Shabbàt
“E furono compiuti i cieli, la terra e tutte le loro creature. E terminò il Signore nel giorno settimo l’opera Sua e si riposò, il settimo giorno, da tutta l’opera che aveva fatto. E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso cessò (shavàth) tutta l’opera Sua che aveva compiuto” (Bereshìth 31).
Il sabato, che è la più importante delle ricorrenze ebraiche, si celebra dunque per ricordare l’opera della creazione, è perciò un giorno di grande festa ed è prescritta anche dal IV° Comandamento. Già il popolo di Israele, uscito dall’Egitto, ubbidì all’ordine di osservare lo Shabbàth e dovette raccogliere, di venerdì, la doppia razione di manna!
Shabbàth è un dono prezioso datoci dal Signore, un dono che unisce, ancora di più, tutti i figli di Israele, in qualsiasi parte del mondo essi siano. L’accensione della lampada, le challòt fragranti sulla tavola ben apparecchiata, la recita del Kiddùsh, sanno dare alla famiglia ebraica tutta riunita, la vera serenità di questa festa. Di Shabbàth ogni occupazione deve essere sospesa: lavori agricoli, lavori di scrittura, di cucitura, lavori domestici, accensione del fuoco, trasporti di oggetti, viaggi, commercio. Ci si può, però, dedicare allo studio ed è bene leggere la Torà. Comunque dobbiamo godere questa pace spirituale e la serenità d’animo, che ci offre questo giorno, e dimenticare gli affanni della vita quotidiana. Questo giorno è per Israele giorno di luce e di gioia.
Shabbàth inizia prima del tramonto di venerdì sera e termina al calare della notte seguente. Lo si accoglie con l’accensione di due o più candele, e dicendo poi l’usuale berakhà: …Leadlìk ner shel Shabbàth (di accendere il lume del sabato).
Prima di iniziare il pasto si recita il Kiddùsh (santificazione). Ringraziamo il Signore di averci eletto fra tutti i popoli, di averci dato il sabato ed averlo consacrato, come conclusione dell’opera della creazione. E poiché il vino è il simbolo della gioia, proprio su di esso pronunciamo la benedizione, consacrando questo giorno, …borè perì hagghéfen (…che hai creato il frutto della vite).
Segue poi la benedizione su due pani, in ricordo della duplice porzione di manna e anche delle parole: shamòr vezakhòr (osserva e ricorda), pronunciate dal Signore sul Monte Sinài. C’è anche del sale in cui si intinge il pane, che ricorda il sale sparso quando si facevano i sacrifici.
Tefillà e Torà
Alle tre tefillòt dei giorni feriali viene aggiunta la tefillà di Musàf, preceduta dalla lettura della parashà (brano della Torà) e dell’ haftarà (brano dei Neviìm) in relazione alla parashà. Alla lettura della parashà si alternano almeno sette persone (il primo è un Cohèn, il secondo è un Levì) più un’ottava persona che legge l’haftarà, e si chiama maftìr.
L’amidà è formata da 7 berakhòt e quella centrale consiste in una celebrazione dello Shabbàth. Nell’amidà di Shachrìth è ricordato Mosè, allorquando scese dal monte Sinai per portare il dono della Legge al popolo di Israele. Nell’amidà di Minchà si ringrazia il Signore di averci concesso il Sabato, giorno di riposo e di pace. Nell’amidà di Arvìth si prega il Signore di tenerci lontani dalle avversità, di benedire le nostre opere e di concederci prosperità e salute.
Il venerdì sera si cantano dei bellissimi canti tra cui il “Lekhà dodì”, dei Salmi di Davide e una poesia che contiene i “Tredici articoli di fede” in cui Maimonide riunì le idee fondamentali dell’ebraismo: “Igdàl” (Sia esaltato il Dio vivente e glorificato).
