La convulsa situazione politica israeliana conseguente all’insediamento del nuovo governo richiede qualche riflessione, sia pure con tutte le riserve imposte a un giudizio dall’esterno. È noto che la coalizione guidata da Netanyahu persegue una politica di ridimensionamento dei poteri e dell’azione della Corte Suprema, accusata di continue ingerenze nelle decisioni parlamentari. Non voglio entrare nei dettagli della riforma, che suscita grandi proteste da parte di persone e gruppi ostili all’esecutivo in carica, che reputano una minaccia all’assetto democratico del paese. Mi limiterò a formulare alcune considerazioni di carattere generale, fondate sulle fonti ebraiche. Il problema del rapporto fra politica e giustizia non è avvertito oggi per la prima volta e non solo in Israele: anche in Italia la recente cronaca giudiziaria ha suscitato almeno il fondato sospetto di una connivenza, in questo caso, della magistratura con le forze politiche che governano la repubblica.
