Rav Riccardo Di Segni spiega che la piena capacità giuridica del feto si ottiene solo al momento della nascita
Qual è la posizione ebraica sulla fecondazione assistita?
Sul tema della fecondazione assistita e sulle numerose tecniche di inseminazione vi sono molte opinioni che si complicano poi con problematiche ebraiche specifiche. Non c’è infatti solo un problema di cosa fare prima della fecondazione, ma anche un problema del ‘dopo’ la fecondazione: esiste cioè non solo il problema di decidere se la procedura è eticamente lecita, ma anche di stabilire, una volta che la procedura sia stata fatta, chi sono i genitori. Per una serie numerosa di regole ebraiche (i rapporti con le mizvot, il diritto ereditario, il nome che una persona porta, i doveri specifici dei cohanim, la proibizione dell’incesto, il divieto dell’adulterio) è assolutamente necessario sapere chi è colui che nasce da una fecondazione assistita.
La maggioranza delle autorità rabbiniche consente il ricorso alla fecondazione assistita quando esistono problemi altrimenti insolubili di sterilità della coppia. Questo però deve avvenire con delle garanzie assolute: per esempio il controllo che nella procedura non intervengano elementi esterni alla coppia. Deve essere il seme del marito e l’ovulo della moglie.
Un’altra indicazione importante che sta emergendo negli ultimi tempi è la possibilità di ricorrere alla fecondazione assistita non solo in casi di sterilità ma anche dove esistano problemi di gravi malattie ereditarie di cui entrambi i genitori possono essere portatori. Quando esiste un problema del genere la fecondazione assistita può essere una soluzione, ma questo solo in casi notevolmente e accuratamente selezionati.
Per quali motivi non viene invece ammessa la fecondazione eterologa?
L’ipotesi di fecondazione eterologa, ovvero con il seme di un donatore esterno, per principio viene considerata una tecnica eticamente non ottimale. Ma questo non è sufficiente a far considerare la fecondazione con il seme di un altro uomo come un adulterio vero e proprio. Cosa è infatti ciò che definisce l’adulterio? Il rapporto sessuale o il seme che feconda l’ovulo? La creatura che nasce da una inseminazione eterologa sarà considerata con i rigori del mamzer (impropriamente tradotto come “bastardo”), oppure no? Abbiamo su questo argomento fonti molto particolari che citano casi di gravidanze realizzatesi senza rapporti sessuali (ad esempio il caso di Ben Sirà) che in generale orienterebbero a dire che ciò che definisce l’adulterio in termini rigorosi è il rapporto sessuale e non il semplice passaggio del liquido seminale nell’utero, anche se non appartiene a quello del marito.
La maggioranza delle autorità rabbiniche non consente la fecondazione eterologa perché, anche se tecnicamente non si può configurare come un adulterio, in realtà è una procedura che interviene in maniera decisiva a spezzare in qualche modo l’unità psicologica, morale e spirituale della coppia, introducendo un elemento esterno. Anche tutte le problematiche psicologiche che ne possono derivare e che riguardano il donatore, la donatrice, i genitori e il prodotto di questa procedura sono importanti e vanno rispettate. Per questo motivo l’orientamento generale è di dire no. La complessità delle situazioni che possono nascere dalla procedura della fecondazione eterologa ne fanno praticamente un argomento considerato molto negativamente.
Come è compatibile la fecondazione eterologa con la necessità di sapere chi è il padre genetico per evitare casi di relazioni proibite?
Bisogna soffermarsi sul problema del donatore. Se il donatore è un ebreo, paradossalmente ciò crea enormi complessità giuridiche. Se invece il donatore è un non ebreo vi sono meno difficoltà e vi sarebbero, secondo alcuni, le possibilità di permetterlo. Alcune autorità rabbiniche contemporanee consentono la fecondazione eterologa con seme sicuramente di un non ebreo e questo deriva fondamentalmente dal principio che nei rapporti tra ebrei e non ebrei vi è la trasmissibilità dell’ebraismo solo per via femminile.
E’ ammessa la selezione degli embrioni a fini terapeutici?
Il popolo ebraico si trova in una situazione molto difficile perché esistono gruppi familiari portatori di gravi malattie ereditarie. Quando esistono coppie in cui i genitori sono portatori di gravi malattie genetiche può essere che l’unico modo per consentire loro di procreare un bambino sano sia quello della selezione extracorporea di embrioni fecondati, anche se il termine embrione è un po’ esagerato. In questi casi la legge ebraica consente la selezione e l’impianto dei soli embrioni considerati sani.
Questo tipo di autorizzazione si riferisce solo a questi casi particolari. Non si estende assolutamente ad altri tipi di selezione eugenetica, se si vuole un figlio maschio, se si vuole una figlia femmina, con i capelli rossi o con i capelli neri. Tutti questi discorsi sono assolutamente esclusi, è valido soltanto il problema delle malattie ereditarie.
Gli embrioni non utilizzati possono essere congelati?
