Vita di Maimonide
Cordova
La tradizione ci ha rimandato non solo il giorno, ma anche l’ora esatta in cui nacque Maimonide: Mosè, figlio di Maimon, vide la luce a Cordova il sabato 14 di Nissan 4895 (30 marzo 1135), vigilia di Pesach, alle ore 13 e 20 minuti. Questo dettaglio ci dà un’idea della profonda impressione che Maimonide fece ai suoi contemporanei e alle generazioni successive.
Il padre di Mosè, Maimon, era Dayan (giudice del tribunale rabbinico) di Cordova, e anch’egli discendente da un’illustre famiglia di rabbini e giudici. La tradizione fa risalire la genealogia addirittura fino a Rabbì Yehudà ha-Nassì, il compilatore della Mishnà, ossia fino a circa mille anni prima. Maimon era un uomo dotto e di larghe vedute, talmudista ma anche astronomo e matematico. La città stessa, del resto, in cui nacque Maimonide era un luogo fuori dal comune. Cordova, nell’Andalusia, all’interno della Spagna meridionale, una città di origine cartaginese, è stata identificata da alcuni con la biblica città di Tarshish (vedi p. es. Giona 1, 3). Già fiorente centro commerciale e culturale sotto il dominio romano, durante il quale fu patria di Lucano e Seneca, divenne poi, nel periodo in cui fu sotto il dominio islamico (756-1236), la città più grande e probabilmente più ricca culturalmente d’Europa, con una popolazione (secondo gli storici arabi dell’epoca) di un milione di abitanti, con 260.000 edifici, inclusi 80.000 negozi, 3.000 moschee, bagni, palazzi e, soprattutto, con una biblioteca di ben 400.000 volumi. In questa città nacque Maimonide, e, soltanto dove anni prima, nacque il filosofo Averroè.
Nella casa di Rabbi Maimon, Mosè ricevette un’educazione conforme a quella che veniva data a quell’epoca in una famiglia ebrei colta della Spagna islamica. Se la Bibbia e il Talmud erano le opere predilette, non meno familiari erano, per il giovane Mosè, la matematica, la logica, la metafisica, la filologia, la scienza naturale e la medicina. Ma quando Mosè non aveva che tredici anni, la piena libertà religiosa e culturale che la Spagna islamica aveva accordato fino ad allora ai suoi cittadini fu abolita. Nel 1148 Cordova cadde nelle mani degli Almohadi (gli “Unitariani”), una setta musulmana rivoluzionaria e fanatica che scosse tutto il mondo islamico con il puritanesimo spinto all’eccesso, diffidente verso la cultura, nemica dell’arte e dei costumi ingentiliti, i quali erano per loro solo sinonimi di rilassatezza morale, e soprattutto intollerante verso le altre sette islamiche e le altre religioni. A cristiani e ad ebrei fu data l’alternativa tra la conversione all’Islam o l’emigrazione. Molti ebrei affrontarono il martirio altri finsero di accettare la fede dell’Islam, in attesa di tempi migliori, rimanendo tuttavia legati in privato ai riti ebraici, e altri ancora preferirono l’esilio.
La famiglia di Maimon temporeggiò,praticando l’ebraismo in privato, e comportandosi in pubblico in modo più possibilmente simile ai musulmani; è controversa la questione se essi fecero mai un atto formale di adesione all’Islam. Maimon andò errando con la sua famiglia da un posto all’altro in Spagna, e forse anche in Provenza, per circa dieci anni; in questo periodo, il giovane Mosè pose i fondamenti della sua vasta opera letteraria. Iniziò il commento alla Mishnà, e scrisse, su richiesta di un amico, un piccolo trattato sul Calendario ebraico e uno sulla Logica.
Fez
Quando la doppia vita si rivelò troppo fastidiosa e rischiosa per rimanere nella Spagna islamica, la famiglia s’insediò a Fez, in Marocco, nel 1160. Nonostante che anche Fez fosse sotto il dominio della setta degli Almohadi, la vita si prospettava presumibilmente migliore che a Cordova, poiché come stranieri potevano far passare inosservata la loro funzione. Non erano noti come ebrei, e con ogni probabilità erano considerati come musulmani provenienti da un altro paese. A Fez Mosè continuò i suoi studi rabbinici e filosofici, e approfondì molto quelli medici.
La comunità ebraica del Marocco si era, per la maggior parte, convertita, almeno formalmente, all’Islam, ma ciò era motivo di profondo turbamento per le coscienze: per questo Maimon e suo figlio Mosè furono stimolati a scrivere,rispettivamente, la Lettera di Consolazione e la Lettera sulla conversione forzata, nelle quali veniva mostrata una profonda comprensione delle motivazioni che avevano spinto gli ebrei all’apostasia. Maimonide critica duramente coloro che condannano gli ebrei che per salvare la loro vita si sono convertiti, ma la sua conclusione è che comunque un ebreo deve andar via da un luogo in cui non ha la libertà di osservare la propria legge. Questa famosa lettera fu scritta da Maimonide all’età di circa 25 anni, e con essa, per la prima volta, egli entrò nella vita pubblica, collocandosi immediatamente fra le più alte autorità ebraiche del tempo. E quando anche a Fez la vita per gli ebrei si fece insostenibile, Maimonide, con il padre e il resto della famiglia, emigrarono verso la Terra d’Israele.