La havdalà
La fine del Sabato è segnata dall’ havdalà (separazione), cioè la separazione dal giorno festivo a quelli feriali e ci si augura che la settimana che ci attende sia felice e di buon auspicio: Shavù’a Tov! Invochiamo il Signore che ci dia salvezza, prosperità, benedizione. Recitiamo quindi quattro berakhòt:
La I» è quella sul vino
…borè perì hagghéfen
La II» sul profumo (odorando il profumo di spezie ed erbe secche) che ci deve confortare “perché la nostra anima addizionale, col finire dello Shabbàth, ci abbandona” e a simbolo del profumo che emana da Shabbàth e che ci accompagnerà, in dolci ricordi, per tutta la settimana,
…borè minè besamìm
La III» sulla luce: si ringrazia il Signore di avere creato la luce. Si accostano le mani alla candela accesa per distinguere la luce dall’oscurità.
…boré meoré haèsh
La IV» è la più importante; in essa si ringrazia il Signore che ha separato “il sacro dal profano”, “la luce dalle tenebre”, “Israele dagli altri popoli”, “il settimo giorno dai sei giorni della settimana”.
l Midràsh dice che due angeli accompagnano l’uomo che, dopo la funzione al Tempio, torna a casa alla vigilia di Shabbàth. Se l’uomo, entrando in casa, trova le candele accese e una bella tavola apparecchiata, l’angelo buono esclama: “Piaccia al Signore che anche il prossimo Sabato sia santificato cos”. E l’angelo cattivo, anche se un po’ arrabbiato, dice: “Amèn”. Ma se l’uomo non trova né le candele accese né la tavola apparecchiata, l’angelo cattivo contento dice: “Piaccia al Signore che il prossimo Sabato sia come questo” e l’angelo buono, molto rattristato, risponde “Amèn”. Un ebreo molto pio aveva una mucca che usava per arare i campi. Diventato povero, fu costretto a vendere la mucca ad un contadino non ebreo. Questi fece lavorare la mucca per sei giorni e tutto andò bene ma, arrivata a Shabbàth, la mucca si rifiutò categoricamente di lavorare. Il contadino corse dall’ebreo per chiedergli la ragione di questo comportamento, pensando anche di essere stato imbrogliato ma l’ebreo capì subito il perché e spiegò al contadino che la mucca era stata abituata a non lavorare di Shabbàth, e a rispettarlo. Il nuovo padrone rimase sbigottito e si meravigliò che perfino un animale riuscisse a rispettare i precetti della Torà. Da quel giorno decise di seguire anche lui il comandamento del Signore.”
…hammavdìl ben kòdesh lechòl
I Sabati Segnalati
Alcuni sabati hanno l’importanza di tutti gli altri sabati ma, in più, un nome o un carattere particolare e si chiamano perciò sabati segnalati. Essi sono:
1) Shabbàth Shekalìm: che cade prima del capo-mese di Adàr; in esso, si legge sulla Torà la prescrizione di “contare” gli uomini adulti di Israele, mediante uno shékel. Questo denaro sarebbe poi servito per comprare gli animali per i sacrifici.
2) Shabbàth Zakhòr: precede la festa di Purìm e in esso si legge che bisogna ricordare quello che ci fece Amalèk (avo di Hamàn)
3) Shabbàth Parà: in esso si parla della purificazione delle persone impure, mediante la cenere di una vacca rossa.
4) Shabbàth Hachòdesh: precede il capo-mese di Nissàn in cui si leggono il comando dato ai nostri padri di segnare le loro porte e le norme per celebrare Pésach.
5) Shabbàth Haggadòl, che precede Pesàch.
6) Shabbàth Teshuvà (di pentimento) che cade tra Rosh Hashanà e Kippùr.
Nei sabati segnalati l’haftarà non è in attinenza con la parashà, ma con la caratteristica del sabato.
Anno Sabbatico
Come ogni sette giorni si consacra un giorno al Signore, Shabbàth, così ogni sette anni si consacra a Lui un anno, detto shenàt hashemità (anno sabbatico). In questo anno ci si astiene dal lavorare la terra in Israele, la terra che appartiene al Signore. In questo anno non possiamo neppure chiedere ai nostri debitori di pagarci i loro debiti. La Torà, poi, prescrive che alla fine di ogni settimo periodo di sette anni (50° anno) sia consacrato un anno chiamato Yovèl (giubileo).