4 Avot Neziqin – Principi generali e ambiti di applicazione
Come abbiamo visto la scorsa settimana, l’obbligo di risarcimento per il danno deriva da un difetto nella sorveglianza di ciò che provoca il danno. La seconda Mishnàh del primo capitolo di Bavà Qamà (1) si sofferma su questo aspetto: quando ho l’obbligo di sorvegliare qualcosa, se c’è un danno sono obbligato a risarcire. Quando sono obbligato a risarcire parzialmente, ricade su di me il risarcimento completo. Bertinoro (2) spiega di cosa si sta parlando: se non ho sorvegliato come si deve e c’è stato un danno sono stato io a creare i presupposti, e per questo devo risarcire. Ad esempio si parla del caso in cui ho consegnato un toro a un sordomuto, a un pazzo o a un minore. In questo caso si deve risarcire perché la sorveglianza non era adatta.
La Ghemarà (secondo l’opinione di Resh Laqish a nome di Chizqiàh) dice che si parla di un caso in cui il toro era legato e la buca coperta, poiché queste categorie di sorveglianti hanno la capacità di scogliere il toro o togliere la copertura. Visto che si è affidato a sorveglianti non all’altezza è tenuto a risarcire in caso di danno.
Lo stesso dicasi (3) quando sono responsabile solamente di una parte del danno, per esempio se c’era un pozzo profondo nove palmi, profondità che non può provocare la morte di un animale in base a quanto abbiamo visto. Se ho scavato per la profondità di un ulteriore palmo, arrivando a dieci, e rendendo possibile la morte di un animale, sebbene all’atto pratico abbia scavato solamente un palmo, se un animale vi cade dentro e muore sono responsabile per la totalità del danno. Se non muore, ma viene danneggiato, c’è una discussione fra i tannaim in merito, ma anche in questo caso chi ha scavato l’ultimo palmo è tenuto a risarcire (4).
La Mishnàh poi si occupa dei beni per i quali sono tenuto a risarcire:
a) beni per i quali non c’è meilàh (vale a dire beni non consacrati ) (5) La Toràh infatti parla di shor re’eu (toro del suo prossimo), ad escludere pertanto tori consacrati. C’è un caso particolare che è quello dei qodashim qalim (sacrifici che vengono consumati dai proprietari). Per questi, visto che sono considerati beni degli offerenti c’è obbligo di risarcimento. Per gli altri sacrifici, trattandosi di me’ilàh (godimento di un bene consacrato), si deve portare un sacrificio per avere goduto di un bene consacrato, ma si è esentati dal risarcimento.
b) beni appartenenti ad ebrei (se si tratta di beni di non ebrei, sono esente) (6)
c) beni che abbiano un proprietario (perché se viene danneggiato un bene che non appartiene a nessuno si è esenti da risarcimento) (7). Perché riportare questo caso, se non c’è nessuno a citare in tribunale visto che il toro non appartiene a nessuno? Si vuole indicare il principio che il toro deve avere un proprietario sia quando ha danneggiato, sia quando si è stati chiamati in giudizio. Infatti se un toro senza proprietario ha danneggiato Reuven e poi Shim’on ne è divenuto il proprietario, Sim’on non è tenuto a pagare. Ugualmente se il toro di Shim’on ha danneggiato e prima di essere chiamato in giudizio Shim’on ha rinunciato alla proprietà, Shim’on non è tenuto a risarcire.
Ci sono delle esclusioni per quanto concerne l’applicabilità di questi principi:
a) non si applicano nella proprietà di chi provoca il danno (8). Se il toro di Shim’on si introduce nella proprietà di Reuven ed il toro di Reuven lo danneggia, Reuven è esente, perché il toro di Shim’on non aveva il permesso di entrare. Ma se Reuven danneggia Shim’on allora deve risarcire, perché è vero che Shim’on non aveva il diritto di entrare, ma Reuven avrebbe potuto farlo uscire, ma non aveva alcun permesso di danneggiarlo.
b) la proprietà comune del danneggiatore e del danneggiato: per esempio un cortile comune. In questo caso se un toro danneggia tramite shen o reghel si è esentati dal risarcimento, ma se si tratta di qeren si è sempre tenuti a risarcire.
