“… Un occhio per un occhio …” (Shemòt 21, 27).
I Maestri del Talmùd ci insegnano (Baba Kama 84a) che questa frase non significa che una persona debba rimuovere l’occhio della persona che lo ha ferito o danneggiato. Colui che ha danneggiato l’occhio del suo compagno deve ripagare il valore di quell’occhio. Il Gaòn di Vilna ci insegna che nel verso stesso vi è questa spiegazione. Se la Torà avesse inteso “occhio per occhio” avrebbe scritto ain beàd ain e non ain tàchat ain – occhio sotto occhio, come invece è scritto. Secondo l’ordine dell’alfabeto ebraico le lettere che seguono e sono “sotto” quelle della parola ain – occhio (ain, yud e nun, sono le lettere pei, kaf e sàmekh che combinate tra loro formano la parola kèsef – denaro. La parola tàchat – “sotto” ci insegna che se una persona danneggia l’occhio di un’altro deve ripagarlo con denaro.
Dalla newsletter Hashavua del Rabbinato Centrale Milano