Capitolo 7 – L’istituzione della monarchia e il regno di Shaùl
Le fonti
Shemuèl e l’istituzione della monarchia: a) Shemuèl capo d’Israele; b) Istituzione della monarchia; c) Riconoscimento di Shaùl come re
Il regno di Shaùl: a) Le prime lotte contro i Filistei; b) La guerra contro gli Amaleciti; c) Rapporti coi Gabaoniti; d) La giovinezza di Davìd; e) Nuove guerre contro i Filistei; morte di Shaùl; f) Carattere del regno di Shaùl
Le fonti
Fonte per il nostro capitolo è la narrazione del libro di Shemuèl, che nelle edizioni moderne è diviso in due. Esso tratta degli avvenimenti dalla fine del periodo dei Giudici fino agli ultimi giorni della vita del re Davìd. A quanto pare, sono in esso riprodotti scritti contemporanei agli avvenimenti, dovuti ad autori che erano assai bene informati su questi. Scopo principale del libro è dimostrare che i re d’Israele sono posti sul trono e rimossi da questo per volontà divina e che la durata e la prosperità del loro regno e la possibilità di trasmetterlo alla loro discendenza dipendono dal modo di comportarsi dei re stessi. Gli avvenimenti che riguardano il tempo di cui si tratta in questo capitolo sono narrati nella parte del libro che nelle edizioni moderne è chiamata 1° Libro di Shemuèl, la quale si chiude con la morte di Shaùl. Sulla fine del regno di Shaùl e su Davìd contiene racconti anche il libro Divrè Hayamìm (vedi capitolo seguente).
Delle origini della famiglia di Davìd ci danno notizia gli ultimi versi del libro di Rut, che narra degli avvenimenti di una famiglia al tempo dei Giudici.
Shemuèl e l’istituzione della monarchia
a) Shemuèl capo d’Israele
Alla fine del periodo dei Giudici appare una figura d’importanza storica eccezionale: Shemuèl appartenente, a quanto pare, a una famiglia sacerdotale residente nel territorio di Efràim. La madre, Channà (Anna), dopo un lungo periodo di sterilità, pregò Dio di concederle un figlio e fece voto di dedicarlo al culto del santuario; essendo stata esaudita, adempì alla sua promessa. Il figlio ebbe nome Shemuèl, fu educato dal Sommo Sacerdote Elì che, probabilmente era anche giudice, e gli succedette in questa carica, fin dagli anni della sua giovinezza ebbe delle visioni ed essendo sacerdote, profeta – cioè uomo che si sente ispirato da Dio ed è riconosciuto come tale dal popolo – e giudice, e dotato di eminenti qualità personali, fu di fatto riconosciuto come capo di tutto Israele, e quindi può considerarsi come successore di Moshè e di Yehoshùa’, dopo l’intervallo dell’età dei Giudici, in cui mancò al popolo un capo supremo. Egli fissò la sua sede abituale a Ramà che è forse da identificarsi col suo luogo di nascita, Ramatàim Tzofìm, nel territorio di Efràim.
Dopo che i Filistei ebbero restituito l’Arca che avevano catturata, Shemuèl radunò il popolo, lo ammonì e lo invitò a seguire le vie del Signore. I Filistei credettero che questa riunione, di cui ebbero notizia, ma della quale non potevano conoscere il carattere e lo scopo, mirasse ad azioni contro di loro, e si prepararono a combattere. Gli Ebrei li prevennero, incoraggiati da Shemuèl, e riportarono una grande vittoria. I Filistei dovettero restituire alcune città che avevano occupato e per qualche tempo si astennero da azioni ostili.
b) Istituzione della monarchia
Da molto tempo si sentiva nel popolo o in una parte di esso il bisogno di un capo che raccogliesse intorno a sé tutte le tribù e fosse riconosciuto da queste, e l’autore del libro dei Giudici, narrando avvenimenti dolorosi, nota spesso che causa dei mali è la mancanza di un re. L’oppressione filistea fece sentire ancor maggiormente il bisogno di questo. Shemuèl, come abbiamo visto, ne esercitò di fatto le funzioni, ma si temeva che dopo la sua morte il paese tornasse a disgregarsi, né si poteva vedere in lui il fondatore di una dinastia, perché i suoi figli non erano ben visti dal popolo. Data però la grande autorità di Shemuèl, a lui si rivolsero gli Israeliti per indurlo a nominare un re. Shemuèl dapprima rifiutò, perché temeva che il re d’Israele fosse un tiranno dispotico come in genere i re dell’antico Oriente che si consideravano al di sopra e al di fuori di ogni legge, mentre il capo d’Israele deve essere, ancor più che i suoi sudditi, sottomesso alla Torà, perché il vero re d’Israele è soltanto Dio. Shemuèl cercò di mostrare al popolo i danni che gli sarebbero derivati dall’istituzione della monarchia; ma alla fine si sentì ispirato da Dio ad aderire alla volontà del popolo. Essendosi presentato a lui per consultarlo su un argomento privato un giovane della tribù di Binyamìn, Shaùl (Saul), figlio di Kish, dall’aspetto prestante e vigoroso, Shemuèl sentì che egli era il destinato da Dio per regnare su Israele, e lo consacrò re con la formalità dell’unzione. Dopo questa consacrazione, Shaùl sentì che lo spirito del Signore lo aveva investito.
