Rav A. Somekh
Ogni estate noi osserviamo due digiuni a tre settimane esatte di distanza: il 17 Tammuz, istituito in memoria della breccia che in questa data i Romani praticarono nelle mura di Yerushalaim assediata e il 9 Av, anniversario della distruzione di entrambi i Battè Miqdash[1]. Se le date cadono di Shabbat i due digiuni si posticipano alla domenica[2]. Il lutto, peraltro, non si esaurisce in queste due giornate, ma trova espressione in vario modo nell’arco del periodo intermedio, detto beyn ha-metzarim (“fra le sciagure”; cfr. Ekhah 1,3). Questo articolo è dedicato alle pratiche di lutto che si osservano fra i due digiuni. L’argomento è trattato nello Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim, cap. 551-556.
La differenza fondamentale fra il lutto individuale osservato in occasione della perdita di un famigliare e il lutto nazionale con cui si commemora la distruzione del Bet ha-Miqdash è l’intensità con il passare del tempo. Mentre nel primo caso l’osservanza è molto rigorosa all’inizio (la Shiv’ah o “sette giorni”) e man mano diminuisce, nelle “tre settimane” si fa invece sempre più intensa: essa comincia con il digiuno di Shiv’ah ‘Assar be-Tammuz, si rafforza all’inizio del mese di Av per crescere ulteriormente allorché si entra nella settimana del 9 Av e raggiunge il suo apice con il digiuno di Tish’ah be-Av (nel seguito abbreviato: TbA). Vedremo anche che una volta trascorso quest’ultimo digiuno il lutto non si estingue all’improvviso (paragrafo 5).
A sua volta TbA comporta rigori maggiori rispetto agli altri digiuni commemorativi, per almeno due ragioni: a) la Distruzione del Bet ha-Miqdash è percepita come una tragedia senza pari; b) si è ripetuta due volte nella stessa data (הוכפלו בו הצרות, Rosh ha-Shanah 18b). I rigori di TbA sono almeno tre: a) il digiuno non inizia all’alba, ma va da una sera all’altra; b) le categorie di persone esentate dal digiuno sono più ridotte[3] e c) l’astensione da cibi e bevande non è l’unica afflizione, ma è accompagnata dal divieto di calzare scarpe di cuoio, lavarsi, ungersi e avere rapporti coniugali che avvicinano TbA a Yom Kippur. Torneremo su alcuni di questi divieti nel paragrafo 4.
Per comprendere le regole occorre anzitutto introdurre la distinzione fra ciò che è stato stabilito dai Maestri (din) e ciò che è stato aggiunto nella prassi delle Comunità Ebraiche (minhag). La fonte fondamentale per conoscere il din è la penultima Mishnah del trattato Ta’anit (Sui Digiuni). Essa ci dà quattro insegnamenti in proposito.
משנכנס אב ממעטין בשמחה
“Da quando comincia il mese di Av si riducono le manifestazioni di gioia”. Si tratta di stabilire quali sono le manifestazioni di gioia comprese nella limitazione: a ciò sarà dedicato il paragrafo 1.
שבת שחל תשעה באב להיות בתוכה אסור מלכבס ומלספר
“Nella settimana in cui cade il 9 Av (fino a dopo il digiuno[4]) è proibito fare il bucato e tagliare barba e capelli”. Ai dettagli di questo din sarà dedicato il paragrafo 2.
ערב תשעה באב לא יאכל אדם שני תבשילין
“La vigilia del 9 Av non è lecito mangiare due cibi cucinati (ma uno soltanto)”. Ai tempi dei Chakhamim la presenza di due cucinati denotava un pasto ricco (Betzah 2,1). Nel paragrafo 3 vedremo che si tratta propriamente dell’Ultimo Pasto (Se’udah mafsèqet) nel pomeriggio della vigilia, prima di cominciare il digiuno. Si tratta anche qui di stabilire cosa si intende propriamente per “cibo cucinato”.
לא יאכל בשר ולא ישתה יין (ערב תשעה באב)
“(La vigilia del 9 Av) non è lecito mangiare carne, né bere vino”. Il minhag anticipa notevolmente questa limitazione, come vedremo nel paragrafo 2.
