Capitolo 10 – Lo scisma – Il regno israelitico del nord
Le fonti
Gli inizi del regno di Rechav‘àm e lo scisma
Caratteri generali del regno del nord
Yervo’àm I e Nadàv
Ba‘shà, Elà e Zimrì
La dinastia di ‘Omrì: a) ‘Omrì; b) Achàt; c) Achazyà e Yoràm
La dinastia di Yehù: a) Yehù; b) Yoachàz; c) Yoàsh; d) Yerov‘àm II e Zekharyà
L’anarchia e la fine del regno d’Israele: a) Shallùm, Menachèm e Pekachyà; b) Pèkach e Osea. Fine del Regno d’Israele
Sorte degli abitanti e del territorio del regno d’Israele
Le fonti
Fonte principale è il racconto del libro dei Re, fino a tutto il capitolo 17 della seconda parte. Della causa occasionale dello scisma ci parla anche il libro Divrè Hayamìm (2ª parte cap. 1°). Qualche indicazione si può desumere anche dai libri dei profeti contemporanei agli avvenimenti. Qua e là le notizie della fonte principale sono illustrate o integrate da quelle che ci derivano da iscrizioni o monumenti degli stati con cui il regno d’Israele ebbe rapporti.
Gli inizi del regno di Rechav’àm e lo scisma
Morto Shelomò, gli successe, senza contrasti, il figlio Rechav’àm (Roboamo). Come abbiamo visto sopra, il regno unito d’Israele era di fatto costituito da due stati sotto un unico re. Rechav’àm, succeduto al padre come re di Yehudà, si recò a Shekhèm per essere riconosciuto re dalle tribù del nord e pare che anche questo sia avvenuto in un primo tempo senza opposizioni. Ma le tribù del nord non vedevano di buon occhio il perpetuarsi del regno sotto una dinastia di Yehudà e i loro capi, essendo certo a conoscenza della profezia di Achià, invitarono Yerov’àm a tornare in patria. Consigliatisi con lui, si presentarono a Roboamo chiedendo un alleggerimento dei tributi che aveva loro impost0 Shelomò. Il re prese qualche giorno di tempo per rispondere, e poi, sentiti i pareri discordi dei suoi consiglieri, finì per seguire quello dei più giovani fra questi e non solo rifiutò di accogliere la richiesta di alleggerimento, ma minacciò di aggravare gli oneri. Le tribù settentrionali manifestarono allora chiaramente l’intenzione di separarsi e iniziarono una rivolta. Roboamo mandò a sedarla Adoram, inviso al popolo perché era preposto ai lavori che il popolo doveva eseguire per ordine del governo, ed egli fu ucciso. Roboamo si vide costretto a fuggire a Gerusalemme, e le tribù del nord proclamarono loro re Yervo’àm. Rimase fedele a Roboamo la tribù di Yehudà, quella di Shim’òn che era in essa incorporata, e una piccola parte di quella di Binyamìn. Non è noto quale fosse precisamente il confine fra i due regni. La Transgiordania apparteneva tutta al regno di Israele e di esso faceva parte anche la città di Yerichò.
Caratteri generali del regno del nord
Il regno del nord, designato generalmente come regno di Israele, in opposizione del regno di Yehudà, o come regno di Efràim dal nome della più forte delle tribù che ne facevano parte, alla quale apparteneva il suo primo re, era per estensione, popolazione e forze materiali incomparabilmente superiore a quello del sud. Ma d’altra parte aveva in sé i germi di gravi debolezze spirituali. In esso non riuscì mai a fondarsi una dinastia stabile: quelle che si formarono durarono poco; una sola durò cinque generazioni, e spesso il cambiamento di dinastia fu segnato da gravi fatti di sangue. Inoltre la mancanza in esso di un centro spirituale, quale era il Tempio di Gerusalemme, rese molto più facile che nel regno di Yehudà la tendenza all’idolatria e all’abbandono delle norme della Torà. Così avvenne che il regno d’Israele ebbe vita più agitata che quello di Yehudà e durò assai meno.