c) Riconoscimento di Shaùl come re
La nomina di Shaùl rimase per qualche tempo segreta, fino a che si presentò a Shaùl l’occasione di mostrare la sua energia e il suo valore. Nachàsh, re degli Ammoniti, aveva assalito la città di Yavèsh, nella regione di Ghil’àd: agli abitanti impauriti che volevano arrendersi, Nachàsh impose come condizione che si lasciassero cavare l’occhio destro. Essi chiesero qualche giorno di tempo e quando già stavano per sottomettersi alla crudele condizione, Shaùl, venuto a conoscenza della cosa, invitò tutte le tribù d’Israele ad unirsi contro Nachàsh; queste aderirono, Shaùl a capo delle schiere che così aveva raccolto mosse improvvisamente contro l’esercito di Nachàsh e lo distrusse interamente. Shemuèl allora presento Shaùl come re d’Israele, e tutti lo accettarono in una solenne riunione: in essa Shemuèl ripeté i suoi ammonimenti al popolo, ricordò quanto il Signore aveva fatto per loro, proclamò e fece attestare dal popolo la propria integrità durante tutto il tempo in cui guidò Israele, e annunziò prosperità a questo e al suo re se si mantenessero fedeli a Dio e alla Sua legge. Da questo momento Shemuèl si ritirò dalla direzione del popolo, ma continuò a consigliare Shaùl e a sorvegliarne l’opera. L’istituzione della monarchia è da collocarsi negli ultimi decenni del sec. XI a.E.V.
Il regno di Shaùl
a) Le prime lotte contro i Filistei
Shaùl fu soprattutto un guerriero, ed è naturale pensasse a cercare di liberare Israele dalla soggezione filistea. L’inizio delle ostilità ebbe luogo con l’assalto improvviso che Yonatàn, figlio di Shaùl, fece contro una guarnigione filistea di Ghèva‘, nel territorio della tribù di Binyamìn, a nord di Gerusalemme. In un primo tempo gli Israeliti dovettero cedere alla reazione filistea all’impresa di Yonatàn; ma in seguito Shaùl, coadiuvato dal figlio Yonatàn, inflisse loro una grave sconfitta a Michmas, a nord-ovest di Ghèva’. Durante questa guerra ebbe luogo un primo urto fra Shaùl e Shemuèl, perché il re non attese la venuta di Shemuèl per offrire un sacrificio prima di una battaglia.
b) La guerra contro gli Amaleciti
Dopo alcune imprese vittoriose contro i Moabiti, gli Ammoniti, gli Idumei e gli Aramei, Shaùl fu indotto da Shemuèl a muovere contro gli Amaleciti, per distruggerli in obbedienza all’ordine che Moshè, in nome di Dio, aveva dato al popolo. Shaùl assalì la capitale degli Amaleciti, li sconfisse e prese il loro re Agàg. Ma, contrariamente alle istruzioni avute da Shemuèl in nome di Dio, non distrusse tutta la preda e mantenne in vita Agàg. Shemuèl lo rimproverò aspramente, uccise Agàg ed annunziò a Shaùl che Dio non avrebbe permesso che il regno continuasse nella sua discendenza. A quanto pare, questo episodio come il precedente meno grave di cui abbiamo parlato sopra, dimostrano che, mentre Shemuèl riteneva di dovere, come profeta, esercitare una certa autorità sul re, questi si considerava del tutto indipendente da lui, nonostante la grande stima che ne aveva e il suo desiderio di averne dei consigli.
c) Rapporti coi Gabaoniti
Da una notizia che ci dà incidentalmente il libro di Shemuèl trattando il regno di Davìd pare che Shaùl abbia messo a morte dei Gabaoniti e che essi abbiano visto in questo atto una violazione del patto che era stato concluso ai tempi di Yehoshùa’.
