Purìm
Purìm, che cade il 14 di Adàr, è la più allegra di tutte le feste. Solo Simchàt Torà può esserle paragonata, per la gioia. A Purìm, ci rallegriamo per lo scampato pericolo ed esprimiamo la nostra infinita fiducia nel Signore, perché sempre siamo sopravvissuti a tutti gli Hamàn, in qualsiasi epoca. Per questo si dice che, se anche tutte le nostre feste fossero cancellate, sempre ci dovremo ricordare di Purìm.
La storia di Purìm (sorti) accaduta circa 2500 anni fa, ci viene raccontata nella meghillàth Estèr, che si legge due volte, una alla sera e una alla mattina. Si legge che Assuero, re di Persia e di Media, regnava su 127 province. Un giorno preparò un magnifico banchetto per tutti i notabili del paese. Al banchetto invitò la regina Vashtì, che però, avendo rifiutato l’invito a presentarsi, fu bandita dalla corte. Vennero allora convocate le più belle ragazze del paese e fra queste fu scelta una ragazza ebrea, Estèr che andò sposa ad Assuero, diventando la nuova regina. Primo ministro del re era Hamàn; questi pretendeva che, al suo passaggio, tutto il popolo si inchinasse davanti a lui. Ma Mordekhài si rifiutò di obbedirgli e, quando Hamàn seppe che era un ebreo, chiese ed ottenne dal re che tutti gli ebrei del suo grande regno fossero uccisi, in un giorno che sarebbe stato tirato a sorte ( pur). Fu così tirato a sorte il giorno 13 di Adar e allora “Furono inviate lettere, con l’ordine di sterminare e di distruggere tutti gli Ebrei”.
Appena Mordekhài seppe ciò, corse da Estèr, sua nipote, e la convinse a parlare al re, in difesa del suo popolo. Dopo alcune esitazioni, perché il re ignorava che ella era ebrea, Estèr si decise e mandò a dire a Mordekhài: “Io digiunerò con le mie ancelle, quindi mi presenterò al re” (Estèr 4-16). Estèr informò il re sulle malvagie macchinazioni di Hamàn e supplicò di salvare il suo popolo e lei stessa. Fu proprio per merito della saggia regina se una volta ancora gli ebrei, con l’aiuto del Signore, riuscirono ad ottenere la libertà.
Il re ordinò che Hamàn fosse impiccato e che grandi onori fossero attribuiti a Mordekhài che, per di più, l’aveva salvato da un malvagio complotto. Permise anche agli ebrei di difendersi, il fatale giorno 13. Gli ebrei furono pronti a combattere, tanto che il giorno 14 poterono celebrare la loro grande vittoria.
Nella capitale Shushàn, però, la battaglia durò due giorni. Ecco perché, ancora oggi, nelle città circondate da mura ai tempi di Giosuè, (vedi Gerusalemme), Purìm viene festeggiato il giorno 15 e si chiama Purìm Shushàn.
Negli anni embolismici (con un mese in più) Purìm viene festeggiato in Adàr Shenì perché l’intervallo, fra questa festa e Pésach, deve essere di circa trenta giorni.
Il giorno 13 è giorno di digiuno ( ta’anìth Estèr) in ricordo appunto del digiuno fatto da Estèr per invocare l’aiuto del Signore.
Tefillà e Torà
Nelle tefillòth e nella Birkhàth hammazòn si aggiunge ‘Al hanissìm. Si legge la meghillàth Estèr sera e mattina. Non si legge l’Hallèl perché il fatto non è avvenuto in Èretz Israèl (Nella meghillà non compare mai il nome del Signore).
Prima della lettura della meghillà si recitano le seguenti berakhòth:
…‘al mikrà meghillà (di leggere la Meghillà).
…sheasà nissìm laavoténu (che ha fatto miracoli ai nostri padri).
...shehecheiànu.
Dopo la meghillà si ringrazia il Signore di avere difeso la nostra causa e di avere liberato il Suo popolo dai suoi nemici.
Il fatto di regalare cibi pronti per essere consumati, ha due ragioni:
1) Se una persona non può prepararsi il pranzo di Purìm, i cibi che ricevono ne fanno le veci.
2) Perché, dicono i nostri Saggi, numerosi ebrei presero parte al gran banchetto di Assuero, mangiando anche cibi non kashèr e provocando l’ira del Signore; essi però si pentirono e vennero perdonati. Oggi, per questo, inviamo cibi kashèr, in dono.In questo giorno dobbiamo ricordarci soprattutto dei poveri. Infatti, quando Hamàn decretò di uccidere tutti gli ebrei, essi si sentirono tutti uniti ed uguali di fronte a questa terribile sventura. Quando venne la vittoria, questo sentimento di uguaglianza fra tutti loro, non fu più dimenticato.
Purìm ci insegna che la festa deve essere celebrata da tutti in grande allegria e con amore reciproco. Si usa festeggiare Purìm con balli e canti e i bimbi si mascherano, impersonando i vari personaggi storici.
Il sabato che precede Purìm, si chiama shabbàth zakhòr (del ricordo) perché dobbiamo ricordarci quello che ci ha fatto Amalèk (Esodo XVIII). Questi (da cui poi discese il perfido Hamàn), aveva attaccato gli ebrei appena usciti dall’Egitto, a Refidìm; (e poiché gli ebrei avevano il sopravvento sui nemici quando Mosè alzava le braccia al cielo, Aronne lo aiutò a tenerle alzate fino alla vittoria).