Sukkot è l’unico dei Shalosh Regalim a non essere stato imitato dai Gentili. Perché? ‘Avodah Zarah 3a: (I Gentili) dissero davanti a Lui (D.): “Padrone del Mondo, vogliamo anche noi la Torah fin dall’inizio così che la mettiamo in pratica”. Il S.B. rispose loro: “Sciocchi che siete al mondo, solo chi si è dato da fare la vigilia dello Shabbat avrà da mangiare di Shabbat. Chi non si è dato da fare alla vigilia dello Shabbat come potrà mangiare di Shabbat? Ma ad ogni modo ho una Mitzwah leggera che si chiama Sukkah: andate e mettetela in pratica! (Perché la chiama “Mitzwah leggera”? Perché non comporta “perdita di tasca”). Immediatamente ciascuno prese e si fece una Sukkah in cima al suo tetto. Ma il S.B. riscaldò il sole come nel periodo di Tammuz e ciascuno di loro prese a pedate la propria Sukkah e ne uscì.
Perché il S.B. offrì loro proprio la Mitzwah della Sukkah? Perché la chiama “Mitzwah leggera”?Cosa rappresenta il sole estivo?
Tur Orach Chayim 417: Le feste sono state istituite in corrispondenza dei Patriarchi. Pessach corrisponde ad Avraham, a proposito di cui è scritto: “Va’ e impasta delle Matzot” (Bereshit 18), perché era Pessach. Shavu’ot corrisponde a Itzchaq perché il suono dello Shofar durante il dono della Torah fu eseguito dal montone di Itzchaq. Sukkot corrisponde a Ya’aqov, perché è scritto “e per il suo gregge (Ya’aqov) fece delle capanne (sukkot – Bereshit 34).
Avraham = .Pessach = Chessed: misericordia, larghezza. Dava ospitalità a tutti / il dono della libertà dalla schiavitù;
Itzchaq = Shavu’ot = Ghevurah (Yir’at Shamayim) : limite, giustizia, ordine. Era ligio alla Legge, al punto che volle destinare la sua Berakhah al proprio primogenito Esaù, sebbene si rendesse conto dei limiti di questo / il vincolo della Legge data sul monte Sinai.
Prima di prendere in esame il terzo elemento, osserviamo un versetto della Torah:
Bereshit 49,33: E Ya’aqov finì di dare istruzioni ai suoi figli, raccolse i suoi piedi nel letto, perì (wayigwa’) e si ricongiunse con i suoi padri (wayeàssef el ‘ammaw).
Rashì ad loc.: Con lui non si parla propriamente di morte (mitah): i nostri Maestri hanno affermato che Ya’aqov nostro padre non è morto.
Ta’anit 5b: Rav Nachman e R. Itzchaq sedevano a pranzo. Rav Nachman disse a R. Itzchaq: Di’ una parola (di Torah)… Gli disse: Disse R. Yochanan: Ya’aqov nostro padre non è morto. Disse R. Nachman a R. Itzchaq: E allora come è possibile che (nella Torah) si parli di orazione funebre, di imbalsamatura e di sepoltura? R. Itzchaq rispose: Io interpreto un versetto: “Ora servo mio Ya’aqov non aver paura, dice H., e non temere Israele: poiché Io ti salverò da lontano e così la tua discendenza dalla loro terra di prigionia” (Yirmeyahu 30,10). Ya’aqov è messo sullo stesso piano della sua discendenza: come la sua discendenza (allorché viene liberata) è viva, così Ya’aqov è vivo (e assisterà alla liberazione e alla rinascita dei suoi figli).
Rabbenu Bachyè a Bereshit: a) non provò la sofferenza della morte; b) la sua anima non lasciò il corpo completamente, ma continuò ad aggirarsi intorno a esso. Invece di tornare in Cielo salive e scendeva per via della qedushah del suo corpo, cosa che accade a pochi; c) La sua natura non era come le altre: le altre rappresentano ciascuna un estremo e comportano perciò l’esistenza di un attributo contrario. Nel suo caso rappresentava l’equilibrio e in quanto tale va diritto alla fonte della vita. Perciò non si può dire né di Avraham, né di Itzchaq che non sono morti, perché essi rappresentano i due estremi, laddove Ya’aqov è la via di mezzo. La sua completezza fece sì che neppure il suo corpo morisse (si intende non il corpo fisico, ma il “secondo corpo” spirituale).
Maharal, Gur Aryeh al v.: a) Un padre non muore mai per il proprio figlio. Ma ciò a condizione che il figlio sia fedele nel seguire gli insegnamenti del padre. Solo i figli di Ya’aqov, avendo accettato la Torah, possono affermare che il loro padre Ya’aqov non è morto e vivono tutti di vita eterna, perché l’anima di Ya’aqov è fissata nel profondo delle anime dei suoi figli; b) Solo Ya’aqov aveva in sé la facoltà dell’eternità (netzach), perché egli comprendeva in sé gli attributi e le facoltà di Avraham e Itzchaq assieme. Per questo è chiamato Yeshurun. La sua completezza (shelemut) lo rese immortale.
Ya’aqov = Sukkot = Emet: verità, è la sintesi fra Chessed e Ghevurah. E’ l’immagine della Sukkah, che limita e abbraccia insieme. Rappresenta la hamtaqat ha-dinim. Per questo Sukkot viene al termine dei Shalosh Regalim, ma anche del periodo penitenziale.
La Sukkah non comporta chesron kis. “Perdita di tasca” significa anche “mancanza di copertura”, perché la tasca dà l’idea di un contenitore che avvolge. La Sukkah rappresenta la sintesi che avvolge tutto e non necessita d’altro. “E Ya’aqov giunse integro (shalem) nella città di Shekhem”. Sukkat shalom = shelemut.
Peraltro i Gentili, nel momento in cui il S.B. mostra loro la spiritualità in tutta la sua autenticità (simboleggiata dal sole estivo), ne rifuggono.
Solo alla fine dei tempi essi comprenderanno e ritorneranno. Pessach simboleggia il passato, Shavu’ot il presente, Sukkot il futuro. Il Profeta Zekharyah ci mostra i popoli che verranno a prostrarsi a H. a Yerushalaim nella festa di Sukkot (14,16). Ma per questo c’è ancora tempo…