Ester Moscati
Lo diciamo subito: le dimissioni non sono state ritirate e la Comunità è appesa a un filo, anzi a un… Rami Galante che, assente al Consiglio del 22 dicembre, deve ora decidere se confermare o meno la sua posizione. Se, come gli altri della lista Wellcommunity, dovesse dimettersi, la procedura è chiara: gestione ordinaria, un Consiglio che convocherà le elezioni anticipate, urne aperte entro marzo 2015. È esattamente da due mesi che la parola “dimissioni” pesa come la classica spada di Damocle sui lavori del Consiglio della Comunità. La linea di questo tempo sospeso parte infatti dal 21 ottobre, quando la votazione sul Bilancio consuntivo 2013 registra un piccolo sisma: la lista Ken si astiene, permettendo in questo modo l’approvazione del Bilancio, a condizioni giudicate però offensive dalla lista Wellcommunity dell’assessore alle finanze Raffaele Besso, che avrebbe voluto che il suo impegno fosse sostenuto da una approvazione unanime del Consiglio. Tanto che il 23 ottobre arrivano le dimissioni di Besso e del Presidente Meghnagi, seguite a breve da quelle di altri membri della sua lista. In particolare Raffaele Besso scrisse allora “ritengo venute meno le minimali condizioni per poter continuare a svolgere il mio incarico con serenità e passione”.
In questi due mesi i tentativi di ricucire lo strappo si sono susseguiti in modo più o meno palese, fino ad arrivare all’assemblea del 18 dicembre, che tra l’altro ha espresso un fortissimo sconcerto e una chiara contrarietà alla decadenza del Consiglio. Tanto che il Presidente Meghnagi, in chiusura dell’assemblea, aveva fatto capire di non essere rimasto indifferente alle sollecitazioni degli iscritti, pur con le riserve e i dubbi che la stanchezza spesso porta con sé. Gli uomini abituati a “fare”, soffrono di più l’attacco defatigante delle parole che il lavoro in sé, e l’impressione è stata che la voglia di dire basta fosse frenata solo dagli applausi e dal sostegno dell’assemblea.
Così, all’apertura della riunione di Consiglio, nella serata del 22 dicembre, che all’ordine del giorno portava “Ratifica parere dell’assemblea relativo al Bilancio Consuntivo 2013; Dimissioni del Presidente e dei consiglieri Wellcommunity”, non tutto sembrava perduto.
Assenti i Consiglieri Guido Osimo, Rami Galante (dimissionari) e Claudia Terracina, oltre al coordinatore del Consiglio, Simone Mortara, la riunione si è aperta con una nota positiva e extra Odg: la ratifica dell’accettazione di una eredità, con beneficio di inventario, di circa 200.000 euro. Un buon auspicio? Non proprio, la discussione entra subito nel vivo e si ascoltano di nuovo toni polemici già uditi in assemblea. Raffaele Besso è convinto che il suo Bilancio sarà confermato in toto dal supplemento di lavoro richiesto dal collegio sindacale e approvato dalla assemblea; il Consiglio delibera di dare esecuzione al parere espresso dall’assemblea e che vengano rispettate le riserve del collegio sindacale; il Consiglio verrà poi chiamato a ratificare la relazione del collegio sindacale stesso.
Carlo Hassan, a nome del collegio sindacale, ribadisce che la sospensione del giudizio non significa un giudizio negativo; ma soprattutto fa rilevare che la procedura seguita per l’approvazione del Bilancio consuntivo 2013 non era pienamente regolare, a norma di Statuto, perché il Bilancio approvato in Giunta, avrebbe dovuto essere sottoposto al collegio per un giudizio, all’Assemblea per il parere consultivo e solo alla fine al Consiglio per l’approvazione. L’approvazione del Consiglio è stata irrituale e in questo particolare momento è massimo interesse della Comunità che il Bilancio sia inattaccabile sotto ogni punto di vista.
