Vecchi studenti tornano a villa Celimontana: “Si studiava qui al tempo delle leggi razziali”. Tra il 1938 e il 1940 era l’unica possibilità di continuare gli studi per i giovani israeliti
Ariela Piattelli
C’è una villa a Roma, nel cuore del rione Celio, a pochi passi dal Colosseo, dove oggi si trova la residenza degli studenti della University of Notre Dame. La fece costruire una nobildonna nel 1909, la Contessa Benilde Rossignano, moglie di Pasquale Loschiavo, Conte di Pontalto, Senatore del Regno d’Italia. La villa in via Celimontana tra il 1938 e il 1940 diventò una scuola in cui gli studenti ebrei, cacciati dagli istituti statali a causa delle leggi razziali, hanno potuto continuare a studiare: la Comunità ebraica infatti, prese in affitto dalla famiglia nobile l’edificio e nell’ottobre del ’38 mise in piedi una scuola media ed un liceo, con ben sette indirizzi. Alcuni ex studenti della scuola sono tornati a visitarla dopo 80 anni in occasione di una visita organizzata dal Notre Dame Rome Global Gateway assieme all’Ascer (Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma).
«All’indomani delle leggi del ’38 a Roma circa 500 studenti ebrei vengono espulsi dalle scuole – spiega la responsabile dell’ascer Silvia Haia Antonucci -. Anche gli insegnanti ed i professori universitari di religione ebraica sono espulsi. Così la comunità deve riorganizzarsi per affrontare questa emergenza. Il governo autorizza la scuola a patto che il preside sia un «fascista». Venne indicato Nicola Cimmino, un uomo buono, giovane insegnante, lontano dal razzismo di quegli anni, che aiutò anche gli studenti ebrei della cosiddetta «università clandestina». Cimmino si impegnò molto nell’insegnamento, diceva spesso: «Quando si chiude la porta questa è una scuola come tutte le altre, e come tale deve funzionare». Oggi a villa Celimontana in quelle che allora erano le aule della scuola media israelitica ci sono i dormitori dei ragazzi che frequentano la Notre Dame. Le ex studentesse, che ormai hanno più di novant’anni, ricordano bene in quale aula hanno vissuto quella breve parentesi di normalità. «Non potevamo smettere di studiare – ricorda Mirella Fiorentini – per noi lo studio era essenziale, come mangiare e bere. La scuola in Via Celimontana iniziò ad ottobre inoltrato, ricordo benissimo la mia classe. Io ero in primo ginnasio, avevo 11 anni. Mi ero già iscritta al Liceo Mamiani ma con le leggi razziali non fui accettata. Fu un periodo normale, non sentivamo di essere discriminati, ma ricordo che mia madre, quando al mattino prendevamo la circolare, ci diceva di non dire che andavamo alla scuola ebraica».
Mirella, protagonista del docufilm di Claudio Della Seta Una giornata particolare presentato agli studenti dopo la visita della villa, ricorda perfettamente l’attimo in cui capì che tutto era cambiato: «Era il primo settembre del ‘38. Durante la mia festa di compleanno una mamma ebrea telefonò a mia madre: era disperata, e disse di aver sentito alla radio che non potevamo più andare a scuola. Così seppi delle leggi razziali, poi ci organizzammo. Villa Celimontana diventò una scuola d’eccellenza, Cimmino ebbe un gran coraggio. Avevamo insegnanti ebrei di ruolo delle scuole statali, anche professori universitari, tutti epurati dal regime. Ricordo la professoressa di matematica, Emma Castelnuovo (figlia del matematico Guido Castelnuovo): spiegava talmente bene la materia che a casa non avevo bisogno di studiare. Lei prese da giovanissima la cattedra in una scuola statale, ma la perse per le leggi». Mirella Fiorentini poi si laureò in chimica, ed insegnò matematica per molti anni alla scuola ebraica. Varcando per la prima volta la soglia della Villa l’ex studentessa Mirella Di Castro indica subito la sua aula e ricorda il sogno ricorrente di tutta la sua vita: «Sogno sempre questa scuola – dice Mirella Di Castro -. Sogno di andare verso l’uscita, ma non riesco ad aprire il cancello, e vedo tutti gli altri che sono fuori in strada.
È stato davvero un brutto periodo, avevamo paura, il regime impediva agli ebrei di vivere serenamente. Con la scuola ci organizzammo molto bene, dopo due anni però ci spostammo, perché eravamo davvero troppi». A Villa Celimontana arrivarono anche alcuni studenti da altre città, come Fernanda Di Cave: «Vivevo a Velletri dove frequentavo il Ginnasio Mancinelli – racconta -. Avevo la media dell’8, ero molto brava. Poi ci cacciarono dal liceo e mia madre mi mandò a Roma per frequentare questa scuola. Quando chiuse Villa Celimontana tornai a Velletri, e mamma dovette convincere una professoressa a farmi lezioni private, perché anche lei aveva paura del regime». Dal 1940 la villa è stata poi occupata da varie unità dei Carabinieri. Notre Dame l’ha acquistato nel 2015 e l’architetto Anthony Wingfield ha eseguito un restauro nel rispetto del valore storico del luogo.
Nel 2008, in occasione del settantesimo anniversario dalla promulgazione delle leggi razziali, l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha posto una targa nel giardino della villa per ricordare la scuola, gli insegnanti e gli studenti ebrei che la frequentarono.
La Stampa 27.11.2019