Le berakhòth
Le berakhòth sono delle formule liturgiche che si recitano in privato, in relazione ai vari atti che compiamo durante la giornata. Esse possono dividersi in: 1) benedizioni di ringraziamento al Signore per il godimento di cose da Lui create (birkhòth hanehenìm). 2) benedizioni in relazione a circostanze particolari della vita. 3) benedizioni che si recitano nell’adempiere dei precetti.
Al I gruppo appartengono le berakhòth sui cibi, sulle bevande, sui profumi:
Borè perì haghéfen – che crei il frutto della vite
Hamotzì léchem min haàretz – che fai uscire il pane dalla terra
Borè minè mezonòth – che crei gli alimenti
Borè perì ha’etz – che crei il frutto dell’albero
Borè perì haadamà – che crei il frutto della terra
Shehakòl niyè bidvarò – che tutto è stato fatto con la Sua parola
Birkhàth hamazòn (alla fine dei pasti con pane)
Al II gruppo:
shehecheyànu, che si recita per una cosa o un fatto nuovo, per una festa, e si ringrazia il Signore di averci fatto “giungere a questo momento”.
Birkhàth hagomèl, per averti fatto scampare un pericolo.
Al III gruppo, che sono precedute dalla formula “che ci hai santificato con i Tuoi precetti e ci hai comandato di …” appartengono le berakhòth:
‘Al netilàth yadàim …di lavarci le mani
Leadlìk ner shel Shabbàth … di accendere i lumi di Shabbàth
Leadlìk ner shel yom tov … di accendere i lumi delle feste solenni
Leadlìk ner shel Chanukkà … di accendere i lumi di Chanukkà
Birkhàth hamazòn
Il pasto è terminato, ma non possiamo alzarci da tavola senza aver prima esternato la nostra gratitudine al Signore che, con i prodotti della Sua terra, ci ha permesso di saziarci. “Benedetto sii Tu o Signore Dio nostro Re del mondo che alimenti il mondo intero, con bontà, clemenza, benignità, misericordia”.
La Birkhàth hamazòn è composta di quattro benedizioni.
Nella prima che, secondo la tradizione, è stata stabilita da Mosè come ringraziamento al Signore per avere inviato la manna, si benedice Iddio che alimenta e provvede al sostentamento di tutte le Sue creature, Lo si ringrazia per averci dato la Legge e i Suoi precetti e per averci fatti uscire dalla schiavitù d’Egitto.
La seconda, istituita da Giosuè, è una benedizione sulla terra, sulla terra fertile e ricca di Israele, che è stata data dal Signore ai nostri Padri e che ci procura gli alimenti con cui possiamo saziarci. Che la Provvidenza divina sia sempre abbondante, benigna, incessante, affinché non dobbiamo ricorrere alla generosità degli altri uomini!
Nella terza benedizione, istituita da Davide e Salomone, ci si augura che Gerusalemme sia ben costruita.
Invochiamo quindi il Signore, nella quarta benedizione, introdotta dopo la caduta di Bethàr, perché ci ha dato, ci dà e ci darà il bene, perché benedica la casa, noi e la mensa a cui abbiamo mangiato.
Questa berakhà si recita solo se si è mangiato il pane.
Kiddùsh – Santificazione
Nel IV comandamento (Esodo) il Signore ci comanda: “Ricorda il giorno del sabato per santificarlo”. Proprio per questo, prima del pasto, recitiamo il kiddùsh per accogliere festosamente l’inizio del sabato (e delle feste) giorno santificato da Dio, perché vaishbòth bayòm hasheviì mikòl melakhtò ashèr ‘asà (“Cessò il Signore nel giorno settimo da tutta l’opera che aveva fatto”).
Il kiddùsh si divide in due parti. La prima inizia con Yom hashishì ed afferma il completamento della creazione del cielo e della terra e la cessazione del lavoro della creazione stessa. Nella seconda, ringraziamo il Signore per averci dato il sabato, in ricordo della creazione, in memoria dell’uscita dall’Egitto e per averci santificato fra tutti i popoli.
Il kiddùsh deve essere recitato sia dagli uomini che dalle donne. Poiché nel recitare il kiddùsh si dice prima la benedizione sul vino, le due challòth vengono coperte durante il kiddùsh e quindi scoperte, dopo la netilàth yadaìm per la berakhà dell’hammotzì. La tovaglietta che copre le challòth simboleggia anche lo strato di rugiada che copriva la manna nel deserto, per proteggerla.