Diversi consiglieri, Alazraki, Hazan, Schwarz, Nahum dibattono il punto e alla fine anche Raffaele Besso concorda di incaricare il Segretario Generale Alfonso Sassun di procedere nel senso indicato dal collegio sindacale e dall’assemblea. Si profila dunque un lavoro supplementare finalizzato ad una approvazione più larga e condivisa del Bilancio.
Ma il nodo delle dimissioni è ancora lì che stringe. E si intuisce che, anche a causa del fatto che la trasparenza dei dibattiti interni al Consiglio nei mesi scorsi è stata limitata dal contesto dell’affaire Lainati, ci sono alcuni passaggi non esplicitati, alcuni atti, dichiarazioni, consultazioni che possiamo conoscere solo indirettamente e che quindi riportiamo per come sono emersi dal Consiglio, in un clima che certo non favoriva la pacatezza e la “verità”. Se da un lato la lista Ken rivendica con forza il fatto di “esserci”, di non aver minacciato né messo in atto le dimissioni, la lista Wellcommunity ribadisce che le dimissioni di alcuni suoi aderenti sono state causate dal comportamento della lista Ken; in particolare la remissione delle deleghe e degli incarichi nelle mani del Presidente e successivamente l’astensione sul Bilancio.
Ma questo stesso atto, la remissione delle deleghe, è interpretato dalle due liste in maniera opposta. È stato un atto di responsabilità – dice in buona sostanza Ken – per ripartire concentrando il lavoro su tre/quattro questioni chiave, lavorando al meglio insieme.
No, risponde il presidente Meghnagi, è stato un modo per forzare un rimpasto, con la minaccia di non votare il Bilancio, quando di un rimpasto non c’era alcun bisogno: assessori e delegati erano esattamente al posto giusto e stavano tutti lavorando bene.
Dopo l’approvazione di una delibera tecnica sulla partecipazione della Comunità ad eventi benefici, si arriva al punto della discussione sulle dimissioni e prende la parola Raffaele Besso, che legge un documento personale, dai toni estremamente fermi e a tratti duri verso la controparte.
“L’assemblea mi ha confermato che le dimissioni sono l’unico atto responsabile. Credo che non approvare il bilancio sia stato irresponsabile in un momento in cui c’era la necessità che il Consiglio si dimostrasse coeso. Ritengo si confrontino due approcci diversi, l’uno improntato sull’apparire, l’altro sul fare, lontano da strumentalizzazioni e ideologie. Il caso Lainati dimostra che l’apparire è stato devastante. Voglio fare un piccolo gesto, voglio dedicare questo Bilancio a Luciano Campagnano (…)”.
La lettera di Besso al Consiglio prosegue elencando una serie di episodi e circostanze che dimostrano, dal suo punto di vista, come la lista Wellcommunity abbia accettato diversi compromessi, pur di collaborare con la lista Ken in una gestione congiunta della Comunità. Alcuni progetti sui quali l’adesione non era indiscussa sono stati approvati, mentre altri cui si teneva particolarmente sono stati abbandonati. Un elenco di scelte anche dolorose, di fronte alle quali, alla fine, ci si chiede se ne valga la pena.
“Posso affermare con orgoglio – riprende Besso – che il Bilancio 2013 è il primo che rispetta le linee guida dell’UCEI, e mi chiedo come mai prima d’ora non siano state richieste sospensive. Sono convinto che nessuno sia stato connivente con Lainati. Ritengo che sia i presidenti sia gli assessori al Bilancio non dovrebbero più ricandidarsi. (…) Ritengo che la mancata approvazione del Bilancio sia stato un atto di grave sfiducia verso il mio operato. Perciò le mie dimissioni sono irrevocabili e ritengo giusto un passaggio elettorale. (…) Le mie dimissioni sono un atto di responsabilità e democrazia per il bene primo della Comunità che tutti amiamo”.
