Roma, 4 Kislev 5782 (8.11.2021)
La poliedrica figura di Shabbetay Donnolo di Oria nei pressi di Brindisi, pensatore, rabbino, medico e astrologo-astronomo, è stata oggetto di una discreta attenzione da parte degli studiosi, principalmente italiani, negli ultimi anni, sebbene non sia mai stato dimenticato negli ambienti ebraici (Mancuso 2009, 1-2). Sarebbe sufficiente ricordare che già nel 1880 lo studioso italiano David Castelli curò un’edizione tradotta dell’opera principale di Donnolo, il Sefer Chakhmoni, corredata da un’introduzione ancora valida (Mancuso 2009, 1). Donnolo è una figura importante, perché è stato fra i primi, nell’Europa medievale, a usare l’ebraico per scrivere opere secolari (Mancuso 2009, 1). Anche il settore dello studio della storia ebraica nell’impero bizantino, a lungo trascurata, inizia a interessare gli studiosi, dal momento che nell’Italia meridionale sorsero, nei secoli fra l’VIII e l’XI, delle comunità molto importanti, sedi di rinomate accademie, che fornirono poi notevoli impulsi alle comunità dell’Europa settentrionale. Le fonti ebraiche e quelle cristiane descrivono riguardo a quelle terre dei rapporti non particolarmente conflittuali, sia negli strati medio-bassi della popolazione, sia presso i ceti più elitari; non mancarono tuttavia dei momenti di tensione, che sfociarono in conversioni forzate di massa (Cuscito 2018, 29). Il mondo bizantino ha svolto un ruolo fondamentale nella trasmissione di testi, in greco, deuterocanonici e apocrifi; ad esempio possiamo notare come nel Sefer Chakhmoni di Donnolosiano citati il Libro della Sapienza o le aggiunte greche al Libro di Daniele, che dovevano essergli giunti attraverso la versione greca dei LXX, mostrando degli scambi culturali fra i cristiani di lingua greca e gli ebrei, per Donnolo anche in ambito astronomico e medico (Cuscito 2018, 29-30; 38).
Abbiamo poche notizie sulla vita degli ebrei nell’Italia meridionale sino al X secolo. Sappiamo che si trattava di un territorio conteso nei diversi periodi fra tre potenze, i bizantini, i saraceni e i longobardi. Dalle fonti risulta che gli ebrei pugliesi avevano delle relazioni frequenti con i propri correligionari egiziani. Le iscrizioni nei cimiteri mostrano una presenza ebraica a partire almeno dal IV secolo. Giuseppe Flavio parla di una presenza ebraica a Dicearchia, l’attuale Pozzuoli, già dai tempi di Erode (Cuscito 2018, 30-31).
Una fonte molto importante sulla vita degli ebrei nell‘Italia meridionale fu il Sefer Yuchasìn, composto da Achimatz ben Paltiel da Oria nel 1054, nel quale vengono narrate le gesta degli antenati dell’autore. Nel testo viene illustrato un passaggio fondamentale, rappresentato dall’arrivo ad Oria di un certo Rabbi Aharon, che portò con sé le conoscenze di magia apprese in Babilonia. Infatti in questo modo viene testimoniato il cambio di paradigma, avvenuto attorno all’anno Mille, che vedrà il Talmud Babilonese assumere la predominanza culturale che avrà sino ai giorni nostri (Cuscito 2018, 31-32). L’interesse degli ebrei di Oria per la mistica risulta anche dai riferimenti alla mistica degli Hekhalot, che Amittai e i suoi discendenti coltivarono, probabilmente facendosi continuatori di tradizioni ricevute direttamente dalla terra di Israele (Wolfson 1992, 282).
Vari aspetti della vita di Donnolo risultano ancora oscuri (Lacerenza 2020, 137). Il suo nome secondo Burgarella (Burgarella 2013, 51) deriva da Dominicus, probabile interpretatio christiana di Sabbaticus, o più verosimilmente da Domnulus, diminutivo di dominus, evidenziando un legame con ambienti latinofoni. Generalmente la nascita e la morte vengono collocati fra il 912/913 e il 982. Il luogo di origine di Donnolo, la città di Oria, fu una realtà prospera per tutto il periodo longobardo-bizantino, oltre che sede di un’importante e vivace comunità ebraica, anche senza prestar fede alle notizie contenute nel Sefer Yuchasìn o Meghillat Achimatz di Achimatz ben Paltiel, originario di Oria e trasferitosi poi a Benevento e Capua (Lacerenza 2020, 138). È possibile che l’autore del Sefer Yuchasìn sia imparentato in qualche modo con Donnolo (Lacerenza 140).