Yerov’àm I e Nadàv
Una delle prime preoccupazioni di Yerov’àm fu quella di evitare che il Tempio di Gerusalemme attirasse i suoi sudditi verso il regno di Yehudà. Quindi istituì due santuari, uno nella parte meridionale del suo legno, a Bet-El, e uno nella parte settentrionale a Dan, pose in ciascuno di essi un idolo, in forma di toro, quale simbolo del Dio d’Israele, vi organizzò il culto e il sacerdozio, e istituì una grande festa, il 15 di cheshvàn. Per questo suo contegno, fu aspramente rimproverato dai profeti, e gli fu annunciato che non avrebbe fondato una dinastia duratura. Durante il regno di Yerov’àm, e forse in conseguenza dell’indebolimento dovuto allo scisma, Shoshenk, quello stesso re d’Egitto che lo aveva accolto fuggiasco, fece una spedizione contro la Palestina, con lo scopo di riaffermare l’autorità dell’Egitto su di essa. La spedizione fu rivolta specialmente contro il regno di Yehudà, ma dall’iscrizione che si trova in una stele eretta dal re d’Egitto risulta che egli occupò anche varie città del regno del nord. Yerov’àm compì alcune opere di fortificazione a Shekhèm, che fu la sua prima sede, e a Penuèl in Transgiordania. In seguito stabilì la sua sede a Tirtzà, situata a quanto pare a nord-est di Shekhèm. Regnò per 22 anni; ma quasi nulla si sa del suo regno, se non che combatté contro il regno di Yehudà. Gli successe il figlio Nadàv che, dopo due anni di regno, fu ucciso da una congiura capitanata da Ba’shà della tribù di Yissachàr, mentre assediava Ghibbeton, nel territorio di Dan, che era in mano dei Filistei (ultimo decennio del sec. X). Tutta la famiglia di Yerov’àm venne distrutta.
Ba’shà, Elà e Zimrì
L’uccisore di Nadàv divenne re, e il suo regno, durato 24 anni, fu in gran parte occupato da lotte contro il regno di Yehudà. Egli dovette combattere anche contro il re di Damasco, Ben-Hadad, che Asà re di Yehudà aveva chiamato in suo aiuto contro di lui. Alcuni territori presso le sorgenti del Giordano e a nord ovest del Kinnèret caddero in potere di Ben-Hadad.
A Ba’shà successe il figlio Elà che, dopo due anni di regno, fu ucciso da Zimrì, capo di una divisione di carri da guerra. Questi distrusse tutta la famiglia di Ba‘shà e regnò per una settimana.
La dinastia di ’Omrì
a) ’Omrì
Mentre avvenne la strage della famiglia di Ba’shà, l’esercito d’Israele, che era di nuovo occupato nell’assedio di Ghibbeton, avuta notizia di quel che era avvenuto, proclamò re il proprio generale ’Omrì. Questi mosse contro Tirtzà, dove si trovava Zimrì, e la espugnò; Zimrì diede fuoco al palazzo reale e vi perì. Una parte del popolo accettò come re ’Omrì, mentre un’altra voleva sul trono un certo Tivnì, ma ’Omrì prevalse e divenne re e dopo alcuni anni trasferì la capitale a Shomeròn (Samaria) che egli stesso aveva fondato. Il libro dei Re non ci dà su di lui alcuna notizia particolare all’infuori di quella che riguarda il suo favoreggiamento all’idolatria e un accenno a sue prodezze. È da ritenersi che ai suoi tempi il regno abbia acquistato una notevole importanza: sta il fatto che nei documenti assiri, anche dopo che non regnava più la sua dinastia, il regno d’Israele è designato come “casa di ’Omrì”. Da una iscrizione moabitica (iscrizione di Meshà, re di Moàv) risulta poi che il regno d’Israele dominava su Moàv, che pagava un forte tributo. D’altro lato, dovette cedere agli Aramei qualche città ed accordare loro dei privilegi commerciali. Fu in rapporti amichevoli con Tiro e suo figlio Achàv sposò Yizèvel, figlia di Etbà’al re di quella città. Morì dopo dodici anni di regno e gli successe il figlio Achàv.
