Torino, 8 Tevet 5781 (22.12.2020)
Limmùd in memoria di Lucetta Jarach Guastalla z”l
Leggere le Lettere per la prossima generazione poche settimane dopo la scomparsa di Lord Rav Jonathan Sacks, o meglio HaRav Ya’akov Zvi ben David Arieh zt”l è senza dubbio un’esperienza forte. Le sue parole sono familiari a molti ebrei italiani, perché alcuni anni fa questo libretto delizioso fu tradotto in italiano e inviato a tutte le famiglie ebraiche di Roma e Milano. Al suo interno sono raccolte delle riflessioni, riportate sotto forma di lettere scritte da un padre ai propri figli, appena diventati genitori. Queste lettere, nella finzione letteraria, rappresentano un “testamento spirituale”, dedicato ad alcuni ideali fondamentali della tradizione ebraica, che trovano un posto privilegiato nel pensiero di Rav Sacks. Fra questi non può mancare il tema dell’educazione ebraica. Le scuole ebraiche sono l’orgoglio delle nostre comunità e il migliore investimento per un futuro ebraico. Se prima erano una scelta di ripiego, oggi rappresentano la prima opzione1. Secondo Rav Sacks la chiave della sopravvivenza ebraica risiede nell’educazione2. Indipendentemente dagli enormi successi ottenuti in molti ambiti, tali da renderlo una voce ascoltata a livello globale, il fulcro del pensiero e dell’opera di Rav Sacks è rappresentato dalla centralità dell’educazione, nel mondo ebraico e nella società in generale, nel continuo confronto fra particolare e universale, che è uno dei marchi di fabbrica della sua riflessione, che gli ha permesso di divenire un interlocutore ascoltato e apprezzato nella società civile, uscendo dal contesto squisitamente ebraico. L’educazione è ciò che permette a livello globale di costruire una società sulla libertà e sulla dignità dell’individuo, tema che verrà sviluppata ne La dignità della differenza.
In un articolo destinato al grande pubblico, pubblicato sul Times3, sulla festa di Chanukkà, Rav Sacks si esprime circa l’esclusione del libro dei Maccabei dal canone biblico. È in realtà abbastanza semplice giustificare questo fatto: Chanukkà è la storia di una conquista militare, e non è questo il mondo in cui vogliamo ricordare il nostro passato, anche perché il successo dei Maccabei si rivelò effimero. In quel periodo storico secondo il Talmud avvenne un fatto ben più affascinante: poco prima della distruzione del Tempio un rabbino, Yehoshua ben Gamlà, organizzò una rete nazionale di scuole, che mise in salvo la Torà di Israele. In questo modo anche l’idea di Chanukkà nel tempo ha subito una metamorfosi, ed ha inglobato al proprio interno l’idea di Chinukh, educazione, che ha la medesima radice. In questa ottica i giovani sono custodi di una identità sacra e i lumi di Chanukkà, rito squisitamente domestico, rappresentano la santità della casa ebraica.
Più in generale possiamo sostenere agevolmente che nella tradizione ebraica istruzione non è solo ciò che sappiamo, ma ciò che siamo. Lo studio è un precetto religioso, e molti secoli prima della modernità nel mondo ebraico è stato istituito un sistema scolastico organizzato. Nel mondo ebraico la scuola ha la precedenza anche rispetto alla sinagoga. Se gli egiziani hanno edificato piramidi, i greci tempi, i romani anfiteatri, gli ebrei hanno costruito scuole. Nel mondo ebraico gli eroi sono insegnanti, le cittadelle scuole, e la passione sono lo studio e l’esercizio della mente. Gli ebrei orientali erano soliti dire che “essere un eretico è comprensibile, ma essere un ‘am ha-aretz è imperdonabile”4. Moshè non viene presentato come un legislatore, un liberatore, o un operatore di miracoli, ma come nostro maestro, perché quella è la dimensione fondamentale della sua influenza, che si esprime in maniera netta poco prima della sua morte, nel corso del libro di Devarim. Questa predisposizione deriva già dal momento in cui si è instaurato sul Sinai il patto fra il Signore e il popolo di Israele: in quel frangente nella Torà viene utilizzata un’espressione che spesso è stata fraintesa, “un regno di sacerdoti”. Se intendiamo questa espressione letteralmente, tale condizione non si è mai realizzata, poiché sin dall’inizio Aron e i suoi figli hanno ricoperto il ruolo di sacerdoti. Questa espressione risulta molto più comprensibile e veritiera se pensiamo alla funzione che i sacerdoti avevano nel mondo antico, che era quella di avere il monopolio quasi assoluto dell’istruzione. L’obiettivo che la Torà si prefigge è il raggiungimento dell’alfabetizzazione universale, obiettivo che è stato perseguito, e non sempre realizzato, nel resto del mondo solo di recente5. Trattandosi di una religione sostenuta da una letteratura, l’ebraismo tentò per primo di fornire un’istruzione elementare a tutti i bambini della comunità6. Per riuscire in questo intento le comunità ebraiche nei secoli hanno dovuto assumere delle decisioni difficili: Rav Sacks amava ricordare7 quanto avvenne nel Sinodo di Vallalolid, quando nel 1432 le comunità spagnole, dopo aver vissuto nel 1391 la propria Kristallnacht, si riunirono per stabilire delle tasse speciali su carne e vino ed imposte su matrimoni, circoncisioni e sepolture, quelli che nella nostra costruzione attuale sono considerati alcuni dei servizi fondamentali che le nostre comunità offrono. Questa tassazione era destinata al finanziamento delle scuole.