L’ultima frase della Mishnàh, analoga a quella della Mishnàh precedente, serve ad includere il qeren, che non era stato incluso nella Mishnàh precedente (9, ghemarà).
La terza mishnàh (10) prosegue con dei principi generali: la stima del denaro o dei suoi equivalenti non avviene se non di fronte ad un Bet Din, per mezzo di testimoni liberi ed ebrei. Le regole dei danni si applicano allo stesso modo anche per le donne. Chi danneggia e chi viene danneggiato partecipano del risarcimento.
La stima del risarcimento avviene sempre attraverso una valutazione economica. Difatti potrebbero esistere dei casi in cui il danneggiato infligge a sua volta un danno al danneggiatore. Ad esempio si potrebbe verificare che la mucca di Reuven calpesta un vestito di Shim’on nella sua proprietà e per questo deve risarcirlo. Successivamente la stessa mucca inciampa sul vestito di Shim’on che era nella proprietà pubblica (si tratta di una forma di Bor nella proprietà pubblica – 12). Si potrebbe essere portati a dire che questo ha danneggiato e l’altro altrettanto e sono pari. Questo è valido anche quando i danni sembrano uguali, infatti tramite la stima si ottiene una maggiore precisione (13) La Mishnàh invece ci insegna che vengono valutati i danni e chi ha danneggiato maggiormente risarcisce l’altro (11).
Quando si paga un danno tramite i beni degli orfani non si riscuote se non dai loro beni immobili, che sono l’equivalente del denaro, e non dai beni mobili che sono denaro a loro volta, visto che “se non si vende qui può essere venduto in un altro posto (14).
La stima ed il pagamento devono avvenire di fronte ad un tribunale composto da esperti (15).
Le testimonianze non devono essere effettuate da schiavi o non ebrei (16).
Nei danni uomini e donne sono in tutto e per tutto equiparati, siano esse a danneggiare o danneggiate (17).
Può avvenire che il danneggiato partecipi al pagamento del danno.Ad esempio la carcassa dell’animale che ha danneggiato spetta al danneggiato e questa può deprezzarsi fra il momento del danno ed il giudizio, e può verificarsi che il danneggiatore non paga né la metà del danno che spetterebbe nel caso di un toro non abituato ad incornare, né il danno completo del toro che ha questa abitudine. In questi casi il danneggiato concorre al pagamento del danno (18).
Nella ghemarà Rav Papà e Rav Hunà discutono sulla natura del risarcimento dello Shor Tam (toro non abituato ad incornare): secondo Rav Papà si tratta di mamon, nel senso che il risarcimento è dovuto, visto che in generale i tori sono portati ad incornare, e pertanto devono essere sorvegliati e se incornano il padrone deve pagare il danno intero, solo che la Toràh ha avuto pietà del padrone, visto che il toro non aveva mostrato questa abitudine. Secondo Rav Hunà invece quello dello Shor tam è una multa inflitta dai chakhamim. In generale i tori non hanno bisogno di sorveglianza ed il padrone pertanto non sarebbe tenuto a pagare, solo che la Toràh lo ha multato affinché sorvegliasse il suo toro.
Secondo l’opinione di Rav Papà la nostra mishnàh si spiega letteralmente, nel senso che il danneggiato contribuisce al pagamento del danno, per Rav Hunà invece dobbiamo parlare di deprezzamento della carcassa.