Come premessa alla sua opera più importante, il Sefer Chakhmoni, Donnolo narra di essere stato ridotto in schiavitù a seguito di un’incursione saracena. Il nucleo ebraico di Oria risultò fortemente colpito in quella circostanza, nella quale vennero uccisi dieci sapienti, mentre i genitori e i parenti di Donnolo furono esiliati a Palermo e nella terra di Ifriqiyya; Donnolo invece nel 925, all’età di dodici anni, venne riscattato a Taranto (Lacerenza 2020, 139). Sembra che Donnolo non abbia più fatto ritorno ad Oria, anche se la comunità era riuscita a risollevarsi (Lacerenza 2004, 55). Donnolo, provati diversi mestieri, si dedicò allo studio, principalmente dell’astronomia e della medicina. Sembra che Donnolo apprese la lavorazione del vetro, molto rara per il periodo e pertinente a un ambito tradizionalmente affidato a mani giudaiche (Lacerenza 2004, 56, n. 54). Donnolo attesta di avere studiato, oltre a quella ebraica, la scienza dei greci, degli ismailiti, dei babilonesi e degli indiani. Burgarella (Burgarella 2013, 53) nota come uno dei termini utilizzati da Donnolo per riferirsi ai greci, il termine macedone, potrebbe rivelare un orientamento culturale filoellenico, ma distinto dall’adesione allo spirito cristiano tipico della cultura bizantina, se non manifestamente anticristiano. Le conoscenze astronomiche di Donnolo vennero poi implementate per via della frequentazione di un sapiente non ebreo, forse cristiano, di nome Bagdat (o Bagdash, per via della somiglianza fra la tet e la shin), la cui identità è sconosciuta. Bagdat gli trasmise in particolare quelle nozioni che non possono essere apprese sui libri, come il riconoscere i pianeti e le costellazioni, calcolarne il moto, usare uno gnomone, ecc. (Cuscito 2018, 76-77). Per un motivo sconosciuto Donnolo giunse, dopo aver girovagato fra la Puglia e la Calabria, a Rossano, allora saldamente bizantina.
Le informazioni per la datazione del suo arrivo arrivano dalla biografia di Nilo il Giovane, altrimenti noto come San Nilo da Rossano (ca. 910-1004). Donnolo viene citato in due circostanze, la prima quando offrirà assistenza medica al monaco, suo amico di gioventù, che rifiuterà di alleviare le sofferenze determinate dalla vita ascetica, la seconda quando San Nilo e Donnolo forniscono assistenza spirituale e medica a Euprassio, giudice imperiale bizantino e comandante della provincia bizantina della Puglia. Quando l’autore del Bios si riferisce a Donnolo o agli ebrei di Rossano si rifà a temi cari all‘antigiudaismo ortodosso e bizantino, perché il suo scopo è quello di dimostrare la superiorità della Chiesa, quella ortodossa, sulla Sinagoga (Burgarella 2013, 50).
Probabilmente Donnolo doveva essere in città già nel 940 (Lacerenza 2020, 146). È probabile che a Rossano, peraltro citata nel testo, Donnolo abbia completato, attorno al 970 il suo trattato farmacologico Sefer ha-yaqar o Sefer ha-mirqachot. In questo testo Donnolo, oltre a mostrare di conoscere almeno parte l’opera di Ippocrate, mostra di conoscere le piante che crescono nei pressi di Oria e di Rossano, confermando quindi di aver vissuto in quella località così come attestato nella Vita di Nilo (Cuscito 2018, 75). L’importanza del Sefer ha-yaqar è dovuta al suo essere considerato il primo testo farmacologico ebraico (Cuscito 2014, 93).
A Donnolo sono poi attribuiti dei testi astronomici, il Sefer ha-mazalot e la Baraità demazalot, che secondo vari studiosi non è opera donnoliana, oltre a altre opere mediche e farmacologiche di attribuzione incerta.
La struttura del Sefer Chakhmoni è molto semplice: a) un componimento poetico che reca in acrostico il nome dell’autore, seguito da un’introduzione autobiografica e uno specchietto calendariale per l’anno 946; b) una sezione in cui vengono illustrati i rapporti micro-macrocosmici, ispirata a Gn. 1,26 (Facciamo l’uomo); c) un commento al Sefer Yetzirà. È possibile che il commento a Gn. 1,26 e il commento al Sefer Yetzirà rappresentassero parti di due opere distinte, poi accostate, forse non per volontà di Donnolo (Lacerenza 2004, 48). Quello di Donnolo non fu l’unico commento al Sefer Yetzirah scritto nel X secolo, dal momento che anche Saadià Gaon nel 933, e nel 955 Dunash ibn Tamim, un allievo di Isaac Israeli, si cimentarono nella stessa impresa.Wolfson nota che le altre due opere riflettono il contesto culturale in cui vennero concepite, sotto il dominio musulmano, rispettivamente Abbaside e Fatimide, mentre l’opera di Donnolo richiama il mix culturale proprio del mondo bizantino, nel quale il latino e il greco erano predominanti, anche se ciò non impedisce che vi fossero delle influenze arabe sulla cultura dell’Italia meridionale del X secolo. Non si comprende se Donnolo conoscesse o meno l’arabo (Wolfson 1992, 281-282).
