Ricordo un israeliano in visita da noi qualche anno fa per motivi professionali. Terminato l’incontro mi prese da parte e mi domandò: “In Israele non esiste seduta di lavoro nella quale non venga offerto un plateau di dolci. Perché in Italia si sta seduti per ore senza addentare nulla?” La dice lunga non solo sull’ospitalità orientale, ma soprattutto sul legame stretto che nella nostra tradizione esiste fra “seduta” e “cibo”!
Mi è venuta in mente questa milta di-bdichuta (battuta di spirito) allorché mi è stato posto il quesito seguente. E’ noto che la Berakhah che noi recitiamo per una Mitzwah deve essere completata subito prima di compiere la Mitzwah cui si riferisce (‘over la-‘assiyyatan), perché solo così facendo le conferisce il dovuto significato. Quando si va in Sukkah di Yom Tov di Sukkot e si attende che venga recitato il Qiddush notiamo invece che molti già si siedono prima di dire la Berakhah in cui ringraziamo H. di averci dato la Mitzwah Leyshev ba-Sukkah, lett. “di sedersi nella Sukkah”. E’ un comportamento corretto?
La risposta potrebbe dipendere da una controversia fra Maimonide e altri Decisori medioevali sul significato del termine “sedersi” della Berakhah. E’ peraltro noto che la Berakhah è stata redatta secondo il versetto della Torah: ba-sukkot teshevù shiv’at yamim, lett. “nelle capanne siederete per sette giorni” (Wayqrà 23-41). La controversia è dunque su come interpretare la Torah stessa. Maimonide scrive: “ogni volta che si entra per sedere nella Sukkah in tutti i sette (giorni), prima di sedersi si recita: ‘…che ci ha santificato con le sue Mitzwot e ci ha comandato di sedere nella Sukkah’” (Hil. Shofar, Sukkah we-Lulav 6,12). Secondo Maimonide recita la Berakhah anche colui che entra nella Sukkah e si siede semplicemente per salutare un amico. Per Maimonide il verbo “sedersi” va preso alla lettera e in questo parrebbe consistere l’esecuzione della Mitzwah.
La maggioranza dei Decisori la pensa diversamente. Nel Talmud già troviamo l’interpretazione di “siederete” come “risiederete” (teshevù ke-‘eyn taduru, Sukkah 28a), in conformità con l’accezione che questo verbo ha molte volte nella Torah (cfr. p.es. Bemidbar 20,1). Risiedere nella Sukkah significa nell’uso comune almeno mangiare[1]. La Halakhah è stata stabilita seguendo questa opinione, per cui l’uso è di recitare la Berakhah Leyshev ba-Sukkah solo quando si mangia, in particolare il pane (Sh.A., O.Ch. 639,8). Ne conseguirebbe che secondo Maimonide, che fa dipendere l’osservanza semplicemente dall’atto di sedere nella Sukkah, occorre effettivamente stare in piedi finché non si è recitata la Berakhah, mentre secondo lo Shulchan ‘Arukh, dal momento che la Mitzwah consiste propriamente nell’atto di consumare il pasto, non ci sarebbe alcun problema nel sedersi prima della Berakhah fintanto che non si mangia (cfr. Tur Orach Chayim 643).
In realtà anche secondo Maimonide il problema non si pone. In Hilkhot Berakhot 11,5 Maimonide stabilisce che chi non avesse recitato la Berakhah all’inizio ha ancora la facoltà di recitarla finché siede dentro la Sukkah, perché è una Mitzwah che si prolunga nel tempo (Mitzwah Nimshekhet) e non si esaurisce nell’istante in cui la si intraprende. Come lo Tzitzit e i Tefillin, per esempio. La Halakhah prevede anche in questi casi che chi non avesse recitato la Berakhah ad essi relativa nel momento in cui li ha indossati lo può fare successivamente, in quanto si esegue la Mitzwah finché li si ha addosso. Non c’è dunque problema nel sedere in Sukkah prima di aver recitato la Berakhah.
Resta ancora da stabilire quale sia la regola in relazione alla Berakhah Shehecheyyanu che si recita la prima sera di Sukkot subito dopo Leyshev ba-Sukkah, per ringraziare H. della novità. Lo Shulchan ‘Arukh scrive: “L’ordine del Qiddush (per la prima sera) consiste nelle Berakhot sul vino, sulla festa, sulla Sukkah e infine sul tempo (Shehecheyyanu), perché la Berakhah Shehecheyyanu si riferisce sia alla (novità del)la festa che alla (novità del)la Sukkah”. Subito dopo il testo aggiunge: “Secondo Maimonide (anche chi è abituato a recitare il Qiddush seduto) farà il Qiddush stando in piedi, recita Leyshev ba-Sukkah e si siede; dopodiché recita Shehecheyyanu” (cfr. Maimonide, loc. cit.). Riportando l’uso askenazita R. Moshe Isserles osserva altresì: “Non si usa così, bensì si recita il Qiddush (come nostro solito) stando seduti. Questa è l’opinione del Rosh” (O.Ch. 643, 1-2). Senza entrare nella problematica se il Qiddush in linea generale vada recitato in piedi o seduti, ci basti notare che ritroviamo qui la stessa controversia di cui sopra: Maimonide ritiene che a priori non ci si possa sedere finché non si è recitata la Berakhah Leyshev ba-Sukkah, mentre altri Decisori (nella fattispecie il Rosh) la pensano diversamente[2].