Nei numerosi interventi che seguono, la parola chiave è “amarezza”. Tutti sono amareggiati dalle parole di Besso, dalla irrevocabilità della sua decisione, dalla china che la Comunità sta per intraprendere, verso elezioni anticipate che rendono incerto il futuro. Prende la parola Stefano Jesurum, con un intervento a titolo personale:
“Pensavo di fare un intervento diverso, ho parlato a lungo al telefono con il presidente, speravo che non finisse in questo modo. Besso dice che è stato grave da parte di Ken non approvare il bilancio…. Falso, è stato approvato grazie anche alla posizione di Ken che in questo Consiglio è maggioranza, anche se abbiamo sempre detto che le sostituzioni non avrebbero cambiato gli equilibri e non è mai avvenuto”.
Jesurum non accetta le accuse di protagonismo, contesta la valutazione di Raffaele Besso che solo la lista Wellcommunity abbia rinunciato a qualcosa in nome della coesistenza. Ognuna delle parti è scesa a compromessi per l’interesse superiore dalla Comunità.
Daniele Nahum incalza:
“Non siamo noi che ci dimettiamo, dovete capire che se volete portare questa Comunità alle elezioni tirando il colpo di grazia alle comunità, ve ne assumete la responsabilità”.
I toni si scaldano tra David Nassimiha e Daniele Nahum, ognuno ha la sua visione di quanto sia stato doloroso e pesante rinunciare ad un progetto, accettare una soluzione di compromesso su principi che impattano sulla vita di tante persone.
Il vicepresidente Daniele Cohen concorda e ringrazia Stefano Jesurum per quello che ha detto:
“Condivido in toto, saggezza e capacità di dire le cose. Non sono per niente sereno, dopo aver ascoltato la relazione di Besso provo molta amarezza anche di carattere personale, perché ne ho difeso lavoro e responsabilità, ma mi chiedo oggi con chi abbiamo lavorato in questi due anni. Dal punto di vista istituzionale la delusione è enorme. È un atto di irresponsabilità verso la comunità. I consiglieri di Ken sono ancora qui, è questo il pragmatismo del fare. Oggi mi sarebbe piaciuto ascoltare parole diverse, non accuse totalmente infondate”.
E Claudio Gabbai, assessore ai Servizi Sociali:
“Sono molto amareggiato. È un atto di gravissima irresponsabilità in un momento così importante, quando usciamo da una assemblea dove tutti ci hanno chiesto di restare, di andare avanti, questa è la risposta? Il presidente Meghnagi ha avuto il grande merito di tenerci uniti. Voglio ringraziare Vanessa Alazraki, delegata ai Servizi sociali e alla Casa di riposo; abbiamo lavorato bene. Mi dispiace molto di non aver finito il lavoro”.
Raffaele Turiel, della lista Wellcommunity, aveva già rassegnato le proprie dimissioni a luglio, ma non sono ancora state ratificate dal Consiglio. Dice:
“Nella vita, nel compromesso, ognuno cerca di portare a casa qualcosa, ma se si ottiene davvero poco, ci si chiede se ne valga la pena. Si può parlare di responsabilità, ma quando ti rendi conto di essere in un consesso che non va da nessuna parte, vale la pena provare ad avere un consesso diverso che vada in una direzione. La strada è interrotta, senza uscita, i mesi trascorsi mi hanno confermato in questa idea. Un Consiglio che avesse voluto rimanere in piedi in questa situazione, avrebbe dovuto fare un salto di qualità enorme”.
Anche Daniele Schwarz conferma le sue dimissioni, auspicando che le elezioni avvengano prestissimo e che si arrivi ad un ricambio generazionale.
Gadi Shoenheit invece cerca di indurre Raffaele Besso ad un ripensamento con:
“una mozione degli affetti. Hai tre validi motivi per ritirare le tue dimissioni: vanno contro il parere di una Assemblea cui hanno partecipato centinaia di iscritti. Il gruppo Ken astenendosi ha consentito di approvare il Bilancio. In questo momento tu sei il primo assessore cui l’assemblea non ha approvato il Bilancio, vuoi andare alle elezioni così? La grande forza di questa comunità è la differenza. Non ho interessi personali, mi dispiace che questa esperienza si sia chiusa; ma con questo regolamento elettorale si replicherà la stessa situazione. Invece potremmo avere un anno e mezzo per lavorare insieme. Non è uno scherzo. Ripensaci!”.