Acco
Il 18 aprile 1165 la famiglia di Maimon salpò verso la Terra Santa; dopo un viaggio di un mese intero, e dopo essere scampati a una terribile tempesta approdarono ad Acco. Così Maimonide scrisse: “Il 3 di Sivan (16 maggio) arrivai sano e salvo ad Acco, e fui salvato così dall’apostasia”. La Terra Santa si trovava allora in mani cristiane. Non vi erano più di mille famiglie ebree, sparse per tutto il paese in diverse città. La popolazione del paese, e in particolare gli ebrei, viveva tuttavia in uno stato di profonda depressione economica. L.a popolazione del paese, e in particolare gli ebrei, viveva tuttavia in uno stato di profonda depressione economica. La comunità ebraica, povera di beni e di cultura, non poteva soddisfare i bisogni economici e intellettuali della famiglia di Maimonide, così che, dopo un viaggio a Gerusalemme e a Hevron in visita ai luoghi santi, essi lasciarono la Terra d’Israele, dopo soli sei mesi da quando vi erano arrivati, ed emigrarono nuovamente, questa volta verso l’Egitto.
Il Cairo
Dopo una breve sosta ad Alessandria, la famiglia si insediò a Fostat, la vecchia Cairo. In quel periodo, o poco prima, il padre di Maimonide morì. In Egitto gli ebrei erano relativamente numerosi e liberi di praticare la loro fede apertamente, formando una comunità, quanto ai propri affari interni, quasi del tutto autonoma. Ma dal punto di vista spirituale non mancavano i problemi: non c’erano uomini capaci di guidare e illuminare. Inoltre, la comunità era profondamente corrosa dalla scissione creata dai Caraiti, una setta ebraica di notevole influenza in Egitto, in quell’epoca, che cercava di conformare la propria vita in base alla lettera della Scrittura, e rifiutava quindi tutta la tradizione rabbinica. Si deve proprio a Maimonide se il Caraismo perse forza e fu praticamente sconfitto.
Maimonide arrivò al Cairo all’età di circa 30 anni, e una dozzina d’anni dopo era già divenuto il capo ufficiale della comunità ebraica di Fostat. Nel frattempo era perito, in un naufragio nell’Oceano Indiano, il fratello minore David, un prospero mercante di gioielli. Con David andò perduto tutto il capitale della famiglia, e Mosè ne divenne l’unico supporto economico; non poté rivolgersi alla pratica rabbinica, perché in quei tempi il rabbinato era concepito come un servizio pubblico che non offriva una remunerazione economica, e comunque Maimonide aveva sempre rifiutato di sostentarsi per mezzo della Torà. Pressato dalle necessità, trasse vantaggio dai suoi studi medici, e diventò medico praticante. La sua fama come medico si estese sempre più, tanto che fu nominato medico alla corte del Sultano Saladino, e i suoi servigi furono sollecitati persino, così si narra, da Riccardo Cuor-di-Leone.
Quelli furono gli anni più fruttuosi della vita di Maimonide. La sua prima moglie era morta in gioventù, e in Egitto si risposò ed ebbe un figlio, Abraham, anch’egli destinato a lasciare un segno nel mondo della cultura ebraica.
Come capo influente della comunità ebraica, insegnava in pubblico e aiutava la sua gente nei problemi personali e negli affari comuni. Intratteneva una fitta corrispondenza con quasi tutto il mondo ebraico d’allora, e divenne “assai grande in saggezza, dottrina e rango”, “la luce dell’est e dell’ovest, maestro unico e meraviglia della generazione”, come è descritto da autori dell’epoca.
In Egitto Maimonide portò a compimento le sue tre opere maggiori: nel 1168 il Commento alla Mishnà, iniziato in gioventù in Spagna, nel 1180 il Mishnè Torà, il primo vero codice di leggi dall’epoca della Mishnà, e infine nel 1190 l’opera filosofica Guida degli smarriti. La fama di queste opere si diffuse rapidamente nel mondo ebraico; centinaia di amanuensi si misero all’opera per ricopiare i libri e soddisfare le richieste che provenivano da ogni terra abitata da ebrei. Il Commento e la Guida, che erano stati scritti da Maimonide in arabo, per permetterne una maggiore diffusione e comprensione, furono tradotti in ebraico durante la vita stessa di Maimonide.
Tuttavia, pur godendo di una così grande venerazione, Maimonide aveva anche rivali ed avversari, dai quali veniva criticato spesso duramente per non aver egli citatole fonti talmudiche delle norme raccolte nel Codice, o per aver introdotto idee filosofiche straniere e giudicate eretiche o quanto meno pericolose per la fede. In alcuni casi Maimonide accettò le critiche postegli, in particolare se in riferimento a specifiche norme del Codice, e ringraziava i suoi corrispondenti, pregandoli di continuare a esaminare attentamente la sua opera.
La Guida fu ultimata quando Maimonide aveva 55 anni, ed aveva dunque ancora 14 anni di vita davanti a sé. Ma la sua salute era ormai rovinata, e tutte le sue energie erano assorbite dalle sue occupazioni come capo della comunità e come medico di corte. Solo lo Shabbath egli aveva ancora qualche ora di tempo da dedicare agli studi e all’insegnamento.
Il 13 dicembre 1204, a 69 anni, Maimonide morì. A Fostat ebrei e musulmani lo piansero per tre giorni. In tutte le parti del mondo gli ebrei decretarono un pubblico lutto. A Gerusalemme fu indetto un digiuno generale. Fu seppellito nella Terra d’Israele a Tiberiade, dove la sua tomba ha attirato fino ad oggi un continuo flusso di pellegrini.
G.D.S.