Gli embrioni in eccesso possono essere congelati.
Ci sono limiti riguardo all’età della madre?
Su questo attualmente c’è una riflessione, non ci sono opinioni decisive anche perché gli esempi biblici sono strani ma non vincolanti. Oltre all’esempio di Sara c’è anche la madre di Mosè: la tradizione dice che era molto anziana quando lo partorì. Come dire… non ci sono limiti alla provvidenza divina. Oggi diciamo che la mentalità, il modo di pensare attuale tenderebbe a considerare negativamente questa possibilità, ma di fronte a questi esempi biblici una risposta decisiva non c’è ancora.
Che uso si può fare degli embrioni congelati? E’ ammessa la sperimentazione scientifica?
In linea di massima se un embrione – ma si parla di fasi iniziali di sviluppo, sotto i 40 giorni dal momento della fecondazione – è in vitro, cioè fuori dal corpo umano e non può essere utilizzato per l’impianto nel grembo materno, si può utilizzare questo embrione soprannumerario e ormai, inutile dal punto di vista della fecondazione, per scopi di ricerca scientifica. Il bilancio è tra il valore giuridico di questo embrione non più utile da una parte e le possibilità enormi della ricerca scientifica in campo medico e le conseguenti prospettive di guarigione dall’altra. Fatto questo bilancio in genere si conclude positivamente, autorizzando la ricerca sulle linee cellulari che provengono da questo tipo di embrioni. Così come è consentito utilizzare per la ricerca le cellule embrionali ottenute da feti abortiti all’inizio della gravidanza; non autorizzando l’aborto, ma se l’aborto c’è stato si possono utilizzare questo tipo di cellule.
L’embrione ha gli stessi diritti di un individuo già nato? Quando inizia l’esistenza? Quando l’embrione acquisisce uno status?
Intanto la legge ebraica prevalentemente non parla di diritti ma di doveri. Non c’è il diritto alla proprietà ma c’è il divieto del furto, non c’è il diritto alla vita ma c’è il divieto di uccidere. Quella che in termini giuridici moderni viene chiamata “capacità giuridica” di un essere umano secondo la legge ebraica viene acquisita solo al momento della nascita. Non vuol dire però che prima della nascita non si abbiano doveri.
Per le situazioni prima della nascita si parla di doveri inferiori a quelli dell’essere umano venuto alla luce del sole. Il livello di doveri degli embrioni di cui stiamo parlando è quello più basso possibile, nel senso che sono potenzialmente degli esseri viventi, ma soltanto molto potenzialmente.
Ci sono due condizioni che associate insieme riducono i diritti: la fase di crescita, inferiore a 40 giorni, e soprattutto il fatto che tutto il processo di fecondazione assistita si svolge al di fuori del corpo umano. Se fosse un embrione o un preembrione all’interno del corpo umano avrebbe ben altri diritti. Nel momento in cui è così precoce e sta fuori del corpo umano la sua protezione giuridica è minima.
La legge ebraica rispetta la vita fin dalle origini, anche dalla fase del liquido seminale, ma è il livello di rispetto che viene dato che varia a seconda delle circostanze e del tempo. Il pieno rispetto si acquisisce nel momento della nascita. E’ a quel punto che si ha vita per vita; prima non è vita completa, è in potenza.
(Parte dell’intervista è stata gentilmente concessa dai curatori del programma televisivo ‘Sorgente di Vita’)
I 4 QUESITI A CONFRONTO CON L’HALAKHÀ
Quesito 1. «Per la tutela della salute della donna»
Le richieste referendarie concordano con la halakhà (legge ebraica) sul fatto che: le tecniche non debbano essere indicate solo per la sterilità; non ci deve essere limitazione sul numero di embrioni; il momento della fecondazione dell’ovulo non è vincolante per la revoca; ci può essere flessibilità nelle procedure di crioconservazione; discordano sul fatto che: per la halakhà a queste tecniche si ricorre solo se non ci sono alternative, e la gradualità sembra logica.
Quesito 2. «Per la Fecondazione eterologa»
Le richieste referendarie non concordano con la halakhà, che solo in casi limite ammette la fecondazione eterologa.
Quesito 3. «Libertà di ricerca scientifica»
Le richieste referendarie concordano con la richiesta di permettere la ricerca sull’embrione e consentirne la crioconservazione. La richiesta di non proibire esplicitamente la clonazione potrebbe essere compatibile con l’halakhà se si tratta di produzione di linee cellulari e non di nuovi individui.
Quesito 4. «Per l’autoderminazione e la tutela della salute della donna»
E’ uguale al quesito 1, con l’aggiunta della richiesta di eliminazione totale dell’art. 1 che riconosce pari diritti al concepito. Secondo l’halakhà il concepito non ha pari diritti, e su questo si concorda.
Non si concorda sul titolo generale della richiesta che parla di “autodeterminazione”, concetto che per la halakhà – che si esprime sotto forma di obblighi – generalmente non vale ne per gli uomini ne per le donne.