Anche per Davide Hazan, prima vice-assessore, poi assessore alle Scuole, lista Ken, la cifra dominante è:
“una grandissima amarezza per come sta finendo questo Consiglio. Quando mi sono candidato molti amici mi avevano sconsigliato di farlo, mettendomi in guardia. In maniera molto idealista ho provato la spinta morale di dare qualcosa alla comunità che mi aveva dato tanto. In Consiglio, sotto la spinta del presidente, abbiamo lavorato insieme, ma siamo scivolati su una buccia di lupino; non ho capito davvero perché ci siamo trovati qui. Quando abbiamo scritto la lettera in cui abbiamo rimesso le deleghe, siamo stati chiari, volevamo lavorare su tre/quattro punti urgenti per rilanciare la Comunità, non era un ricatto né la richiesta di rimpasto, io continuo a lavorare operativamente. Mi sembra di vivere una situazione assurda. Mi lascia amarezza e pessimista per il futuro della comunità”.
Gadi Lazarov si è detto stupito per la lettera di Besso:
“speravo ci fosse un epilogo diverso, in sordina, che le sue dimissioni avessero una spiegazione personale; arrivare qui e subire una serie di attacchi non la trovo una cosa degna, ci siamo impegnati, abbiamo fatto alcune cose negative altre positive. Il presidente ha voluto un consiglio unito. Credo ci sia la possibilità di andare avanti, il problema è che non si discute tra le parti. Personalmente poi, penso che andare ad elezioni sia la cosa più grave, voi pensate che oggi ci siano giovani disposti a candidarsi? Quello che abbiamo chiesto era di parlare di problemi tecnici. Ci sono state in questi mesi numerose dimissioni che hanno cambiato gli equilibri. Ora, se si andrà alle elezioni, chi si vuole candidare si candiderà, le persone vengono scelte come persone singole, la responsabilità è personale. Quindi anche le dimissioni devono essere personali e non di lista. Non è il momento di chiudere questa esperienza”.
Davide Nassimiha interviene per schierarsi con Raffaele Besso:
“Mi dispiace, condivido la lettera di Raffaele. Non ho sentito da parte di Ken un minimo cenno di autocritica. Solo accuse nei nostri confronti”.
Scintille partono quando Nassimiha accenna alla manifestazione di luglio in favore di Israele, dove qualcuno ha attaccato Walker Meghnagi. Toni e contenuti non condivisi da Daniele Cohen che interviene per difendere Ken sul sostegno a Israele.
Prende la parola Vanessa Alazraki:
“Ho sentito dire più volte che la lettera di Besso è condivisa, addirittura ‘dettata’. No, personalmente l’ho sentita per la prima volta insieme a voi. Io sono partita per dedicare del tempo al bene comune, nel fare e non nel parlare, perché in questo siete molto più bravi di noi. Ho fatto quello che potevo, potevo forse fare di più, ma anche di meno. Ken è più bravo a parlare e questo ha portato ad una certa situazione, ma ripetendo le cose, anche bene, non vuol dire che siano più vere. La lettera di Raffaele è forse la conclusione di quello che è stato il nostro mood in questo periodo. Che cosa vale la pena? Non sono abituata, forse ho sbagliato, non ero pronta a questo gioco al massacro, non ho capito neppure perché ma non mi sento così irresponsabile, come siete riusciti a far credere. Giochetti dialettici mi hanno dimostrato che non è il posto adatto a me. Non basta avere la buona volontà, questo è quello che mi porto a casa”.
