re chiamò Yonatàn ad Akko per chiedergli conto del suo operato; Yonatàn riuscì non solo a placarlo, ma ad ottenere l’allontanamento dalla Giudea delle guarnigioni e l’annessione alla Giudea di alcuni distretti della regione di Samaria: in compenso, Yonatàn promise a Demetrio una forte somma di denaro. Scoppiata in Antiochia una rivolta contro Demetrio, questi riuscì a salvarla in grazia degli aiuti inviatigli da Yonatàn (145).
d) Imprese varie di Yonatàn e di Shim’òn
Demetrio, ottenuto da Yonatàn quanto si era proposto, venne meno ai suoi impegni e, in conseguenza di questo, Yonatàn appoggio Trifone, già generale di Alessandro Balas e tutore del figlio di lui Antioco VI che egli si proponeva di elevare al trono di Siria. Trifone assunse di fronte a Yonatàn l’impegno di adempiere alle promesse che gli aveva fatto Demetrio e nominò Shim’òn, fratello di Yonatàn, comandante dell’esercito che agiva lungo le coste del Mar Mediterraneo. Riportate parecchie vittorie in favore di Trifone e di Antioco VI, Yonatàn e Shim’òn si diedero ad opere di fortificazione a Gerusalemme e in vari punti di confine; Shim’òn sostituì alla guarnigione di soldati di Demetrio stanziati a Bet Tzur una guarnigione ebraica, e conquistò Giaffa che era in mano di Demetrio. Yonatàn mandò a Roma un’ambasceria per rinnovare l’alleanza stabilita con Yehudà e accolse di buon grado l’invito rivoltogli da Sparta di stringere rapporti di amicizia. Trifone, sospettando che Yonatàn agisse non nell’interesse di lui e di Antioco, ma con l’intenzione di rendere la Giudea del tutto indipendente e di aggregare a questa i territori che andava togliendo a Demetrio, venne col suo esercito a Bet Sheàn. Yonatàn andò ad incontrarlo con i suoi soldati; Trifone dichiarò di non avere intenzioni ostili verso il suo alleato e lo persuase a licenziare quasi tutti i suoi soldati e ad andare con lui ad Akko, accompagnato da pochi uomini, per trattare della cessione di alcune fortezze. Yonatàn gli prestò fede, ma giunto ad Akko, fu fatto imprigionare da Trifone, mentre i suoi compagni venivano, per ordine di questo, messi a morte (143).
e) Morte di Yonatàn
Avuto notizia di quanto era avvenuto, Shim’òn, unico superstite dei figli di Mattityàhu oltre Gionata, si recò a Gerusalemme, convocò il popolo, dichiarò di sentire il dovere di continuare l’opera dei suoi fratelli, e fu acclamato guida della nazione. Egli si propose anzitutto di liberare il fratello, e per questo andò coi suoi soldati incontro a Trifone che guidava il suo esercito e conduceva con sé Yonatàn incatenato. Incontratisi i due eserciti preso Chadid, ad occidente di Gerusalemme, Trifone propose a Shim’òn il riscatto di Yonatàn mediante forte somma di danaro e la consegna di due figli di lui come ostaggio, a garanzia che non avrebbe compiuto atti ostili; Shim’òn, pur dubitando dell’onestà di Trifone, acconsentì; ma Trifone, quando ebbe in mano il danaro e gli ostaggi, fece uccidere Yonatàn.
Shim’òn sovrano di Yehudà
a) Imprese di Shim’òn per l’indipendenza
Shim’òn si propose allora di conseguire, anche di diritto, per la Giudea quella indipendenza che ormai aveva, di fatto, quasi del tutto ottenuta. Rafforzata Gerusalemme con nuove fortificazioni, volle assicurarle aperta la via del mare e per questo espulse da Giaffa, che egli aveva conquistato, i Siri che ancora vi si trovavano. Intanto Trifone, ucciso Antioco VI, si proclamò re, e allora Shim’òn si accordò con Demetrio II che mirava a riconquistare il regno. Demetrio che, pure ritenendosi re legittimo, non aveva nessun dominio di fatto, non ebbe difficoltà, allo scopo di assicurarsi l’aiuto di Shim’òn, a esentarlo da ogni tributo, a concedergli diritto di battere moneta e a riconoscerlo così sovrano indipendente dei paesi che aveva di fatto in suo potere (142). Restava però ancora in mano dei Siri l’Acra; Shim’òn vi pose l’assedio; gli assediati dovettero arrendersi e gli Ebrei vi entrarono in trionfo il 23 di iyàr (141). Questa giornata fu per qualche tempo considerata festiva.
b) Nomina di Shim’òn a Sommo Sacerdote e principe della Giudea
L’indipendenza era ormai un fatto compiuto: la reazione personale di Mattityàhu alle imposizioni di Antioco IV aveva gradatamente raggiunto, dopo quasi trent’anni di lotte guidate dai suoi figli, dei risultati che, nel momento in cui si iniziarono, nessuno pensava si potessero conseguire. In una solenne riunione di sacerdoti, leviti e anziani (18 di elùl 140) Shim’òn fu nominato Sommo Sacerdote, generale in capo e sovrano della Giudea, con diritto di trasmettere tali titoli ai suoi eredi. A lui fu così riconosciuta tutta l’autorità che solevano avere i re oltre a quella dei Sommi Sacerdoti: le due cariche furono ufficialmente abbinate sotto la dinastia asmonaica. Egli non ebbe però titolo di re.