מקורות
M=Mishnàh B=Bertinoro TYT= Tosfot Yom tov
(1) M כָּל שֶׁחַבְתִּי בִשְׁמִירָתוֹ, הִכְשַׁרְתִּי אֶת נִזְקוֹ. הִכְשַׁרְתִּי בְמִקְצָת נִזְקוֹ, חַבְתִּי בְתַשְׁלוּמִין כְּהֶכְשֵׁר כָּל נִזְקוֹ. נְכָסִים שֶׁאֵין בָּהֶם מְעִילָה , נְכָסִים שֶׁל בְּנֵי בְרִית, נְכָסִים הַמְיֻחָדִים, וּבְכָל מָקוֹם חוּץ מֵרְשׁוּת הַמְיֻחֶדֶת לַמַּזִּיק וּרְשׁוּת הַנִּזָּק וְהַמַּזִּיק. וּכְשֶׁהִזִּיק, חָב הַמַּזִּיק לְשַׁלֵּם תַּשְׁלוּמֵי נֶזֶק בְּמֵיטַב הָאָרֶץ:
(2) B הִכְשַׁרְתִּי אֶת נִזְקוֹ. אִם לֹא שְׁמַרְתִּיו כָּרָאוּי וְהִזִּיק, אֲנִי הוּא שֶׁהִכְשַׁרְתִּי וְזִמַּנְתִּי אוֹתוֹ הֶזֵּק, וַאֲנִי חַיָּב עָלָיו. כְּגוֹן הַמּוֹסֵר שׁוֹרוֹ לְחֵרֵשׁ שׁוֹטֶה וְקָטָן, חַיָּב, שֶׁעָלָיו הָיָה מֻטָּל שְׁמִירַת שׁוֹרוֹ וַהֲרֵי לֹא שְׁמָרוֹ כָּרָאוּי לוֹ:
(3) B הִכְשַׁרְתִּי בְמִקְצָת נִזְקוֹ וְכוּ’. וְאִם תִּקַּנְתִּי וְזִמַּנְתִּי מִקְצָת הַנֶּזֶק, אַף עַל פִּי שֶׁלֹּא זִמַּנְתִּי וְתִקַּנְתִּי אֶת כֻּלּוֹ, נִתְחַיַּבְתִּי עָלָיו כְּאִלּוּ זִמַּנְתִּיו כֻּלּוֹ. כְּגוֹן הַחוֹפֵר בּוֹר תִּשְׁעָה בִּרְשׁוּת הָרַבִּים וּבָא אַחֵר וְהִשְׁלִימוֹ לַעֲשָׂרָה, וְנָפַל שָׁמָּה שׁוֹר אוֹ חֲמוֹר וָמֵת, הָאַחֲרוֹן חַיָּב, אַף עַל פִּי שֶׁלֹּא תִּקֵּן אֶלָּא מִקְצָת הַנֶּזֶק, כְּאִלּוּ עָשָׂה כָּל הַנֶּזֶק, כֵּיוָן דִּבְתִשְׁעָה לֵיכָּא מִיתָה:
(4) TYT אֲבָל אִם נִזָּק, פְּלִיגֵי תַּנָּאֵי. וּמִכָּל מָקוֹם פָּסְקוּ כְּמַאן דְּאָמַר אַף לִנְזָקִין הָאַחֲרוֹן חַיָּב. וְהַטַּעַם מִפְּנֵי שֶׁהָאַחֲרוֹן הֶעֱתִיקוֹ מִמִּדַּת נְזָקִין לְמִדַּת מִיתָה, וּמִפְּנֵי כָּךְ חַיָּב בַּכֹּל. הַמַּגִּיד מִשְׁנֶה:
(4) B נְכָסִים שֶׁאֵין בָּהֶם מְעִילָה. וְעַל אֵיזֶה נְכָסִים אֲנִי חַיָּב לְשַׁלֵּם אִם הִזַּקְתִּי, עַל נְכָסִים שֶׁאֵין בָּהֶם מְעִילָה, כְּגוֹן נְכָסִים שֶׁאֵינָן הֶקְדֵּשׁ. שֶׁאִם הִזַּקְתִּי נְכָסִים שֶׁל הֶקְדֵּשׁ אֵינִי חַיָּב לְשַׁלֵּם, דִּכְתִיב שׁוֹר רֵעֵהוּ וְלֹא שׁוֹר שֶׁל הֶקְדֵּשׁ. וְהוּא הַדִּין לְכָל שְׁאָר נְזָקִים:
