Ben Ish Chay, anno I P. Emor, salvo dove diversamente indicato
- 1) Si deve fare attenzione a spezzare il pane nel punto in cui è cotto meglio. Solo un anziano, che non è in grado di mangiare quella parte, perché è troppo dura, lo spezzi nella parte più morbida. Inizi a tagliare il pane prima della berakhah, e lo spezzi solo dopo averla recitata. Di Shabbat invece inizi a tagliare dopo aver recitato la berakhah (KYY 167,2).
- I Maestri hanno affermato (Berakhot 52b) che subito dopo la netilat yadaim bisogna iniziare il pasto, perciò è proibito occuparsi di qualsiasi cosa, persino esaminare una moneta o vedere l’orologio, dopo il lavaggio, perché lo distoglierebbe dal pasto. A priori tuttavia è permesso occuparsi di operazioni semplici (KYY 166,3) Allo stesso modo faccia attenzione a non parlare fra il lavaggio delle mani e l’ha-motzì, ed anzi si eviti anche di rimanere in silenzio, ma subito dopo avere asciugato le mani benedica e spezzi il pane. A posteriori tuttavia è permesso, ma faccia attenzione a non attendere fra la netilat yadaim e l’ha-motzì il tempo necessario a percorrere 22 ammot, ed è necessaria molta sollecitudine per fare attenzione a tale aspetto. Se tuttavia i commensali sono molti, si attenda che terminino il lavaggio, anche se il tempo necessario per completare l’operazione è superiore a quello in cui si percorrono 22 ammot (KYY 166,2).
- E’ proibito spostarsi da una casa all’altra, anche se il percorso è breve. In particolare si faccia attenzione a non portare sale o fazzoletti da una stanza all’altra. Tuttavia, a posteriori è permesso.
- Prima di ogni pasto si reciti il salmo “Mizmor leDavid H. roì”, che contiene 57 parole, che è la ghematrià di “zan – nutre”, affinché non manchi sostentamento materiale e spirituale. Alcuni usano recitare altri passi. Certamente questi brani andrebbero pronunciati prima del lavaggio delle mani. L’uso comune è però quello di recitare il salmo prima dell’ha-motzì, e, anche se alcuni dissentono perché costituisce un’interruzione fra il lavaggio delle mani e l’ha-motzì, non si deve riprendere chi si comporta in questo modo.
- Non si reciti la berakhah sul pane sino a quando non lo si è afferrato (KYY 167,8). Si pongano le mani sul pane, di modo tale che siano poggiate le dieci dita, che corrispondono alle dieci mitzwot legate al pane: 1) non far arare assieme il toro e l’asino; 2) mescolanze nella semina; 3) leqet; 4) shikchah; 5) peah; 6) bikkurim; 7) terumah; 8) ma’aser rishon; 9) ma’aser shenì o ma’aser ‘anì; 10) challah. Inoltre vi sono dieci operazioni dall’aratura sino alla cottura al forno. Dieci sono poi le parole della barakhah del pane, e del verso (Tehillim 145,15) “’enè khol elekha iesabberu”.
- Se si indossano dei guanti, si tolgano quando si recita l’ha-motzì. Se si porta il gesso non è necessario rivolgersi a qualcun altro per spezzare il pane (KYY 167,9).
- Non si spezzi il pane nel punto in cui una pagnotta è unita ad un’altra in forno, perché potrebbe sembrare incompleto, e non lo spezzi altresì in un punto in cui c’è una fenditura, anche se è ben cotto in quel punto. Il padrone di casa spezzi il pane personalmente. Se si vuole onorare tuttavia un ospite importante è permesso concederglielo, e questo è l’uso.