Un’altra epoca dell’anno in cui sono in vigore alcune di queste regole è il periodo della Sefirat ha-‘Omer, fra Pessach e Shavu’ot, in cui si commemorano i discepoli di R. ‘Aqivà morti all’epoca delle persecuzioni romane e i martiri delle Crociate. Ma in quel caso le limitazioni sono tutti minhaghim post-talmudici.
Un minhag delle “tre settimane” è astenersi dal mangiare frutti nuovi di stagione e indossare abiti nuovi, in modo da evitare di recitare la Berakhah Shehecheyyanu che è obbligatoria in questi casi. Scarpe o biancheria intima su cui non si dice Shehecheyyanu possono essere acquistate fino alla fine del mese di Tammuz e così pure abiti nuovi, a condizione però che questi non si indossino fino a dopo TbA. Chi dopo aver recitato la Berakhah sul frutto lo ha addentato e si sia ricordato solo in quel momento di dover dire su di esso Shehecheyyanu reciti la Berakhah. Secondo la maggioranza dei Decisori la Berakhah Shehecheyyanu può essere recitata di Shabbat nelle “tre settimane”, ma è opportuno astenersene nello Shabbat che precede TbA.
1. I 9 giorni da Rosh Chodesh a TbA.
1. Chi ha una causa pendente con non-ebrei cerchi di rimandarne la discussione in tribunale fino a dopo TbA (Ta’anit 29b). Si consiglia di rinviare anche un intervento chirurgico non urgente (Rav ‘Ovadyah Yossef).
2. Si evitino le relazioni commerciali che procurano gioia (Ta’anit 26b), come p. es. l’acquisto di tutto ciò che serve per allestire un matrimonio, a meno che: 1) non ci sia tempo materiale di farlo dopo TbA; 2) si tratti di articoli che non saranno più disponibili sul mercato dopo TbA; 3) si tratti di articoli che saranno sì ancora disponibili dopo TbA, ma a un prezzo più caro.
3. Non si cominciano i lavori per una costruzione non strettamente indispensabile, ma se si è già cominciato non si interrompe. Si considera invece necessario ai fini del permesso di iniziare i lavori ciò che serve a prevenire una perdita o a una Mitzwah (p. es. il parapetto di una casa). Se si tratta invece di semplici lavori di decorazione (tziyur we-khiyur) vanno interrotti anche se già cominciati. Se sono già stati affidati questi lavori a non ebrei occorre cercare di negoziarne l’inizio dopo TbA. Solo per il Bet ha-Kenesset è tutto permesso, perché è Tzorekh Mitzwah.
4. E’ proibito celebrare matrimoni (e l’uso è di astenersene già a partire dal 17 Tammuz), ma concludere fidanzamenti è permesso, sebbene l’uso di alcune comunità (Baghdad) sia di astenersi anche da questo.
5. Non si esegue né si ascolta musica strumentale già a partire dal 17 Tammuz, eccezione fatta per i professionisti che vivono di questo e per i casi in cui ciò creerebbe incomprensione con i non ebrei. Ma a partire da Rosh Chodesh Av è proibito a tutti. Alcuni (Peninè Halakhah) distinguono fra attività concertistica, che procura gioia a chi la esegue e a chi la ascolta, e attività didattica, sulla quale si può essere più facilitanti almeno fino allo Shabbat che precede TbA. Le stesse fonti ritengono che si possa differenziare anche fra l’ascolto di musica “dal vivo” e di musica registrata: all’atto pratico proibiscono di ascoltare musica allegra già dal 17 Tammuz e raccomandano di limitarsi all’ascolto di musica triste a partire da Rosh Chodesh Av[5].
2. Settimana in cui cade TbA, fino al giorno dopo.
6. E’ proibito lavare i panni, sebbene abbia intenzione di indossarli solo dopo TbA, anche se non avesse un abito di ricambio. Gli Ashkenaziti estendono il divieto già a partire da Rosh Chodesh Av. E’ parimenti proibito indossare quelli già lavati e utilizzare lenzuola di bucato per il letto. Dove fa molto caldo è consigliabile ricordarsi di indossare per un’oretta prima di Shabbat Chazon tutti gli indumenti puliti che serviranno successivamente, così da renderli “adoperati” nel frattempo. Secondo alcuni (Ben Ish Chay) non è però lecito compiere questa operazione di Shabbat, perché non avendo bisogno di tutti questi abiti per lo Shabbat stesso, diverrebbe evidente la hakhanah per i giorni feriali successivi, che è proibita; Rav ‘Ovadyah Yossef, invece, permette di cambiare gli abiti di Shabbat. Qualora non ce ne sia ricordati fino a Motzaè Shabbat una soluzione alternativa praticata da alcuni è stendere per terra per un’oretta gli abiti puliti prima di indossarli. Il divieto del bucato vale anche per le tovaglie. E’ lecito lavare, senza dare nell’occhio, solo i fazzoletti e gli abiti dei bambini fino a 3 anni se si sono sporcati molto.
7. Il bucato è proibito anche in lavatrice o se eseguito tramite non ebrei e così pure la stiratura e il lavaggio a secco. E’ lecito ricorrere a non ebrei in vista dello Shabbat successivo solo se TbA cade di giovedì, in quanto di venerdì non si fa comunque il bucato per non interferire con i preparativi dello Shabbat e c’è dunque la necessità di anticiparlo[6].
8. E’ permesso lucidare le scarpe.
9. E’ proibito acquistare abiti nuovi, scarpe comprese, anche se in un secondo momento dovessero costare di più (Resp. Be-mar’eh ha-Bazaq 2, 43). L’uso è di estendere il divieto a partire da Rosh Chodesh. E’ permesso acquistare un nuovo Tallit se ne ha bisogno e indossarlo per adempiere alla Mitzwah, ma non reciterà Shehecheyyanu.
10. Non si eseguono lavori di cucito e tessitura ex novo. L’uso è di estendere il divieto a partire da Rosh Chodesh. Solo ai professionisti che vivono di questo si concede di lavorare sugli ordini ricevuti prima di Rosh Chodesh e comunque di astenersene nella settimana di TbA.
11. E’ però permesso eseguire riparazioni o toppe.
12. Predisporre la trama e l’ordito si usa proibire da Rosh Chodesh perché è considerato un’operazione gioiosa in vista del confezionamento di un abito nuovo. Inoltre trama si dice shetì e la parola è messa in relazione con even shetiyah (“pietra della fondazione”) che è venuta meno a TbA (cfr. ki ha-shatot yeharessun, Tehillim 11,3).
13. Tagliare i capelli e radersi è proibito. L’uso degli Ashkenaziti e di parte dei Sefarditi è di estendere il divieto a partire dal 17 Tammuz ed è opportuno attenersi all’uso famigliare. Chi non ha un uso famigliare si adegui alla prassi più restrittiva a meno che l’aspetto non curato provochi perdite economiche: ma nella settimana di TbA è comunque proibito a tutti (Resp. Iggherot Moshe O.Ch. 4, 102). E’ permesso rimuovere solo i peli intorno alla bocca che rendono difficoltosa l’assunzione del cibo.
14. In occasione di un Berit Milah il padre del bambino, il Mohel e il Sandaq hanno il permesso di radersi e tagliarsi i capelli il giorno stesso fino allo Shabbat che precede TbA. Da quel momento il divieto è un din e la gioia individuale di queste persone non ha la prevalenza sul din valido per tutto Israele.
15. Secondo alcune opinioni nella settimana di TbA non si tagliano le unghie.
16. Ci si astiene dal mangiare carne e dal bere vino, Shabbat escluso. Sebbene il din limiti il divieto al pomeriggio della vigilia di TbA, l’uso è di estendere il divieto a partire da Rosh Chodesh compreso. A Yerushalayim, a Baghdad e in alcune altre Comunità si osserva l’astensione a partire dal 2 Av, perché si considera anche Rosh Chodesh come giornata festiva. Il Talmud (Bavà Batrà 60b) racconta che dopo la distruzione del Secondo Tempio molti avevano preso la decisione di non mangiare più carne, né bere più vino del tutto, in memoria dell’Altare distrutto che non era più in grado di consumare le carni sacrificali e il vino delle libagioni. R. Yehoshua’ rispose loro che con la stessa logica non avrebbero più potuto mangiare niente: anche il pane, infatti, doveva essere abolito in memoria delle offerte farinacee, la frutta in memoria delle primizie e persino l’acqua in memoria della libagione di acqua durante Sukkot. Fu allora trovata una soluzione di compromesso.
17. Chi non può rinunciare alla carne potrà mangiare carne di pollo: questa non saliva sull’Altare e secondo molte opinioni non è sufficiente per garantire la gioia nei giorni festivi (Simchat Yom Tov). Si usa proibire anche cibi che contengano carne fra gli ingredienti, ma se si tratta invece di un alimento senza carne può essere mangiato sebbene sia stato cotto in una pentola solitamente usata per la carne.
18. Oltre al vino sono proibiti anche il succo d’uva e i liquori derivati dal vino, ma non l’aceto di vino, né liquori di altra provenienza, sebbene sia sconsigliato farne uso in questi giorni.
19. Di Shabbat carne e vino sono permessi e così pure in occasione di una Se’udat Mitzwah (Berit Milah; Bar Mitzwah a condizione che la celebrazione avvenga il giorno esatto e non sia stata rinviata; Siyyum Massekhet a condizione di non programmare l’evento apposta per “accantonare” il divieto). E’ opportuno limitare gli inviti alla Se’udat Mitzwah allo stretto indispensabile. E’ lecito assaggiare il venerdì le vivande di carne preparate per lo Shabbat. La discussione fra i Decisori se sia permesso mangiare dopo Shabbat gli avanzi di Shabbat per evitare che vadano a male è oggi irrilevante, dal momento che esistono i refrigeratori. Quanto al vino della Havdalah al termine dello Shabbat che precede TbA vi è l’uso di darlo da bere a un bambino, ma in assenza di questi lo potrà bere un adulto, perché la Havdalah si considera ancora legata allo Shabbat trascorso.
20. Non si fa il bagno completo, a meno che non sia giustificato da ragioni mediche. Alcuni permettono di fare il bagno in acqua fredda o appena tiepida. Si sconsiglia tuttavia senz’altro di recarsi al mare e in piscina onde evitare di mettersi in situazioni potenzialmente rischiose in questi giorni.
21. E’ consentito l’uso del Miqweh fino alla vigilia di TbA con tutti i preparativi richiesti per la Tevilah, perché è un Tzorekh Mitzwah.
22. Vi è l’uso di non acquistare legna a qualsiasi scopo, in memoria del Bet ha-Miqdash distrutto in cui venne meno la catasta di legna sull’Altare.
Le limitazioni relative alla settimana in cui cade TbA non si applicano qualora il digiuno di TbA cada di domenica, anche se posticipato dallo Shabbat.
3. Vigilia di TbA nel pomeriggio.
23. Non si studia Torah, ad eccezione dei testi permessi a TbA, ovvero Eykhah, Iyov e i capitoli “tristi” del libro di Yirmeyahu. Ciò perché, in linea generale, “le prescrizioni di H…. rallegrano il cuore” (Tehillim 19,9).
24. Il pasto ha un ruolo importante nella consolazione di chi è in lutto. Essendo TbA un digiuno, il pasto di lutto viene consumato subito prima che il digiuno cominci. E come nella Se’udat Havraah con cui si rifocillano i dolenti subito dopo la sepoltura si usa mangiare uova sode, simbolo di lutto e continuità, così avviene anche nell’Ultimo Pasto (Se’udah Mafsèqet) che precede TbA. Questa scelta non è peraltro obbligatoria. L’essenziale è che, come afferma la Mishnah, si consumi un solo cucinato e non due. Ai fini del divieto sono considerati due cucinati e perciò proibiti anche se si tratta dello stesso cibo cucinato in due pentole diverse, ma alcuni (Rav ‘Ovadyah Yossef) sono facilitanti su questo. Se invece si tratta di due ingredienti che si usa mangiare assieme (p. es. riso e lenticchie) sono considerati un unico cucinato e permessi. Il latte caldo non è considerato cucinato, dal momento che non muta né il suo nome, né il suo sapore, né il suo aspetto per effetto della bollitura[7]. Il formaggio è considerato crudo finché non viene fuso, nel qual caso non può essere consumato insieme ad altro cucinato: lo Shibbolè ha-Leqet (fonte italiana medioevale) proibisce di mangiare i maccheroni con il formaggio. Sebbene cibi crudi e in particolare la frutta siano permessi a volontà, è bene limitare il più possibile il piacere del palato nell’Ultimo Pasto e consumare lo stretto indispensabile.
