Il 4 Tammuz è stato tolto di mezzo il “Volume dei Decreti” (Sefer Ghezerata). Infatti presso i Sadducei era scritto e messo da parte (ketuv u-munach) un “Volume dei Decreti”: “Costoro vengono lapidati, costoro vengono messi al rogo, costoro vengono passati a fil di spada, costoro vengono strangolati”. Allorché siedevano (in giudizio? A studiare?) e qualcuno domandava, gli mostravano la risposta nel volume.
Egli diceva loro: “Da dove si evince che un certo caso merita la lapidazione, piuttosto che il rogo, la spada o lo strangolamento?” Non erano in grado di portare una prova dalla Torah. Dissero loro (ai Sadducei) i Chakhamim: E’ scritto “per bocca della Torah che ti insegneranno… (Devarim 17,11), ci insegna che non si mettono per iscritto Halakhot in un volume.
Altra spiegazione: …”Volume dei Decreti”. I Baitusei, infatti, dicevano:
1) “occhio per occhio, dente per dente” (Shemot 21,24): se uno ha cavato il dente di un altro gli si dovrà cavare un dente; se uno ha cavato l’occhio di un altro gli si dovrà cavare un occhio, affinché ci sia uguaglianza fra loro.
2) “E stenderanno il panno dinanzi agli anziani della città” (Devarim 22,17) va inteso alla lettera.
3) “E sputerà davanti a lui” (Devarim 25,9), che gli debba sputare in faccia.
Dissero loro (ai Baitusei) i Chakhamim: E’ scritto: “e la Torah e la Mitzwah che ho scritto per insegnarla a loro” (Shemot 24,12): “la Torah che ho scritto, e la Mitzwah per insegnarla a loro”. Ed è scritto: “E ora scrivete per voi questa cantica e insegnala ai Figli d’Israel, mettila nelle loro bocche” (Devarim 31,19): “e insegnala ai Figli d’Israel” si riferisce alla Lettura (Miqrà), “mettila nelle loro bocche” si riferisce alle Halakhot.
La legge del taglione.
Shemot 21,23-24 (cfr. Devarim 19,21): “Vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, ustione per ustione, ferita per ferita, ematoma per ematoma”
Mishnah Bavà Qammà 8,1: Chi ferisce il suo prossimo gli deve cinque cose: il risarcimento dell’invalidità procurata (nezeq), il risarcimento del dolore fisico patito (tza’ar), il prezzo della cura (rippuy), l’indennizzo per la perdita di guadagno durante la degenza (shevet) e il risarcimento del disonore (boshet). Come ha luogo il risarcimento dell’invalidità procurata? Se uno ha accecato un occhio o ha mozzato una mano o rotto un piede a qualcuno, si considera la vittima come uno schiavo che viene rivenduto al mercato e si calcola quanto egli valeva prima e quanto vale ora…
TB Bavà Qammà 82b: Perché risarcimento? “Occhio per occhio” ha detto la Torah! Io dico: davvero un occhio? Non ti venga in mente, perché si è insegnato: se uno ha accecato l’occhio di un altro, accechi questi il suo occhio; gli ha mozzato la sua mano, gli mozzi anch’egli la mano; gli ha rotto il piede, gli rompa anch’egli il piede. Ma la Torah parla di chi colpisce l’essere umano e di chi colpiscee l’animale usando lo stesso verbo makkeh: come chi colpisce l’animale deve ripagarlo, così anche chi colpisce l’essere umano deve ripagarlo… Lo si evince da qui: “Chi colpisce a morte un animale lo deve ripagare, vita per vita” (Wayqrà 24,18). O se preferisci, da qui: “Non prenderete un risarcimento per la persona dell’uccisore che è un malvagio da condannare a morte” (Bemidbar 35,31): non accetti un risarcimento per un omicidio, ma accetti un risarcimento per lesioni agli organi che una volta colpiti non tornano più come prima.
Maimonide, Introd. Comm. alla Mishnah: Le spiegazioni delle leggi della Torah riconosciute come aventi avuto origine con Moshe sul Monte Sinai non furono mai oggetto di discussione. Da Moshe fino a oggi, non c’è mai stata disputa alcuna fra i Maestri sul fatto che il versetto: ”Occhio per occhio, dente per dente” non allude a una punizione fisica, bensì a un risarcimento in denaro”.
Maimonide, Hil. Chovel u-Mazziq 1,6: E queste cose sono per noi Halakhah le-Mosheh e così I nostril Padri le hanno considerate fin dai tempi del Bet Din di Yehoshua’ e di Shemuel e in ogni Bet Din dai tempi di Moshe nostro Maestro fin adesso.