- E’ bene recitare l’ha-motzì su un pane intero (KYY 168,1). Durante i giorni feriali, se mangia da solo, spezzi un pane dal volume superiore a quello di un’oliva, ma non superiore a quello di un uovo. Di Shabbat si può usare un pane più grande in onore dello Shabbat. Se ha a disposizione un pane intero, lo usi anche nei giorni feriali (KYY 167,4). Nei giorni feriali, se mangia con gli altri familiari, può utilizzare un pane più grande per dare un kezait a ciascuno dei commensali. I commensali non possono assaggiare il pane prima di chi lo ha spezzato. Per questo chi spezza il pane prima mangi, e poi distribuisca il pane agli altri. Chi recita la berakhah mangi subito, e non tagli interamente il pane per gli altri commensali prima di avere mangiato (KYY 167,10).
- Chi spezza il pane reciti la berakhah a voce alta per fare uscire d’obbligo i commensali, affinché la possano ascoltare interamente, mettendo intenzione di di farli uscire d’obbligo per mezzo della propria benedizione, e questi intendano uscire d’obbligo tramite la sua benedizione. Alcuni usano, quando recitano una benedizione per fare uscire d’obbligo altri, pronunciare questa formula: “ecco ho intenzione di fare uscire d’obbligo tutti coloro che ascoltano la mia voce in questa benedizione”, ed è un buon uso, perché è possibile che non si metta particolare attenzione alla benedizione che si recita, e in questo modo si farà di certo attenzione. I commensali rispondano a voce alta amen (e non Barukh Hù uvarukh shemò – KYY 167,11), cosicché anche chi ha spezzato il pane possa uscire d’obbligo per la risposta. Se un commensale ritiene che chi ha spezzato non abbia recitato la benedizione a dovere (perché l’ha pronunciata male o per via della mancata intenzione di far uscire d’obbligo altri), reciti la benedizione di nuovo a voce bassa, senza destare sospetti nel padrone di casa, pro bono pacis. Lo stesso vale, ove necessario, per un figlio che mangia alla mensa del padre.
- E’ mitzwah portare del sale e intingervi il pane (tre volte secondo la dottrina mistica). Sia il termine lechem che melach, che sono composti dalle medesime lettere, hanno un valore numerico (78) triplo rispetto al Tetragramma. Se si è recitata la berakhah del pane e non vi è del sale in tavola, non si attenda che lo portino, ma si spezzi il pane e lo si mangi. Successivamente, prima della birkat ha-mazon, lo si mangi intingendolo nel sale, perché la mensa è paragonata all’altare ed i sacrifici erano sempre accompagnati dal sale.
- Non si lanci il pane davanti ai commensali, ma lo si ponga di fronte a loro, senza tuttavia darlo in mano, perché lo si consegna in mano solo a coloro che sono in lutto.
- Non si dia da mangiare il pane su cui si è recitata la berakhah ad animali domestici puri, e agli animali impuri non dia alcunché dei cibi presenti a tavola.
- Non si mangi il pane dell’ha-motzì sino a quando i commensali hanno terminato di rispondere amen. Non si parli, neanche rispondendo amen al qaddish, dopo aver recitato la berakhah, prima di mangiare (Rav Ovadiah Yosef dissente e ritiene che si debba rispondere amen al qaddish o a una berakhah, KYY 166,1). Se tuttavia si è parlato di cose attinenti al pasto (a.e. portate il sale) non è necessario ripetere la berakhah; tuttavia a priori è necessario fare attenzione.
- Non si parli finché non si è inghiottito il pane. Se tuttavia si è parlato prima di inghiottire, non è necessario ripetere la berakhah.
- Se dopo aver recitato la berakhah si è detto di dare da mangiare agli animali, non bisogna tornare a ripetere la berakhah, perché è considerato un discorso collegato al pasto.
- Se i commensali hanno parlato dopo che chi ha spezzato il pane ha recitato la berakhah, c’è una discussione fra i poseqim, e pertanto pensino la berakhah in cuor proprio, poiché se vi è un dubbio sulle benedizioni si è facilitanti.
- Alcuni usano mangiare le briciole dell’ha-motzì al termine del pasto come dimostrazione di affetto per la mitzwah, e perché il gusto del pane dell’ha-motzì rimanga dopo il pasto.