“La Rassegna Mensile di Israel” è la rivista culturale dell’ebraismo italiano. Fu fondata nel 1925 da Alfonso Pacifici e Dante Lattes come supplemento mensile (da cui il nome della testata) del settimanale “Israel”, che era soprattutto dedicato all’attualità comunitaria, alla cronaca politica di rilevanza ebraica, alla vita in Eretz Israel, al dibattito sul sionismo, ma meno a tematiche culturali vere e proprie, salvo brevi riflessioni sulle feste ebraiche e sulle porzioni settimanali della Torah. Il supplemento mensile era invece dedicato all’approfondimento di argomenti nell’ambito degli studi ebraici nel senso più ampio del termine, dalla storia alla letteratura, dalle tradizioni religiose alla filosofia, dagli studi biblici a quelli talmudici e a molto altro ancora. Come era nei propositi, così è stato: “La Rassegna Mensile di Israel”, con gli oltre ottanta volumi pubblicati, è fin da subito divenuta la più importante sede di dibattito e approfondimento culturale prodotta dall’ebraismo italiano.
Alla direzione della Rassegna, dopo Pacifici e Lattes, subentrò Guido Bedarida fino al ’38, cui seguì la forzata interruzione a causa delle leggi antiebraiche del fascismo e dei successivi eventi bellici. Le pubblicazioni ripresero nel 1948 di nuovo sotto la direzione di Dante Lattes fino al 1965, e successivamente di Yoseph Colombo, rav Giuseppe Laras, Augusto Segre, Guido Fubini, Amos Luzzatto e Giacomo Saban, fino all’attuale comitato direttivo e redazione che ne hanno preso le redini un paio d’anni fa.
Approfittiamo volentieri dell’opportunità che ci viene data di fare il punto sulla recente attività. Il nostro intento è stato inserirci nell’illustre scia che ci ha preceduto, senza modificare l’impostazione di fondo della rivista, ma operando alcune innovazioni e modifiche di natura editoriale che ci sono sembrate importanti e opportune. Per esempio, abbiamo introdotto la rubrica “Dibattito”, in cui mettere a confronto voci diverse sui problemi che maggiormente interessano l’ebraismo italiano, e non solo. Gli argomenti fin qui affrontati sono stati la questione femminile all’interno del mondo ebraico e, nello specifico, la “preghiera delle donne”; le riflessioni attorno al Giorno della Memoria; il confronto Diaspora e Israele. Tutti i contributi di questa rubrica, come anche gli indici e gli editoriali, sono fruibili liberamente online nel sito della RMI ospitato all’interno di moked.it.
Abbiamo creato una redazione israeliana, che si è già dimostrata molto attiva e utile in diverse occasioni, e siamo in stretto contatto con il Centro Primo Levi di New York. È stata introdotta la “peer review”, ossia la valutazione di tutti i lavori pervenuti in redazione da parte di due esperti del campo specifico del lavoro inviato, scelti generalmente all’interno della redazione e dell’ampio comitato scientifico che la affianca. Questa procedura è in linea con quanto operato da tutte le riviste analoghe alla Rassegna e se, da una parte, costituisce un motivo di rallentamento dei tempi della pubblicazione di un articolo o a volte del suo rifiuto, dall’altra assicura un livello dei lavori pubblicati di qualità superiore.
In questi tre anni circa abbiamo pubblicato sei volumi (di cui uno doppio) più due numeri supplementari. Citiamo qui solo alcuni dei numerosi articoli pubblicati, rimandando gli interessati a consultare gli indici dettagliati. Nel vol. 80, n. 1, sono comparsi fra gli altri un articolo di Abramo A. Piattelli sulla scoperta di un amuleto veneziano del XVIII secolo e un omaggio, da parte di Raniero Speelman, al romanzo della Roma ebraica di Giacoma Limentani. Il volume successivo, intitolato “L’Italia in Israele”, ha raccolto i lavori di un convegno dedicato al contributo degli ebrei italiani alla nascita e allo sviluppo dello Stato d’Israele, curato da Sergio Della Pergola, Cecilia Nizza e Angelo Piattelli, con prefazione di Shlomo Avineri (fruibile online).
Il vol. 81, n. 1, ha ospitato un lavoro innovativo di Riccardo Di Segni sull’analisi dei battesimi e delle conversioni all’ebraismo a Roma nella prima metà del Novecento, cui seguirà prossimamente una seconda parte, e una rievocazione scritta da Giulio Pacifici sul rabbino Rodolfo Levi, dalla sua formazione e attività come rabbino militare durante la Grande Guerra e rabbino capo di varie comunità fino alla sua deportazione ad Auschwitz, senza ritorno, nello stesso convoglio che trasportava anche Primo Levi. Il lavoro è accompagnato dalla pubblicazione di un discorso che rav Levi pronunciò quando era rabbino di Pitigliano in occasione di Pesach 1917, nel periodo della caduta del regime zarista, che Levi paragonava alla miracolosa liberazione degli ebrei dall’Egitto.