d) La giovinezza di Davìd
Shemuèl si sentì ispirato a consacrare segretamente re, che avrebbe dovuto succedere a Shaùl dopo la morte di questo, ed essere fondatore della nuova dinastia, un pastore della tribù di Yehudà, di nome Davìd, figlio di Yishài di Betlemme. Secondo la notizia fornita dal libro di Ruth, egli era discendente di Bò‘az che aveva sposato Ruth, di origine moabita, entrata poi a far parte di Israele. Davide era entrato da giovane nella corte di Shaùl perché questi, colpito da una malattia che ne deprimeva lo spirito e portava alla melanconia, trovava conforto nella musica, e Davìd, conosciuto come abile suonatore di cetra, fu incaricato di esercitare la sua arte per calmare il re. Per qualche tempo Shaùl fu affezionato a Davìd, ma poi, ingelosito della rinomanza e della simpatia che egli aveva acquistato per la sua impresa contro un gigante filisteo (vedi qui sotto, alla lettera e), e avendo, a quanto pare, intuito che egli era destinato a succedergli, cominciò a perseguitarlo accusandolo di volergli dare la morte e usurpare il regno. Davìd, aiutato anche da Yonatàn col quale aveva stretto amicizia, e dalla moglie Michàl, figlia di Shaùl, riuscì a sfuggire alla persecuzione, ma dovette per molto tempo andare ramingo e farsi capo di una banda di predoni. La furia di Shaùl contro di lui, per quanto egli avesse ripetutamente dimostrato di non avere alcuna intenzione di fargli del male o di privarlo del regno, fu così grande che egli fece mettere a morte i sacerdoti del santuario di Nov che avevano accolto e rifornito Davìd in una delle sue peregrinazioni. Davìd fu costretto a rifugiarsi persino presso i Filistei che lo accolsero volentieri come perseguitato dal re degli Israeliti loro nemici, e solo con difficoltà e astuzia riuscì ad evitare di dover combattere a fianco dei Filistei contro gli Israeliti. Durante il periodo del suo vagabondaggio, Davìd ebbe modo di rendersi utile ai suoi fratelli salvando le tribù meridionali da incursioni di nomadi del deserto.
e) Nuove guerre contro i Filistei; morte di Shaùl
Dopo un breve periodo di pace, i Filistei ripresero la lotta contro gli Israeliti. Per intimorirli, mandarono a sfidarli un uomo fortissimo, di statura gigantesca, Golyàt (Golia) contro il quale nessuno osava misurarsi. Soltanto Davìd, allora giovanissimo, sicuro che Dio gli avrebbe dato la vittoria, accettò la sua sfida e lo uccise. In seguito, approfittando forse della debolezza in cui si trovava il regno d’Israele in conseguenza delle condizioni del suo re e delle lotte intestine fra lui e Davìd, i Filistei decisero di muovere risolutamente contro gli Israeliti. Dopo nuove battaglie, quella decisiva ebbe luogo sui monti del Ghilbòa‘, fra la valle di Yizre’èl e quella del Giordano. Prima della battaglia, Shaùl si rivolse a una negromante e le chiese di fargli apparire il profeta Shemuèl, che frattanto era morto, per avere da lui la previsione dell’esito della battaglia. La negromante fece apparire un’ombra nella quale Shaùl riconobbe il profeta Shemuèl che gli predisse sconfitta e morte. E così avvenne. Gli Israeliti furono messi in rotta, tre figli di Shaùl perirono ed egli stesso, per non cadere in mano dei Filistei, si diede la morte. I Filistei, occupata Bet Sheàn, appesero alle sue mura i cadaveri di Shaùl e dei suoi figli, mentre portarono in trofeo la testa del re. I cadaveri furono sepolti dagli abitanti di Yàvesh, memori di quello che Shaùl aveva fatto per loro. La morte di Shaùl è da collocarsi negli ultimi anni del sec. XI a.E.V.
f) Carattere del regno di Shaùl
Shaùl fu re soltanto dal punto di vista militare, si formò un esercito costituito da elementi di tutte le tribù e si mostrò forte e valoroso, per quanto il suo regno si sia chiuso con una grave sconfitta. Nulla risulta abbia fatto per l’organizzazione e l’amministrazione del regno, che, a quanto pare, rimase in mano dei capi famiglia e delle tribù. Shaùl non costituì una vera e propria corte e, pur avendo titolo di re, non fu di fatto diverso dai Giudici che lo precedettero. Anche nella vita privata, non si scostò dalla semplicità; non risulta che nella sui residenza, Ghiv‘à, che dal suo nome prese quello di Ghiv’àt Shaùl, a nord ovest di Gerusalemme, avesse un palazzo; vi sono invece stati trovati i resti di una fortezza che si ritiene che appartenga al suo tempo e che sia stata costruita da lui.