Da un articolo di Rav Z. Schwartz
La festa di Sukkot è uno dei tre regalim. Il numero tre svolge un ruolo molto importante nel mondo della Torah. Ad esempio:
a)Nel Pirqè Avot (1,2) è detto che il mondo regge su tre cose, sulla Torah sulla ‘avodah e sulla ghemilut chasadim.
b) Nel trattato di Shabbat (88a) viene sottolineato il legame del numero tre con il dono della Torah. Questa idea viene sviluppata nel midrash Tanchumà.
Alcuni Chakhamim ad esempio il Maharal di Praga, Sefat Emet e Shem miShemuel hanno ercato il legame fra tutte queste terzine.
Riferendosi alla mishnah nel Pirqè Avot, il legame con i tre regalim risulta essere abbastanza immediato: è evidente infatti come Shavu’ot sia legata alla Torah e Pesach alla ‘avodah. Sukkot invece rappresenta la ghemilut chasadim. Ciò emerge da numerosi fonti: la ghemarà nel trattato di Menachot (27a) nota come due specie del lulav, l’etrog e la palma, diano frutti e due, il salice e il mirto, no, e di come ciascuno abbia bisogno dell’altro, perché senza tutte e quattro le specie non è possibile uscire d’obbligo dalla mitzwah del lulav. E’ molto famoso il brano del Midrash (Waiqrà Rabbà 30,12) che paragona le specie del Lulav alle varie parti del popolo ebraico.
La stessa logica viene applicata alla Sukkah: una delle particolarità della mitzwah della Sukkah, a differenza di altre, ed anche del Lulav, è che non è possibile uscire d’obbligo con oggetti appartenenti ad un altro, mentre per la Sukkah sì. Questo si impara da una particolarità in un versetto della torah. E’ scritto infatti: kol ha-ezrach beIsrael yeshevù basukkot. Nel versetto troviamo una forma difettiva, senza una waw del termine sukkot, che può essere letto pertanto come se fosse un singolare, sukkat. Da qui, dice la ghemarà nel trattato di Sukkah, possiamo imparare che tutto Israele può risiedere in un’unica sukkah. Rav Kook nota che la proprietà privata non ha la forza di impedire il processo di unificazione di Israele. Allo stesso modo è possibile intendere quanto è scritto all’inizio del trattato di Sukkah (2a), che la Torah dice di uscire per sette giorni dalle proprie abitazioni stabili, che rappresentano lo spazio privato, per abitare in dimore temporanee, delle abitazioni per definizioni aperte, che sottolineano proprio l’idea di condivisione.
Le feste di pellegrinaggio erano momenti di grande aggregazione, tanto che tutti gli ebrei sono considerati chaverim. Quando la Torah istituisce la mitzwah del’haqhel, che riunisce tutto il popolo d’Israele, compresi bambini e gherim, la fissa durante la festa di Sukkot. E’ noto come durante i giorni di Sukkot vengano offerti settanta tori, in corrispondenza delle settanta nazioni del mondo, e come a Sheminì atzeret venga offerto un unico toro, in corrispondenza del popolo ebraico, che è contraddistinto nuovamente dall’unità.