b) Achàv
Il regno di Achàv segna, dal punto di vista economico, politico e militare, un periodo di splendore. Il re fece eseguire delle grandi costruzioni, fra cui il palazzo reale di Samaria, con ornamenti in avorio, del quale sono stati messi in luce dei resti negli scavi archeologici. Ai suoi tempi fu pure riedificata la città di Yerichò e furono erette delle fortificazioni. La famiglia reale aveva anche un’altra residenza a Yizre’èl, nella valle omonima. Non solo cessarono le guerre fra i due regni israelitici, ma essi strinsero vincoli di amicizia rafforzati da matrimonio: ’Atalyà, figlia di Achàv, sposò Yoràm, figlio di Yoshafàt, re di Yehudà e poi suo successore. Achàv dovette combattere contro Ben-Hadad II, re di Damasco, che gli mosse guerra forse perché vide nella alleanza di Israele con i Fenici un pericolo per il suo regno. In un primo tempo Achàv fu sconfitto tanto che, assediato in Samaria, dovette sottomettersi a dure condizioni. Ma in seguito, incoraggiato da un profeta di cui non è ricordato il nome, ebbe piena rivincita: in seguito a vittoria in Afek ad oriente del Kinnèret, prese prigioniero il re di Damasco, e poi fece alleanza con lui e ottenne la restituzione delle città che ’Omrì aveva dovuto cedere a Damasco. Ai tempi di Achàv cominciò a farsi sentire nella Siria e nella Palestina la minaccia assira, diventata assai grave dopo che il re di Assiria Salmanassar III aveva conquistato Karkemish, sul fiume Oronte (857 a.E.V.). Ad una lega contro di lui, capitanata da Damasco, prese parte anche Achàv che combatté accanto agli alleati nella grande battaglia di Karkàr (853 a.E.V.), in seguito alla quale il re di Assiria sospese per qualche anno le ostilità. Di questi fatti non ci dà notizia il libro dei Re; essi si desumono da documenti assiri. Cessato per il momento il pericolo assiro, la lega contro l’Assiria si sciolse e risorsero le ostilità tra Israele e Damasco. In una battaglia che Achàv, insieme col re di Yehudà Yoshafàt, combattè per conquistare Ramòt Ghil’àd che gli Aramei di Damasco avevano occupata, Achàv fu ucciso dopo 22 anni di regno (874-852 circa).
Dal punto di vista spirituale, il regno di Achàv segna un periodo di grave decadenza e corruzione. Influenzato dalla moglie Yizèvel, donna malvagia e crudele, molto attaccata al culto fenicio del Ba’àl, Achàv ammise e favorì il culto pagano e commise atti di tirannide, fra cui è ricordata la presa di possesso, in conseguenza di condanna ingiusta del proprietario, della vigna di Navòt, confinante col palazzo reale di Yizre’èl, e l’uccisione di lui. Contro l’idolatria e l’immoralità della casa regnante sorse il profeta Elia, zelante difensore della fede nell’unico Dio; il libro dei Re parla diffusamente di lui e narra sue imprese miracolose: egli predisse che Achàv e la sua famiglia sarebbero periti di morte violenta.
c) Achazyà e Yoràm
Ad Achàv successe il figlio Achazyà, che, dopo soli due anni di regno, morì in conseguenza di caduta da una finestra. Fu anch’egli adoratore degli idoli aspramente rimproverato dal profeta Elia. Durante il suo regno avvenne la rivolta di Meshà re di Moàv, della quale abbiamo notizie, oltre che dal libro dei Re, dall’iscrizione fatta incidere da Meshà stesso. Parecchie città israelitiche furono occupate dai Moabiti. Ad Achazyà successe il fratello Yoràm. Questi, alleato col re di Yehudà e con Edòm, mosse contro Moàv, ma la spedizione si chiuse, a quanto pare, con una sconfitta. Approfittando poi dei torbidi che agitarono il regno di Damasco, quando Ben-Hadad II fu ucciso da Chazaèl che gli successe, ritentò l’occupazione di Ramot Ghil‘ad con l’aiuto del re di Yehudà, Achazyà (da non confondersi con l’omonimo re d’Israele ricordato sopra) suo nipote, ma, gravemente ferito, dovette abbandonare l’impresa, a capo della quale rimase il generale Yehù, figlio di Nimshì. Contemporaneo di Yoràm è il profeta Elishà‘ (Eliseo) discepolo e successore di Elia: anche di lui il libro dei Re riferisce numerosi miracoli. Egli predisse i rivolgimenti nel regnò di Damasco e lo sterminio della famiglia di Achàv, e unse segretamente Yehù come re d’Israele. Mentre Yoràm si trovava ferito nel suo palazzo di Yizre’èl, Yehù vi si recò e lo uccise, e ne fece gettare il cadavere nel campo di Navòt. Sostenuto dall’esercito Yehù diventò re.