I libri sono centrali nella nostra vita. Rav Sacks una volta fu interrogato da David Blunkett, allora Segretario di Stato per l’istruzione, circa una massima ebraica sull’alfabetizzazione. Dal momento che le scuole iniziano nel periodo degli Yamìm noraìm, fece riferimento al fatto che durante quei giorni chiediamo al Signore di iscriverci nel Libro della vita. La nostra idea di vita è quindi rappresentata da un libro8.
Lo ripetiamo ogni giorno nello Shemà: “Le ripeterai ai tuoi figli e ne parlerai con loro stando nella tua casa, camminando per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”. È fondamentale che i nostri figli abbiano un’educazione ebraica. In questo modo daremo loro la pace di sapere chi sono e perché. Ci sono solo due cose che sono ancora più influenti: l’essere coerenti, praticando a casa quanto i figli imparano a scuola, e lasciare che i figli siano i nostri insegnanti; a tavola, di Shabbat, permettiamo loro di condividere quanto hanno imparato nella settimana9. Permettiamo poi loro di fare tutte le domande che vogliono: educazione significa insegnare a un bambino ad essere curioso, a interrogarsi, a riflettere, a informarsi. Il bambino che chiede diviene un partner nel processo di apprendimento, un destinatario attivo. Chiedere è crescere10.
Credo che queste idee siano di vitale importanza per le nostre scuole ebraiche. Fra le numerosissime e autorevoli testimonianze che sono state prodotte nei giorni successivi alla scomparsa di Rav Sacks, z”l, quella di Daniel Rose mi sembra sia molto adatta per riflettere sull’attività che svolgiamo con passione e impegno: il Dr. Rose ha stilato un “manifesto per l’educazione ebraica basato sul pensiero di Rabbi Lord Jonathan Sacks”11. Fra i moltissimi spunti presenti, ne riporto solamente alcuni, che considero molto significativi per le nostre scuole:
- Avere un’educazione ebraica è un diritto di ogni bambino ebreo;
- L’educazione ebraica dovrebbe essere al centro delle attività delle istituzioni comunitarie;
- Le famiglie dovrebbero essere considerate partner e agenti diretti nell’educazione ebraica;
- L’inclusivismo dovrebbe essere un elemento fondamentale nell’educazione ebraica, e l’educazione dovrebbe essere rivolta verso l’esterno;
- L’educazione dovrebbe portare alla formazione di un’identità ed educare ad un senso di responsabilità per la continuità ebraica;
- L’educazione ebraica dovrebbe cercare di comprendere in pari misura Torà e Chokhmà;
- L’educazione dovrebbe focalizzarsi sull’etica pratica a livello individuale e collettivo;
- Il ritmo dovrebbe essere dettato dalle parashot settimanali e dalle festività, sforzandosi di individuare messaggi adatti per i nostri tempi e per la vita degli studenti;
- Gli insegnanti non dovrebbero essere solo organizzatori di contenuti, ma dovrebbero proporsi per gli studenti come modelli.
Il programma di Rav Sacks, a livello politico, è molto ampio e ambizioso, ma la sua base senza dubbio è rappresentata dall’educazione. Per questo se vogliamo che le sue idee si realizzino, dobbiamo come prima cosa impegnarci in questo ambito fondamentale.