(5) B נְכָסִים שֶׁהֵם שֶׁל בְּנֵי בְרִית. שֶׁאִם הִזִּיק נְכָסִים שֶׁל נָכְרִי, פָּטוּר:
(6) B נְכָסִים הַמְיֻחָדִים. שֶׁיֵּשׁ לָהֶם בְּעָלִים מְיֻחָדִים, שֶׁאִם הִזִּיק נְכָסִים שֶׁל הֶפְקֵר, פָּטוּר
(7) B חוּץ מֵרְשׁוּת הַמְיֻחֶדֶת לַמַּזִּיק. בְּכָל מָקוֹם שֶׁהִזִּיקוּ נְכָסָיו אֶת נִכְסֵי חֲבֵרוֹ, חַיָּב הַמַּזִּיק, חוּץ מֵרְשׁוּת הַמְיֻחֶדֶת לַמַּזִּיק. שֶׁאִם נִכְנַס שׁוֹר נִזָּק בִּרְשׁוּת הַמַּזִּיק וְהִזִּיקוֹ שׁוֹר הַמַּזִּיק, פָּטוּר, דְּאָמַר לֵיהּ תּוֹרְךָ בִּרְשׁוּתִי מַאי בָּעֵי. וְדַוְקָא כְּשֶׁהִזִּיקוּ נְכָסָיו, אֲבָל הַמַּזִּיק עַצְמוֹ שֶׁחָבַל בַּחֲבֵרוֹ, אַף עַל פִּי שֶׁהוּא עוֹמֵד בִּרְשׁוּתוֹ, חַיָּב, דְּאָמַר לֵיהּ הַנֶּחְבָּל נְהִי דְּאִית לָךְ רְשׁוּתָא לְאַפּוֹקֵי, לְאַזּוֹקֵי לֵית לָךְ רְשׁוּתָא:
(8) B וּרְשׁוּת הַמְיֻחֶדֶת לַנִּזָּק וְלַמַּזִּיק, כְּגוֹן חָצֵר שֶׁל שְׁנֵיהֶם, וְהִזִּיק שׁוֹרוֹ שֶׁל אֶחָד מֵהֶם בְּאוֹתָהּ חָצֵר בְּשֵׁן וָרֶגֶל, פָּטוּר. וְהוּא שֶׁתִּהְיֶה אוֹתָהּ חָצֵר מְיֻחֶדֶת לִשְׁוָרִים גַּם כֵּן. אֲבָל אִם הָיְתָה מְיֻחֶדֶת לְפָרוֹת וְלֹא לִשְׁוָרִים, וְהִזִּיק בְּשֵׁן וָרֶגֶל, חַיָּב. וְאִם הִזִּיק בְּקֶרֶן, בְּכָל עִנְיָן חַיָּב:
(9) TYT לַאֲתוֹיֵי קֶרֶן, דִּכְתִיב כִּי יִגַּח, וְאֵין נְגִיחָה אֶלָּא בְּקֶרֶן כוּ’. גְּמָרָא
(10) M שׁוּם כֶּסֶף, וְשָׁוֶה כֶסֶף, בִּפְנֵי בֵית דִּין, וְעַל פִּי עֵדִים בְּנֵי חוֹרִין בְּנֵי בְרִית. וְהַנָּשִׁים בִּכְלָל הַנֶּזֶק. וְהַנִּזָּק וְהַמַּזִּיק בַּתַּשְׁלוּמִין:
(11)B שׁוּם כֶּסֶף. שׁוּם זֶה שֶׁל נְזָקִים לֹא יְהֵא אֶלָּא בְּכֶסֶף. שֶׁיְּהוּ בֵּית דִּין שָׁמִין כַּמָּה שָׁוֶה הַנֶּזֶק וְכָךְ יְשַׁלֵּם לוֹ. וְאִם הִזִּיקָה פָּרָתוֹ שֶׁל רְאוּבֵן טַלִּיתוֹ שֶׁל שִׁמְעוֹן שֶׁדָּרְסָה עָלָיו בִּרְשׁוּת הַנִּזָּק וּשְׁבָרַתּוּ, וְאַחַר כָּךְ אֵרַע שֶׁנִּשְׁבְּרָה רַגְלָהּ שֶׁל פָּרָה זוֹ שֶׁל רְאוּבֵן בְּטַלִּיתוֹ שֶׁל שִׁמְעוֹן בִּרְשׁוּת הָרַבִּים דַּהֲוֵי נַמִּי בּוֹר בִּרְשׁוּת הָרַבִּים , אֵין אוֹמְרִים הוֹאִיל וְזֶה הִזִּיק וְזֶה הִזִּיק יָצָא הֶזֵּקוֹ שֶׁל זֶה בְּהֶזֵּקוֹ שֶׁל זֶה, אֶלָּא שָׁמִין שְׁנֵי הַנְּזָקִים בְּדָמִים, וּמִי שֶׁהִזִּיק לַחֲבֵרוֹ יוֹתֵר, יְשַׁלֵּם :