Secondo Donnolo la similitudine fra l’uomo e D. non è fisica, ma riguarda le facoltà psichiche (creative, intellettive), che l’uomo riproduce in modo imperfetto. L’uomo ad esempio è in grado di creare, ma non ex nihilo come D. Se l’anima umana, insufflata dalla divinità, è riconducibile a D., il corpo umano richiama a sua volta la terra. Già Castelli (cit. In Wolfson 1992, 289) a suo tempo aveva notato come Donnolo, così come Sa’adià Gaon e successivamente Maimonide, abbia intrapreso una battaglia contro l’antropomorfismo invasivo proprio della letteratura midrashica.
Uno dei motivi principali per cui il nome di Donnolo è entrato a far parte della storia della filosofia è collegato al suo uso del tema dell’uomo microcosmo, immagine diffusa nel mondo antico, a partire già dai presocratici Anassimene e Empedocle, e sviluppatasi nel Medioevo. L’idea ha avuto varie diramazioni, tanto che gli studiosi si sono occupati di classificare i vari tipi di microcosmismo; Allers, nel 1944, ha individuato sei diversi tipi di microcosmismo, mentre Ruth Finckh nella sua tesi di dottorato all’università di Gottingen, ha raggiunto ventuno tipologie di microcosmismo (Cuscito 2018, 5). Altro motivo degno di nota è il ruolo svolto da Donnolo nella trasmissione di idee che segneranno lo sviluppo della mistica ebraica (Cuscito 2018, 2).
Circa il contributo di Donnolo Joseph Dan scriveva: “il suo principale contributo può essere indicato nella trasformazione delle due principali opere di narrazione della creazione – quella del Genesi e quella del Sefer Yezirah – in argomenti di discussione nel medioevo, e nell’elaborazione delle antiche tradizioni ebraiche in forma di pietre angolari, ricostruendo la spiritualità ebraica nei nuovi termini concettuali della civilizzazione basata sulla scienza e sul razionalismo” (cit. in Cuscito 2018, 152).
Spiegando la funzione svolta dai medici ebrei nella società, il professor Bonfil scriveva: “I medici rabbini possono quindi essere raffigurati nell’epoca premoderna come gli agenti ideali per ogni genere di mediazioni necessarie per mantenere l’equilibrio indispensabile per il normale svolgimento della vita ebraica: tra il mondo fisico e quello metafisico della religione percepita come elemento fondamentale per la definizione dell’identità degli individui e dei gruppi, tra gli spazi in cui si precisano i rapporti di forza sociopolitica tra ebrei e non-ebrei, tra la cultura specificatamente ebraica e quella dei non-ebrei”. (Bonfil 2012, 38).
Bibliografia
Bonfil, Roberto 2012. Rabbini medici in Italia nel Medioevo e nel Rinascimento, in Medici Rabbini. Momenti di storia della medicina ebraica. Roma: Carocci. 29-38.
Burgarella, Filippo 2013. Shabbettai Donnolo nel Bios di San Nilo da Rossano, in Gli ebrei nella Calabria medievale: atti della giornata di studio in memoria di Cesare Colafemmina. Soveria Mannelli. 49-62
Cuscito Giuseppe M., 2014. Il Sefer ha-yaqar di Sabbetay Donnolo: traduzione italiana commentata, Sefer Yuhasin 2. 93-106
Cuscito, Giuseppe M., 2018. Microcosmo e macrocosmo nell’ebraismo medioevale: una prospettiva comparatistica, tesi di dottorato, la Sapienza di Roma.
Mancuso Piergabriele, 2009. Sefer Hakhmoni, Introduzione, testo critico e traduzione italiana annotata e commentata a cura di P. Mancuso. Firenze: Giuntina
Lacerenza Giancarlo 2004. Donnolo e la sua formazione, in Sabbetay Donnolo. Scienza e cultura ebraica nell’Italia del secolo X. Napoli: Università degli studi “l’orientale”.
Lacerenza Giancarlo, 2020. Sulla biografia di Sabbetay Donnolo. Sefer yuhasin 8. 137-150 Wolfson Elliot R., 1992. The Theosophy of Shabbetai Donnolo, with Special Emphasis on the Doctrine of Sefirot in His Sefer Hakhmoni. Jewish History, 6. 281-316.