Maimonide e la medicina
L’arte di Galeno cura soltanto il corpo,
Ma quella di Abu-Amram il corpo e lo spirito.
Egli potrebbe curare con la sua saggezza
la malattia dell’ignoranza.
Se la luna volesse sottoporsi alla sua arte,
Egli la libererebbe dalle sue macchie nel tempo del plenilunio,
Le completerebbe i suoi periodici difetti,
E al tempo della congiunzione, quando essa vien meno, la ritornerebbe in vita.
Così un contemporaneo entusiasta delle sue doti mediche cantava le lodi di Abu-Amram (nome arabo di Maimonide). Era l’inizio di un mito, che sarebbe proseguito fino ad oggi senza interruzione. Un mito che si è espresso in vari modi: persino a Cordova, suo lontano paese natale, dove Maimonide iniziò — forse sotto la guida di Averroé — i suoi studi medici, ma dove è assai improbabile che abbia praticato la professione, il folklore locale immagina che lo spirito del grande Maestro ancora percorra le strade per andare a curare i malati toccandoli per mano: strana sorte per un grande epigono della medicina razionalista e per uno strenuo oppositore di ogni forma di magia! Un altro segno del mito di Maimonide è la diffusione di una “Preghiera del medico”, che porta la sua firma: testo di grande nobiltà e umanità, ma che Maimonide non si sognò mai di scrivere; è, tecnicamente parlando, uno “pseudoepigrafo”, di origine certamente tedesca, anche se non molto chiara; apparve per la prima volta in lingua tedesca in Lipsia nel 1738; quando poi nel 1790 ne fu pubblicata una traduzione in ebraico si disse che l’autore era Markus Herz (1747-1803), il medico di Moses Mendelssohn; in ogni caso il falso continua a circolare tranquillamente aggiungendo fama — in questo caso immeritata — al grande rabbino del medioevo.
Maimonide fu certamente un personaggio illustre in campo ebraico; c’è da chiedersi se la sua fama in campo medico non sia dovuta a un riflesso della sua notorietà in altri settori. Gli storici della medicina che si sono occupati del problema senza pregiudizi hanno dato una risposta negativa a questa domanda. Nella pratica professionale, dopo difficili inizi, raggiunse il massimo della considerazione, diventando il medico di corte e personale del Saladino. La sua fama varcò il mare e il continente, e dall’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone fece un tentativo di chiamarlo presso di sé. Non sarebbe successo per un medico qualsiasi, tanto più se ebreo. Ma il successo di Maimonide non è la sola prova del suo valore. Nella pratica e nei vari scritti medici che ha lasciato (e che sarebbero stati attentamente copiati da ebrei e non ebrei nei secoli successivi), emergono segni di una intuizione e limpidità scientifica eccezionale. Secondo Muntner, che ha sintetizzato i dati della questione, i meriti medici di Maimonide sono questi:
1. Sostenne la necessità di una pratica medica libera da qualsiasi approccio irrazionale, mistico.
2. Confidò della capacità medicatrice autonoma di ogni essere vivente.
3. Fu acceso sostenitore della medicina preventiva, attraverso norme igieniche di organizzazione della vita personale (con particolare riferimento alla dietetica) e sociale.
4. Riconobbe il profondo legame esistente tra psiche e corpo nella genesi e nella cura delle malattie, gettando le basi del la moderna medicina psicosomatica e della psicoterapia.
5. Fu il primo, tra i medici arabi del medioevo, a parlare del diabete. Riferì di averne curati in Egitto ventisei casi (dal che si deduce che registrava tutta la sua casistica).