(12) TYT שֶׁכָּל מָמוֹנוֹ שֶׁל הַמַּזִּיק בְּמָקוֹם שֶׁמֻּנָּח שָׁם דּוֹמֶה לְבוֹר וְהָוֵי תּוֹלָדְתּוֹ:
(13) TYT וַאֲפִלּוּ הָיָה נִרְאֶה שֶׁהַנְּזָקִין שָׁוִין, לֹא אָמְרִינַן יֵצֵא זֶה בָּזֶה בְּלֹא שׁוּמָא. לְפִי שֶׁמִּתּוֹךְ הַשּׁוּמָא יַעֲלֶה בְּדִקְדּוּק כוּ’. נִמּוּקֵי יוֹסֵף:
(14)B וְשָׁוֶה כֶסֶף. וּכְשֶׁבָּאִים לְשַׁלֵּם הַהֶזֵּק מִנִּכְסֵי הַיְתוֹמִים, לֹא יִפְרְעוּ אֶלָּא מִן הַקַּרְקָעוֹת שֶׁהֵם שָׁוֵה כֶּסֶף, וְלֹא מִמִּטַּלְטְלִין שֶׁהֵם עַצְמָם כֶּסֶף. דְּכָל מִידֵי דְּמִטַּלְטֵל חָשׁוּב כְּאִלּוּ הוּא כֶּסֶף, דְּאִי לֹא מִזְדְּבַן הָכָא מִזְדְּבַן בְּמָתָא אַחֲרִיתִי:
(15) B בִּפְנֵי בֵּית דִּין. וְהַשּׁוּמָא וְהַתַּשְׁלוּמִין שֶׁל נְזָקִים לֹא יִהְיוּ אֶלָּא בִּפְנֵי בֵּית דִּין מֻמְחִין, וְלֹא בִּפְנֵי בֵּית דִּין שֶׁל הֶדְיוֹטוֹת:
(16)B וְעַל פִּי עֵדִים בְּנֵי חוֹרִין וּבְנֵי בְרִית. לַאֲפוֹקֵי עֲבָדִים וְנָכְרִים שֶׁאֵינָם כְּשֵׁרִים לְעֵדוּת שֶׁל נְזָקִין:
(17) B וְהַנָּשִׁים בִּכְלָל הַנֶּזֶק. בֵּין שֶׁהִזִּיקָה הִיא אֶת אֲחֵרִים, בֵּין שֶׁאֲחֵרִים הִזִּיקוּהָ, דִּין הָאִישׁ וְדִין הָאִשָּׁה שָׁוִין בִּנְזָקִין:
(18) B וְהַנִּזָּק וְהַמַּזִּיק בַּתַּשְׁלוּמִין. פְּעָמִים שֶׁהַנִּזָּק שַׁיָּךְ עִם הַמַּזִּיק בַּתַּשְׁלוּמִין שֶׁל נִזָּק. כְּגוֹן אִם פָּחֲתָה הַנְּבֵלָה מִשְּׁעַת מִיתָה עַד שְׁעַת הַעֲמָדָה בַּדִּין, שֶׁפְּחַת נְבֵלָה דְּנִזָּק הוּא, בֵּין בְּתָם בֵּין בְּמוּעָד, וְנִמְצָא שֶׁאֵין הַמַּזִּיק מְשַׁלֵּם לוֹ אֲפִלּוּ אוֹתוֹ חֲצִי נֶזֶק שֶׁזִּכְּתָה לוֹ תּוֹרָה אִם הוּא תָּם, אוֹ נֶזֶק שָׁלֵם אִם הוּא מוּעָד, הֲרֵי שֶׁהַנִּזָּק הוּא מַפְסִיד וְשַׁיָּךְ בְּתַשְׁלוּמִין הַלָּלוּ עִם הַמַּזִּיק: