Da un mese Mosca ha intrapreso una campagna militante mediatica anti israeliana per lavarsi la coscienza dei crimini umanitari commessi contro Kyjiv, cercando così di spostare l’attenzione globale dalla guerra in Ucraina
Dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre e lo scoppio del conflitto in Medio Oriente, la Russia ha iniziato a giocare la carta dell’antisionismo (in molti casi, dell’antisemitismo puro) per dare nuova linfa alla macchina della propaganda di stato. La retorica putiniana esce indebolita dal lungo stallo militare in Ucraina ed è per questo che il Cremlino ha un bisogno disperato di nuove parole d’ordine, tanto estreme quanto sconnesse e incoerenti.
Così, dopo la battaglia per la denazificazione a cui si è aggiunta la crociata per i valori tradizionali contro l’Occidente degenerato, il Paese che ha scritto “I Protocolli dei Savi di Sion” rispolvera la storia dell’ebreo cattivo per giustificare la guerra contro il governo di Kyjiv. Propagandisti di regime, ufficiali dello stato maggiore, neonazisti dichiarati e una serie di canali Telegram dedicati alla diffusione di fake news compongono la rete antisemita di Vladimir Putin, una rete che da più di un mese ha avviato una campagna martellante per sfruttare la questione israeliana al fine di indebolire l’Europa e gli Stati Uniti. L’accusa principale rivolta contro i paesi occidentali è quella di aver adottato un “doppio standard” tra la risposta militare di Israele e l’invasione russa: «l’Occidente condanna ed esagera le azioni della Russia in Ucraina mentre minimizza i crimini israeliani a Gaza» ha dichiarato Kirill Semenov, analista del Russian International Affairs Council (think thank accademico filogovernativo) sostenendo quanto il doppio standard sia «ovvio».
A questo approccio vittimistico si aggiunge una colpevolizzazione di Israele che ribalta la realtà; un esempio surreale è stato offerto da Vladimir Solovyov, conduttore di punta del regime e megafono della «guerra santa contro i satanisti», che commentando i bombardamenti israeliani ha sentenziato «stanno radendo al suolo Gaza […] noi russi non combattiamo così, nemmeno lontanamente». Il bombardamento di Gaza è diventato il cavallo di battaglia di Solovyov che rincarando la dose afferma: «Spero che l’Occidente smetta di parlare delle brutalità dell’armata russa. Volete le brutalità? Guardate l’esercito israeliano […] Ora vi è chiara la differenza tra una guerra e un’operazione militare speciale». Non importa ricordare l’ampia documentazione dei bombardamenti sui civili da parte dell’esercito russo, per la Tv di stato putiniana Israele è diventato il termine di paragone per lavarsi la coscienza e negare la realtà, tanto che i più accaniti guerrafondai contro l’Ucraina si sono riscoperti pacifisti.
Ad affiancare Solovyov troviamo personaggi come Margarita Simonyan, caporedattrice di Russia Today, principale diffusore di fake news filorusse in Europa fino alla messa al bando nel 2022, e Olga Skabeyeva – soprannominata “la bambola di ferro di Putin Tv» per i suoi attacchi contro l’opposizione democratica – che ha definito quella di Israele una guerra «contro i mussulmani», una carneficina che ha tra i suoi principali responsabili gli Stati Uniti di Joe Biden perché «solo gli americani possono fermare questo bagno di sangue, ma al momento stanno facendo tutt’altro».
A fare da contraltare a questa narrazione finto-pacifista c’è la galassia neonazista russa e in particolare il gruppo Rusich – unità paramilitare di estrema destra attiva in Donbas dal 2014 e impegnata nella guerra contro Kyjiv sotto il comando della Wagner – che sul suo canale Telegram ha commentato entusiasticamente gli attentati di Hamas del 7 ottobre («è un peccato non poter partecipare»). Al gruppo del neonazista Milkacov si aggiunge il canale nazionalista Grey Zone che invoca la «demilitarizzazione e la denazificazione di Israele» augurandosi lo sterminio di massa della popolazione ebraica.
Le posizioni deliranti degli opinionisti russi sono accompagnate dalla diffusione sistematica di fake news sul conflitto, un’operazione finalizzata a inquinare i pozzi e mettere in discussione i media che dal 24 febbraio 2022 documentano le stragi russe in Ucraina; l’esempio più plateale è un articolo pubblicato da Komsomolskaya Pravda dal titolo “La Buča di Israele” in cui si paragonano le decapitazioni dei bambini israeliani da parte di Hamas al massacro di Buča perpetrato dall’esercito russo nel marzo 2022. Per i giornalisti del regime, entrambi sarebbero dei falsi creati ad arte dall’Occidente per infangare i suoi avversari.
Altre fake news avallate dal governo riguardano il presunto utilizzo delle armi destinate all’Ucraina nel conflitto, tesi sostenuta dallo stesso Vladimir Putin e dall’ex premier Dmitrij Medvedev – «le armi date al regime neonazista ucraino vengono usate attivamente in Israele» – così come il rilancio dei comunicati di Hamas come uniche fonti di informazione sui principali casi di cronaca (il Cremlino ha immediatamente attribuito allo Stato di Israele la responsabilità per il bombardamento dell’ospedale di Gaza). In un articolo pubblicato dal Carnegie Endowment for International Peace, il giornalista ed ex diplomatico Alexander Baunov ha spiegato le ragioni dietro questa operazione di Vladimir Putin: accomunando Israele e Ucraina, si fortifica l’idea avallata dal regime russo di una contrapposizione tra il vecchio ordine mondiale (trainato da Stati Uniti e Unione Europea) e il mondo multipolare di cui la Russia rappresenterebbe la testa di ponte, un blocco che coinvolgendo i paesi in via di sviluppo includerebbe per forza di cose anche il mondo arabo, o meglio, quella parte di mondo arabo ferocemente anti-occidentale.
È per questo delirio geopolitico che oltre a rinsaldare i legami con la teocrazia di Teheran, Vladimir Putin ha accolto una delegazione di Hamas al Cremlino lo scorso mese, elevando l’organizzazione terroristica a interlocutore nel Medio Oriente. Un mix di duginismo – l’occhiolino all’Islam radicale come custode dei valori tradizionalisti contro il liberalismo euroatlantico – e di terzomondismo anti-americano per cercare di coprire tutte le fazioni dell’area anti-occidentale. Da sola, la retorica putiniana è talmente sgangherata che non basta il nemico ebreo per reggerla in piedi, è per questo che il vero obiettivo della Russia è un altro: sperare che la questione israeliana monopolizzi l’attenzione dell’opinione pubblica, contribuendo al disinteresse per la guerra scatenata contro l’Ucraina. Un motivo più che valido per continuare a denunciare il regime di Putin.
https://www.linkiesta.it/2023/11/putin-antisemitismo-israele-gaza-geopolitica/