Una voce di moderazione è rappresentata da Roberto Liscia:
“Il tema vero è che sento sempre la contrapposizione ‘noi e voi’. È l’elemento critico della CEM. Chi elegge crea un consiglio a sua immagine e somiglianza. Quello delle energie consumate in consiglio, è un problema che rimarrà perché le divisioni ci sono nella comunità e si rifletteranno in consiglio. Che eredità date in termine di gestione? Prima di lasciare la nave come Schettino, guardate bene in che direzione la lasciate andare! Che cosa consegnate, questa è la domanda. Al di là del buco finanziario, c’è un buco di prospettiva, di visione”.
Afshin Kaboli va al sodo:
“Domani avrei difficoltà a spiegare alla gente perché il Consiglio è caduto. Walker, se tu ritiri le dimissioni, il consiglio non cade”.
E infine prende la parola Walker Meghnagi, presidente dimissionario cui l’assemblea aveva chiesto a gran voce di restare. Primo tono conciliante verso Ken, con un riferimento alla manifestazione di luglio:
“Dire che Ken è contro Israele è blasfemo, dimmi chi si è permesso di dirlo che gli sputo in faccia io. La cosa più normale che mi viene da dire, ma solo Afshin ha detto ‘che anche noi abbiamo fatto un errore’, è che nessuno ha fatto un mea culpa. Quando c’è una crisi le colpe non sono solo da una parte”. E ha elencato una serie di casus belli che si sono risolti con compromessi a volte troppo dolorosi, che hanno lasciato strascichi e segni. “Ma bisognerebbe essere onesti. Avete detto ‘rimettiamo le deleghe per il rimpasto’… Ma con quale progettualità? Ditemi che cosa non abbiamo fatto? Perché rimettere le deleghe, non avevo alcun assessore da criticare o rimuovere”.
E qui è scattato qualcosa. Daniele Cohen nega con rabbia che il fatto di aver rimesso le deleghe abbia comportato un blocco delle attività di Consiglio, perché in attesa di decisioni in merito tutti gli assessori di Ken hanno, a suo dire, continuato a lavorare come prima.
Ma il tono della sua rivendicazione indispettisce il presidente:
“Rassegno le dimissioni perché non ho più l’appoggio di Daniele Cohen, la persona con la quale avevo stretto questa alleanza. Ken ha rimesso le deleghe e mi hanno detto che volevano il rimpasto, altrimenti non avrebbero votato il bilancio. Ma perché volevate rimettere le deleghe, ognuno lavorava bene, i miei non volevano rimettere le deleghe. L’errore è stato non approvare il Bilancio. Besso, con Sassun, hanno lavorato come meglio non si poteva fare e che mai nessuno aveva fatto prima. In questo Consiglio non tutti hanno la stessa sensibilità. Raffaele Besso è offeso perché non avete riconosciuto il suo lavoro. Non avete avuto l’umiltà di dirgli – come gruppo Ken, non come singoli, so che lo avete chiamato – che apprezzavate il suo lavoro. Come si può pensare di andare avanti con questi attacchi?”.
Sollecitato da più parti anche Rav Arbib prende la parola.
“Io ho provato a intervenire, non tocca a me convocare il consiglio, ma ci ho provato. Io ho visto che in questo consiglio ci sono delle contrapposizioni e scarsa capacità di vedere le ragioni degli altri. Il problema c’è ed è importante. Vorrei che questo consiglio continuasse. Vorrei non andare alle elezioni che mi fanno paura per la divisione che c’è nella comunità. C’è una situazione di enorme difficoltà. La ricomposizione non dipende da me, ma vorrei che il Consiglio si ricomponesse. Anche se le elezioni sono una cosa democratica, oggi vedo una contrapposizione che non porterà bene alla comunità, una lacerazione”.
Anche quest’ultimo, autorevole invito, cade però nel vuoto. Tutti confermano le dimissioni, mancano solo quelle di Rami Galante, oggi assente. Se saranno confermate, entro 30 giorni sarà convocato un Consiglio che indirà le elezioni. Andrà quindi alle urne, entro marzo, una Comunità ferita e lacerata.
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Titolo e introduzione sono, come a sempre, a cura della redazione di Kolot