Ciò che richiede qualche chiarimento nel testo del Maimonide è il fatto di disporre la recitazione di Shehecheyyanu solo una volta seduti, cioè dopo aver eseguito la Mitzwah. La Halakhah è stabilita in modo differente nel caso di altre Mitzwot che si eseguono una volta all’anno. Non fanno testo lo Shofar di Rosh ha-Shanah e la Meghillat Ester di Purim: trattandosi di Mitzwot eseguite con la bocca, è evidente che tutte le Berakhot relative, Shehecheyyanu compresa, vanno recitate prima. Ma anche a proposito del Lulav il primo giorno di Sukkot lo Shulchan ‘Arukh scrive esplicitamente: “reciti la Berakhah ‘Al Netilat Lulav e Shehecheyyanu prima di afferrare il cedro (Etrog) in modo da benedire subito prima dell’atto di Mitzwah” (O.Ch. 651, 5). Anche a proposito del primo lume di Chanukkah, per il quale sono previste tre Berakhot, l’ultima delle quali è Shehecheyyanu, R. Moshe Isserles prescrive di recitarle tutte prima di dare inizio all’accensione (O.Ch. 676,2). E’ evidente che il comportamento prescritto in questi casi differisce da quello previsto in Sukkah.
Prima di interrogarci sulla ragione della differenza occorre spiegare i motivi di preferenza per ciascuno dei due moduli di comportamento. Secondo una logica la Berakhah Shehecheyyanu è la continuazione o estensione della Berakhah sulla Mitzwah per la prima volta all’anno in cui la si esegue e come tale va completata anch’essa prima dell’atto. Un’altra linea di pensiero vede invece nella Berakhah Shehecheyyanu una semplice “benedizione di lode” (Birkat ha-Shevach) che può essere recitata anche successivamente, in quanto si limita a esprimere la gioia per l’opportunità di eseguire la Mitzwah. Anzi, è perfettamente comprensibile il fatto di recitarla mentre già sperimentiamo la gioia dell’osservanza. Inoltre, così facendo accostiamo il più possibile la recitazione dell’altra Berakhah Asher qiddeshanu alla Mitzwah senza rischiare di creare un’interruzione. Perché la Halakhah apparentemente adotta una linea a proposito della Sukkah e l’altra a proposito del Lulav?
R. Mikhael Menachem Shiloni in un lungo saggio sulla Berakhah Shehekheyyanu argomenta che la differenza potrebbe stare proprio nel fatto che la Sukkah è una Mitzwah Nimshekhet, mentre l’obbligo del Lulav è assolto nell’istante in cui lo si prende in mano. In quest’ultimo caso è logico prescrivere la recitazione di Shehecheyyanu in anticipo mentre nella Sukkah, trattandosi di una Mitzwah che si estende per qualche tempo come sopra spiegato, si può posticipare la recitazione di Shehecheyyanu privilegiando l’esigenza di non por tempo in mezzo fra la Birkat ha-Mitzwah e l’atto iniziale della Mitzwah stessa (Birkat ha-Zeman, Yerushalaim, 5770, p. 154-156; ringrazio Rav A. Di Porto per questa segnalazione).
Sotto il profilo pratico la Mishnah Berurah e lo Yalqut Yossef ritengono che la prescrizione del Maimonide debba essere osservata così come è scritta (dawqa’) e Shehecheyyanu vada effettivamente recitata seduti. Il Bet Yossef (a Tur O.Ch. 643) scrive invece che Maimonide vuole solo indicarci un’opzione valida (law dawqa’): se tuttavia si preferisce sedersi solo dopo aver completato tutte le Berakhot, come esplicitamente prescritto in altri casi, se ne ha la facoltà anche qui. Shiloni propende per questa linea. L’uso mio personale è di recitare anche l’ultima Berakhah stando in piedi fino alla parola Shehecheyyanu, completando poi il testo da seduti, così da tenere presenti tutte le esigenze (cfr. anche R. Yehoshua’ Shim’on Hertzel, ‘Over la-‘Assiyyatan be-Birkat Shehecheyyanu de-Lulav, Qovetz Bet Aharon we-Israel (Stolin-Karlin), 33,1 (193), Yerushalaim, Tishrì-Cheshwan 5778, p. 90-94).
In conclusione: è lecito sedersi nella Sukkah prima di avere recitato le Berakhot prescritte.
[1] Secondo questa linea di pensiero anche chi mangia in Sukkah stando in piedi deve recitare la Berakhah. Invece non tutti riescono a dormire nella Sukkah e dunque questa attività non è presa in considerazione per la Berakhah.
[2] Si spiegano nello stesso modo le due opzioni espresse nello Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim 643,3 sulla successione delle Berakhot Ha-Motzì-Leyshev ba-Sukkah nel Chol ha-Mo’ed, allorché non c’è Qiddush. Chi antepone Leyshev ba-Sukkah a Ha-Motzì ritiene che la Mitzwah sia fondamentalmente quella di “sedersi” in Sukkah a prescindere dal cibo; ma l’uso è invece di anteporre Ha-Motzì a Leyshev ba-Sukkah, conformemente all’opinione per cui la Mitzwah consiste nel consumare il pasto dentro la Sukkah. Il Ben Ish Chay (anno I, P. Haazinu, 5) scrive che in casa sua si usava adottare il primo modulo.