La dinastia di Yehù
a) Yehù
Agli inizi del suo regno Yehù, com’era naturale per un re consacrato da un profeta, combatté il culto fenicio che aveva dominato durante il regno della dinastia di ‘Omrì: uccise Yizèvel, sterminò la famiglia di Achàv, fece morire gli adoratori del Ba’àl, che radunò in un tempio con inganno per poi distruggerlo. Ma sotto il suo regno continuò l’adorazione di Dio sotto forma di toro. Da documenti assiri risulta che Yehù fu tributario di Salmanassar re di Assiria. Dopo che questi si fu ritirato, si rivolse contro il regno d’Israele Chazaèl re di Damasco, forse perché Yehù non l’aveva aiutato contro gli Assiri: la conseguenza fu che si dovette cedere a Damasco il territorio che era rimasto al regno d’Israele ad oriente del Giordano dopo perduto quello di Moàv. Yehù morì dopo 28 anni di regno (843-815 circa).
b) Yoachàz
Durante il principio del regno di Yoachàz, figlio e successore di Yehù (815-798 circa), le condizioni politiche si fecero ancora più gravi per via dell’oppressione aramaica predetta da Eliseo, e l’esercito d’Israele fu quasi interamente annientato da Chazaèl. Il libro dei Re però ci parla in seguito di un liberatore che Dio mandò esaudendo le preghiere di Yoachàz, e forse si allude con questo alle vittorie che, come risulta da documenti assiri, contro Damasco riportò Adad-inari III re di Assiria (805-801) in conseguenza delle quali è naturale si sia allentata la pressione aramaica su Israele.
c) Yoàsh
La situazione continuò a migliorare sotto Yoàsh, figlio e successore di Yoachàz (798-789 circa): egli combatté vittoriosamente contro Ben-Hadad III re di Damasco e riacquistò una parte almeno della Transgiordania. Per ragioni che non ci sono note gli mosse guerra Amatzyà, re di Yehudà suo contemporaneo che fu pienamente sconfitto e fatto prigioniero a Bet Shèmesh. Yoàsh conquistò Gerusalemme, ne abbatté parte delle mura e ne saccheggiò il Tempio; ma poi si ritirò e lasciò libero Amatzyà. Durante il regno di Yoàsh morì il profeta Eliseo.
d) Yervo’àm II e Zekharyà
Il regno di Yervo’àm II (784-744 circa), figlio e successore di Yoàsh, rappresenta, dal punto di vista politico ed economico, l’apogeo del regno d’Israele. Egli riuscì a ripristinare i confini del regno da Damasco al Mar Morto e durante il suo regno si ebbe un periodo di grande prosperità economica. Con quali mezzi si siano raggiunti tali risultati non sappiamo: certo dovettero contribuirvi lo stato di decadenza in cui si trovava l’Assiria e la debolezza di Damasco. Come spesso avviene, la grande prosperità materiale fu accompagnata da rilassamento nella vita morale e sociale, di cui fanno testimonianza le parole dei profeti contemporanei, e specialmente di Amos. Ma lo splendore del regno d’Israele fu di breve durata; il figlio di Yervo’àm, Zekharyà (Zaccaria) che gli succedette, e del quale nulla sappiamo se non che continuò a favorire l’idolatria, fu ucciso dopo sei mesi di regno da congiurati capitanati da Shallùm figlio di Yavèsh. Le cause della congiura non ci sono note. Con l’uccisione di Zekharyà ebbe termine la dinastia di Yehù, che fu quella di maggior durata nel regno d’Israele, essendosi mantenuta per cinque generazioni.