6. Seppe distinguere, tr ai veleni dei serpenti, quelli ad effetto neurotropo da quelli ad effetto istotropo. Organizzò per conto del governo, per la cura tempestiva dei morsi dei serpenti, dei punti di assistenza pubblica. Sperimentò: personalmente su se stesso gli effetti degli antidoti allora impiegati, e ne stabilì la natura aspecifica, puramente antidolorifica, eliminando poi dalla pratica i farmaci inutili. Fino ai tempi di Fontana (1664) si riteneva che il veleno dei serpenti originasse dalla cistifellea. Maimonide già dal Talmùd (Àvodà Zarà 78) sapeva che “il veleno del serpente sta tra i suoi denti”.
7. Come scrittore di medicina ebbe la stessa chiarezza che lo distinse nelle opere di ritualistica. Le traduzioni latine di alcune sue opere furono testi di studio universitario per molti secoli in Europa.
8. Insegnò il principio di curare il malato e non la malattia: la malattia è un’astrazione, il malato con la sua complessa dinamica corpo-spirito è una realtà originale.
9. Molto prima di R. Bacon introdusse e applicò i concetti del moderno metodo scientifico.
Un esempio rilevante della mentalità scientifica e del metodo di Maimonide è la storia del suo comportamento in un episodio, piuttosto eccezionale, di sospetto “dibbuq”, di possessione spiritica. Si racconta che gli capitò in Egitto il caso di una donna cristiana, ignorante, che veniva colpita da accessi febbrili durante i quali si metteva a parlare in latino, greco ed ebraico; il fenomeno di xenoglossia veniva da tutti interpretato come prova di possessione. Maimonide fu chiamato a liberarla, e per prima cosa ordinò che venisse accuratamente trascritto ciò che la donna diceva. Esaminando il materiale si vide che si trattava di letteratura sapienzale e di citazioni bibliche disordinate. Maimonide allora interrogò accuratamente tutti i familiari, e dopo non poca fatica riuscì ad appurare che la donna, quando aveva nove anni, era stata ad abitare in una casa dove viveva anche un prete che usava studiare ad alta voce. Maimonide ne conclude che le frasi ripetute erano entrate e rimaste nella memoria della bambina e che nel delirio venivano proferite liberamente e senza senso.
La scelta di fare il medico, come professione associata agli studi rabbinici, è propria di moltissimi dotti ebrei del medioevo. Alla base di questa scelta giocavano diverse componenti, ideologiche e pratiche, la medicina era tra l’altro una fonte decorosa di sostentamento, e per molti secoli il suo studio si identificò con quello della scienza e della saggezza per eccellenza.
Apparentemente Maimonide nella sua scelta di vita non si discostò da un modello corrente tra i dotti ebrei. In realtà molti autorevoli e dotti dopo Maimonide dissero chiaramente che il discorso dell’indipendenza assoluta della Torà dal guadagno è praticamente un lusso che si può permettere solo chi ha una solida professione in mano.
Consumandosi fisicamente nel lavoro medico, Maimonide anticipò, di molti secoli, con caparbia coerenza, la crisi del modello tradizionale di rabbino-medico che avrebbe portato poi al trionfo del “rabbino a tempo pieno”.
Ma anche ideologicamente Maimonide, come rabbino-medico, resta un prototipo: perché fondendo le due scienze in un’unica esperienza di vita si è spesso portati a mescolare le due realtà in una sola cosa; e ne possono derivare strani pasticci esegetici che a distanza di tempo mostrano la loro estrema relatività. È vero che Maimonide ha fatto anche questo, ad esempio quando ha detto che il maiale è proibito dalla Torà perché nocivo alla salute; ma generalmente ha preferito seguire una seconda strada, quella dell’uso della scienza come applicazione pratica del comando tradizionale, limitando le commistioni al minimo possibile. Ad esempio, nel codice di Maimonide, troviamo ad applicazione della norma di conservare la salute una lunga serie di prescrizioni di igiene, che Maimonide non ha ricavato dalla letteratura talmudica, ma dalla scienza del suo tempo. La scienza al servizio e non alla conferma della fede; un modo molto onesto per impostare un problema spinoso.
R.D.S.