25. Durante l’Ultimo Pasto è uso sedersi per terra sopra una semplice stuoia, o su un’asse a non più di 10 cm. dal suolo. Non ci si siede in tre assieme in modo da non dar luogo allo Zimmun. Ciò equivarrebbe alla formulazione di un auspicio affinché l’occasione si ripeta. Si intende per Ultimo Pasto soggetto a queste norme a) quello che si consuma dopo mezzogiorno b) con l’intenzione di non farne più un altro successivamente fino all’inizio del digiuno.
26. Le limitazioni anzidette sono sospese qualora la vigilia di TbA cada di Shabbat. In tal caso è lecito sedersi a tavola e mangiare un pasto “come era solito fare Shelomoh quand’era re”. Occorre solo prestare attenzione a terminare di mangiare entro l’ora del tramonto.
4. TbA.
27. Il fumo è consentito solo in privato nelle ore pomeridiane.
28. Non si indossano scarpe di cuoio, ma è opportuno non andare completamente scalzi. Si usino perciò calzature di pezza: queste richiedono comunque Netilat Yadayim dopo averle indossate. Dal momento che tutti sono in queste condizioni (a differenza del lutto per la perdita di un congiunto), secondo molti non si recita la mattina di TbA la Berakhah she-‘assah li kol tzerakhay che si riferisce appunto alle calzature[8].
29. Non ci si lava: è proibito persino mettere un dito nell’acqua. La Netilat Yadayim del mattino, o dopo essere stati in bagno, va eseguita solo fino all’attaccatura delle dita. Se però ci si è sporcati è permesso lavarsi e pertanto appena alzati si passa con le dita l’acqua sugli occhi. E’ pure permesso lavarsi per ragioni mediche. Chi cucina può risciacquare la carne o la verdura sotto l’acqua come al solito.
30. Non ci si unge con oli e creme, a meno che non si tratti di un atto curativo (p.es. chi abbia graffi in testa). E’ consentito anche per rimuovere dello sporco. Su questa base alcuni (Rav Neventzal) permettono l’uso di deodoranti durante TbA.
31. E’ proibito condividere lo stesso letto della moglie e avere con lei qualsiasi contatto fisico. Alcuni usano mettere un sasso sotto il cuscino per limitare l’agio.
32. Non ci si saluta con la parola Shalom[9], non ci si fanno auguri, né doni, ma la Tzedaqah ai poveri è permessa e persino commendevole[10]. Non si lavora né la sera, né durante il giorno. Per mungere le mucche è meglio servirsi di un non ebreo, altrimenti provveda l’Ebreo stesso[11].
33. “Esiste il minhag di non mettersi a sedere su un sedile, né alla sera, né durante il giorno successivo fin dopo mezzogiorno, ma solo per terra (o su uno sgabello molto basso), mentre nel pomeriggio questo lo si potrà fare[12]. Tutte le altre attività proibite, invece, tali rimangono fino all’uscita delle stelle” (Qitzur Shulchan ‘Arukh).
34. I Tefillin si indossano a TbA, ma dal momento che sono considerati un ornamento alcuni usano rinviare alla seconda metà della giornata, in cui il lutto si attenua. La mattina di TbA è comunque opportuno indossare Tallit e Tefillin a casa propria e così recitare lo Shemà’ e poi andare al Bet ha-Kenesset, senza attendere l’ora di Minchah.
35. C’è chi è più rigoroso e terminato il digiuno la sera ripete la Netilat Yadayim fino al polso non avendo potuto compierla in modo completo al mattino.
36. Terminato il digiuno si reciti la Birkat ha-Levanah (“Benedizione per la Luna crescente”) in allegria, mettendo enfasi particolare sulle parole David Melekh Israel Chay we-Qayyam (“David re d’Israel vive per sempre”). E’ opportuno mangiare qualcosa prima di recitare questa Berakhah.