L’anarchia e la fine del regno d’Israele
a) Shallùm, Menachèm e Pekachyà
L’uccisione di Zekharyà segna l’inizio di un periodo di rivolgimenti e di anarchia, come risulta sia dalle notizie del libro dei Re, sia da vari accenni del profeta Hoshèa‘ (Osea) contemporaneo degli avvenimenti. A quanto pare, si combattevano nel regno d’Israele due partiti, che si appoggiavano ciascuno su di una delle due potenze che allora si contendevano il dominio dell’Oriente: Assiria ed Egitto. Ucciso Zekharyà, Shallùm si impadronì del regno, ma dopo un mese fu alla sua volta ucciso da Menachèm figlio di Gadì da Tirtzà, che, compiute molte stragi e atti di grande crudeltà, diventò re. Ai suoi tempi mosse contro Israele Tiglàt Pilèser III, detto anche Pul, re d’Assiria, forse perché Menachèm aveva preso parte ad una lega antiassira. Certo si è, come risulta dal racconto dei documenti assiri, che Menachèm fu sottoposto a gravoso tributo per ottenere l’allontanamento del re d’Assiria. Morto Menachèm dopo 10 anni di regno (744-735 circa), gli successe il figlio Pekachyà che dopo due anni di regno fu ucciso anch’egli da una congiura capitanata dal suo generale Pèkach, figlio di Remalyà.
b) Pèkach e Hoshèa’. Fine del regno d’Israele
Pèkach, alleatosi con Retzìn re di Damasco, si pose con lui a capo di una lega antiassira. Essendosi i re di Yehudà Yotàm e Achàz rifiutati di prendervi parte, i due re alleati mossero contro il regno di Yehudà, ma inutilmente perché intanto intervenne Tiglàt Pilèser che annientò la lega formatasi contro di lui, invase la Siria, assediò ed espugnò Damasco (732 a.E.V.) e fece del paese una provincia del suo regno. In seguito l’esercito assiro si rivolse contro il regno d’Israele: questo, rimasto isolato, non poté opporre seria resistenza; la Galilea e la Transgiordania caddero in potere degli Assiri e gli abitanti furono deportati in Assiria.
Pèkach fece la fine di molti dei suoi predecessori e fu ucciso da una congiura capitanata da Hoshèa‘ (Osea), figlio di Elà (da non confondersi col profeta omonimo) che diventò re. Secondo le notizie di un documento assiro, fu il re di Assiria che lo pose sul trono. Osea regnò per qualche tempo come vassallo dell’Assiria, a cui pagava tributo. In seguito rifiutò il tributo; poi, sotto la minaccia di Salmanassar V re d’Assiria, si sottomise a lui. Ma il re d’Assiria, poco fidandosi della sua fedeltà, tanto più che egli strinse rapporti con l’Egitto, lo imprigionò e mosse contro Samaria. Questa venne assediata e cadde dopo tre anni di assedio nel 722, e così finì il regno d’Israele. Il libro dei Re ci indica come espugnatore di Samaria il re Salnanassar, morto appunto nel 722, mentre il suo successore Sargon, di altra famiglia, nei suoi annali attribuisce a sé la presa di Samaria. È probabile che la conquista sia avvenuta negli ultimi giorni di Salmanassar e che Sargon sia entrato come trionfatore nella città.
Sorte degli abitanti e del territorio del regno d’Israele
Era consuetudine degli Assiri deportare nel loro paese gli abitanti dei territori conquistati e stanziarvi altre popolazioni. Così fecero anche dopo abbattuto il regno d’Israele. La maggior parte dei suoi abitanti furono deportati in Assiria e a Samaria e dintorni furono stanziate colonie appartenenti a varie popolazioni. I nuovi abitanti si assimilarono ai pochi Israeliti rimasti adottandone in parte i costumi, e diedero origine al gruppo detto dei Kutìm. da Kutà, una delle città di loro provenienza, o Samaritani, dal nome di quella che era stata la capitale del regno d’Israele.