Umberto Cassuto, A Commentary to the Book of Exodus, p. 276 (trad. dall’inglese): E’ necessario presumere che è citata qui una formula stereotipa. Dal momento che la prima parte di essa, che si riferisce al caso di una fatalità (“vita per vita”), è adoperata qui, la formula è poi data nella sua interezza… Se queste parole sono uno stereotipo, possiamo prendere per garantito che si tratti di una formula antica che inizialmente esprimeva il principio del taglione nel suo senso letterale. Poi è rimasta cristallizzata nella sua forma originale anche dopo l’introduzione, nel corso dello sviluppo della tradizione legale, della riforma che si trova nelle leggi di Eshnunna e nel codice hittita e la compensazione in denaro ha preso il posto dell’antica punizione corporale.
La sposa non illibata.
Devarim 21,13 segg.: Se un uomo prende in moglie una donna, si unisce a lei e la prende in odio, attribuendole (we-sam lah) delle cose riprovevoli per cui ne parla male dicendo: “Ho sposato questa donna e quando l’ho avvicinata non le ho trovato i segni della verginità, allora il padre e la madre della ragazza prenderanno e mostreranno agli anziani della città, alla porta di essa i segni della verginità della ragazza. Il padre della ragazza dichiarerà agli anziani: Io ho dato mia figlia in moglie a quest’uomo e lui ha preso a odiarla. Ecco che lui le ha attribuito delle cose riprovevoli dicendo: Non ho trovato su tua figlia i segni della verginità. Ecco, questi sono i segni della verginità di mia figlia! Ed essi spiegheranno il telo (simlah) di fronte agli anziani della città. Gli anziani della città prenderanno il marito e lo puniranno. Gli infliggeranno un’ammenda di cento sheqalim d’argento che consegneranno al padre della ragazza perché ha messo in circolazione una calunnia su una fanciulla di Israele.
Rashì ad loc.: “Ed essi spiegheranno il telo”: è una metafora: le cose dovranno essere chiarite come il telo (è bianco).
Ketubbot 46a: …Mi sta bene secondo R. Eli’ezer ben Ya’aqov (che intende la procedura alla lettera) è scritto: “Ed essi spiegheranno il telo (simlah)”, ma per i Chakhamim che significato ha questa espressione? Disse R. Abbahu: “Ed essi stenderanno ciò che egli le ha attribuito” (sam lah), come si insegna: “Ed essi spiegheranno il telo” significa che vengono i testimoni da una parte e dall’altra e chiariscono la questione come è chiaro un vestito nuovo. R. Eli’ezer ben Ya’aqov dice invece: le parole vanno prese come sono scritte, si tratta veramente del telo.
Il levirato e lo scalzamento.
Devarim 25, 5-10: Quando alcuni fratelli dimorino insieme (cioè: abbiano vissuto nello stesso tempo, per escludere il caso di chi nasca dopo la morte del fratello) ed uno di essi venga a morire senza aver avuto figli, la moglie del defunto non dovrà andar sposa fuori della famiglia ad un individuo estraneo; il cognato andrà da lei e la prenderà in moglie compiendo il rito detto yibbum. Il primogenito che la donna partorirà perpetuerà il nome del fratello defunto ed il suo nome pertanto non si cancellerà da Israele. Ma se quell’uomo non vorrà sposare la sua cognata, essa si presenterà agli anziani presso la porta della città e dirà: ‘Mio cognato rifiuta di perpetuare il nome di suo fratello in Israele, non vuole compiere il rito dello yibbum con me’. Allora gli anziani della sua città lo manderanno a chiamare e gli parleranno, ma se egli resterà del proprio avviso dicendo: ‘Non voglio sposarla’, la cognata si avvicinerà allora a lui in presenza degli anziani, gli toglierà la scarpa dal piede e sputerà davanti a lui (be-fanaw, lett. in faccia a lui) dicendogli: ‘Così sia fatto all’uomo che rifiuta di costruire la casa del proprio fratello’. Il suo nome sarà dunque in Israele: la famiglia dello scalzato.
Rashì ad loc.: “E sputerà davanti a lui”: per terra (cfr. Yevamot 106b: basta che lo sputo sia visibile ai giudici).
Meirì a Yevamot: be-fanaw (lett. in faccia a lui) significa ke-neghed panaw, cioè: nel luogo situato davanti allo sguardo del suo volto.
Bekhorot 1,7 e comm. di ‘Ovadyah da Bertinoro ad loc. (cfr. Yevamot 39b): Il precetto dello yibbum ha la precedenza su quello della chalitzah: in un primo tempo, in cui lo si compiva al solo scopo di adempiere al precetto (e si diceva: colui che compie lo yibbum per approfittarsi della bellezza o del denaro di lei sconfina in un’unione che altrimenti sarebbe proibita senza avere lo scopo di adempiere ad un precetto. In ogni altra situazione, infatti, è proibito sposare la vedova del fratello -Wayqrà 18,16- e il precetto del levirato costituisce eccezione a tale divieto): Ma ora che non si pensa più al solo scopo di compiere un precetto, (i Maestri) hanno detto: il precetto della chalitzah ha la precedenza su quello dello yibbum.