37. Se il digiuno cade di domenica, il sabato sera si inserisce il consueto brano Attah Hivdalta/Attah Chonantanu nello Shemoneh ‘Esreh. Prima di cominciare Ekhah ci si limita a recitare la Berakhah Borè Meorè ha-Esh (“che crei i luminari di fuoco”) alla vista del lume acceso. Ciò non solo perché fruiamo del lume per la lettura, ma anche per una reazione al testo che dice: “(H.) mi ha messo a sedere al buio” (Ekhah 3, 6). Domenica sera al termine del digiuno si procederà alla Havdalah limitatamente alla Berakhah sul calice di vino (Borè Perì ha-Ghefen) e Ha-Mavdil. Invece la Berakhah sui profumi, istituita per compensare la perdita della “anima addizionale” del sabato, si omette del tutto: il sabato sera perché essi costituiscono un ristoro in contrasto con il lutto e la domenica sera in quanto la compensazione giungerebbe troppo tardi. Chi per qualsiasi ragione sia esentato dal digiuno durante TbA, se cade di domenica è tenuto a recitare Borè Perì ha-Ghefen e Ha-Mavdil prima di mangiare o bere.
5. 10 Av.
L’incendio del Bet ha-Miqdash è stato appiccato nel pomeriggio del 9 Av ed è durato per buona parte del 10 (Ta’anit 29b). Non potendo imporre al pubblico un digiuno di due giorni, i Chakhamim si sono interrogati su quale scegliere: è da considerarsi più tragico il giorno in cui la sciagura è cominciata o quello in cui di fatto si è protratta più a lungo? Il digiuno è stato stabilito per il giorno 9 secondo la prima opinione, ma il lutto non termina completamente prima che sia trascorso il mezzogiorno solare del giorno 10. Gli Ashkenaziti sono più rigorosi e attendono il pomeriggio del 10 per riprendere tutte le funzioni che erano proibite nei giorni che hanno preceduto TbA[13]. Per i Sefarditi resta proibito fino ad allora solo mangiare carne e bere vino. Se però il 9 Av cadeva di Shabbat e il digiuno di TbA è dunque già stato osservato il 10 Av il lutto finisce per tutti l’indomani di prima mattina. Allo stesso modo sarà lecito per gli Ashkenaziti radersi, tagliarsi i capelli e fare il bagno in onore di Shabbat fin dal venerdì mattina se TbA è caduto di giovedì.
Note
[1] La Mishnah (Ta’anit 4,6) fornisce cinque ragioni storiche per il 17 Tammuz e altrettante per il 9 Av. La breccia nelle mura di Yerushalayim da parte dei Babilonesi fu compiuta secondo una tradizione (Yirmeyahu 52, 6-7) il 9 Tammuz e non il 17 (cfr. Ta’anit 28b). Una delle soluzioni proposte al problema della discrepanza è che i Chakhamim, non potendo istituire due digiuni ravvicinati per commemorare eventi analoghi, hanno privilegiato l’anniversario della tragedia più recente (Tur Orach Chayim, 549). Nella storia a noi più vicina è stato associato al 9 Av il ricordo di altre catastrofi: la Cacciata degli Ebrei dalla Spagna (1492) e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914).
[2] Di Shabbat è proibito digiunare (Berakhot 31b). Contrariamente al principio generale per cui si tende ad anticipare il più possibile il compimento di un atto meritorio, nel nostro caso lo si rinvia, perché “non si anticipa una punizione” (Meghillah 5a).
[3] In linea di principio le gestanti e le donne che allattano sono esenti dagli altri digiuni, ma non da TbA.
[4] Nel Talmud (Ta’anit 29b) si discute se i divieti valgono per tutta la settimana anche trascorso il digiuno. La Halakhah è stabilita secondo l’opinione più facilitante.
[5] Per una discussione approfondita di questa materia si veda l’articolo di M. Bleich, “Music during the Sefirah and the Three Weeks” in Tradition 41,1, Primavera 2008.
[6] Cfr. Shulchan ‘Arukh Orach Chayim 242. Dai tempi di ‘Ezrà vale la taqqanah di dedicare il giovedì al bucato per aver abiti lavati in onore dello Shabbat e non il venerdì. Rav ‘Ovadyah Yossef permette oggi con la lavatrice automatica, ma non lo considera un comportamento ideale.
[7] E’ il parere del Ben Ish Chay di Baghdad. Ai nostri tempi Rav Neventzal ritiene che chi considera la pastorizzazione del vino alla stregua di una cottura a tutti gli effetti deve essere rigoroso nel nostro caso.
[8] Le Berakhot di prima mattina come questa vengono recitate per “l’uso del mondo” e quindi indipendentemente dal comportamento personale di che le recita. E’ sufficiente che vi siano altri che si attengano a esse. E’ pertanto accettato che chi è personalmente in lutto e non calza scarpe di cuoio recita comunque questa Berakhah vedendo gli altri farlo. Ma se il divieto vale per tutti, come a TbA, si discute sul permesso di includere la Berakhah. Alcuni sostengono che vada recitata comunque, perché la Halakhah consente a chi transita in mezzo a non ebrei di indossare scarpe di cuoio per non divenire oggetto di scherno.
[9] Secondo alcuni questa è una delle ragioni per cui la mattina di TbA non si recita la Birkat Kohanim che termina con le parole: “e metta su di te la pace” (‘Iqqarè ha-Dat). In lingua italiana l’unico saluto ammissibile in quanto non contiene né un augurio, né una indagine sulla salute dell’interlocutore potrebbe essere “ciao”, che è una deformazione dialettale di “schiavo (tuo)”. Se qualcuno saluta diversamente, gli si risponde “a mezza bocca e capo chino”.
[10] Cfr. Berakhot 6b e Rashì ad loc.: “Il premio per i poveri che hanno digiunato è la Tzedaqah” che si distribuiva loro verso sera. In Sanhedrin 35a si interpreta il verso: “come si è prostituita la città (di Yerushalayim) un tempo fedele, ripiena di giustizia, in cui la Tzedaqah pernottava, mentre ora si uccide” tratto dalla Haftarah dello Shabbat che precede TbA (Yesha’yahu 1,21) nel senso che qualsiasi digiuno in cui ci si astenga dal dare Tzedaqah ai poveri è come se li si uccidesse, perché fin da antico essi si aspettavano di riceverla in queste occasioni.
[11] Perché il divieto di provocare sofferenza negli animali secondo molte opinioni è di origine biblica (Bavà Metzi’à 32) e pertanto più forte delle disposizioni di lutto di TbA che sono di origine rabbinica.
[12] In base al principio Miqtzat ha-yom ke-khullò (“una parte del giorno vale per il tutto”) che si applica in alcune situazioni, specie di lutto. Peraltro limitare minhaghim di lutto a parte della giornata di TbA è giustificato anche dal fatto che questa giornata è considerata festiva per alcuni versi. Per esempio non vi si recitano le preghiere penitenziali (tachannunim), in quanto è chiamata mo’ed (cfr. Ekhah 1,15). Le ragioni sono due: a) il fatto che il S.B. abbia scagliato la sua ira sui “legni e pietre” del Bet ha-Miqdash, anziché distruggere il popolo ebraico, è motivo di consolazione; b) un Midrash afferma che il giorno di TbA nasce il Mashiach (Yerushalmì Berakhot 2,4; Ekhah Rabbà 1,57; 2,16). Questo Midrash fornì un motivo di sollievo particolare nell’epoca imperiale in cui era stato proibito agli Ebrei di visitare le rovine del Tempio a Yerushalayim con la sola eccezione del giorno di TbA. “La nascita del Mashiach non va qui intesa alla lettera: a partire dal momento stesso in cui la Distruzione è avvenuta la Provvidenza ha cominciato a predisporre nelle generazioni future le circostanze che renderanno possibile la Redenzione d’Israele” (R. Chayim David ha-Levy, Meqor Chayim ha-Shalem, 4, p. 194)
[13] Il Pachad Itzchaq (s.V. Tevilah be-Tish’ah be-Av) e ‘Iqqarè ha-Dat (O.Ch. 28,19) riportano una controversia fra i Rabbini emiliani del Settecento se permettere la Tevilah alla fine di Tish’ah be-Av per due motivi: l’affaticamento conseguente al lungo digiuno e le difficoltà di prepararsi adeguatamente. I Rabbini di Lugo erano più rigorosi, mentre a Ferrara e a Modena era uso permettere fin dai tempi del Rav Avraham Yossef Graziano.