Gli ultimi tre volumi usciti sono descritti in dettaglio nei box in queste pagine. Sul volume doppio, fresco di stampa, dedicato alla figura del rabbino-professore Umberto (Moshè David) Cassuto vorrei dedicare una riflessione speciale. Cassuto, allievo del prestigioso Collegio rabbinico di Firenze diretto da rav Margulies, fu un autore prolifico, nei campi più diversi dello scibile ebraico, come è bene evidenziato in questi volumi della Rassegna; fu forse l’unico studioso di livello e fama internazionale che l’ebraismo italiano abbia prodotto nel Novecento nel campo degli studi ebraici. Ma né nei suoi scritti né in quelli numerosi a lui dedicati mi sembra sia mai emersa la peculiare complessità della sua personalità dovuta proprio alla sua formazione rabbinica e a quella di studioso accademico. Fin quando i suoi interessi di studioso erano indirizzati alla storia ebraica o alla lingua ebraica (per fare solo alcuni esempi), ciò poteva non essere un grave problema. Ma quando l’oggetto dei suoi studi divenne, relativamente tardi, la Bibbia e in particolare la Torah, affrontata con la passione e l’attitudine dello scienziato, la stessa Torah che è alla base dell’osservanza religiosa e della fede ebraica cui rav Cassuto aderiva con il profondo della sua persona, ciò poteva trasformarsi in un problema. Forse non per Cassuto, ma certamente lo era per i suoi amici e colleghi di ambito tradizionalista (e forse anche per i suoi colleghi scienziati, per motivi opposti).
Se la Torah viene dal cielo, come può diventare un oggetto di ricerca, alla pari di qualsiasi altra disciplina scientifica? C’è da dire che proprio grazie alla sua duplice formazione, rabbinica e accademica, fu deciso di offrire a Cassuto la cattedra vacante di Bibbia all’Università Ebraica di Gerusalemme. I finanziatori dell’Università non volevano che a insegnare la Bibbia fosse chiamato un “laico”, senza fede e non osservante, e per questo non avevano ancora offerto la cattedra ad altri studiosi che pure non mancavano. Alla fine la soluzione venne da un rabbino-scienziato italiano appena cacciato dall’Università di Roma a causa delle leggi razziste. La scienza e la fede potevano convivere fra gli ebrei italiani, ma con più difficoltà fra quelli tedeschi, russi o polacchi. All’Università si sarebbe insegnata la critica biblica e in una certa misura se ne sarebbe fatto uso, ma partendo dal presupposto che chi la insegnava era un uomo di fede sincera, di preparazione rabbinica e osservante delle mitzwot.
Se nel mondo accademico Cassuto poteva trovarsi a suo agio, nel mondo più tradizionalista era meno semplice. Chi più di altri sollevò il problema fu Alfonso Pacifici (fondatore – come abbiamo visto – della RMI insieme a Dante Lattes). L’avvocato fiorentino, nato nel 1889, proveniva da famiglia relativamente lontana, e si era riavvicinato all’ebraismo tradizionale grazie a rav Margulies e al gruppo di giovani che si raccolse al Collegio rabbinico, per approdare alla concezione e alla pratica di un ebraismo integrale (nel senso positivo del termine, non integralista). Pacifici fu l’anima dei congressi giovanili ebraici e della rinascita dell’ebraismo italiano nei primi decenni del Novecento, finché nel 1934 fece la aliyà.
All’arrivo di Cassuto, qualche anno dopo, i due compagni di studio, amici, colleghi si ritrovarono a Gerusalemme. E qui iniziò un carteggio serrato, composto da numerose lettere e decine di pagine, una sfida intellettuale fra titani del pensiero e dell’intelletto, dove ognuno dei due non lasciò scappare senza replica alcuna affermazione dell’altro. Qui più che altrove esce fuori la profonda “yirat Shamaim” (timor del Cielo) di Cassuto, perché nelle lettere private può permettersi di scrivere cose che non avrebbe potuto dire in un forum accademico. Questo carteggio, che è stato definito “una delle fonti più preziose sulla storia degli ebrei nel ’900 che siano uscite negli ultimi dieci anni”, lo si può trovare all’interno dell’articolo di Angelo M. Piattelli.
Gianfranco Di Segni, direttore Responsabile “Rassegna Mensile di Israel”
LA RASSEGNA MENSILE D’ISRAEL
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Assistente di redazione: David Jacobini.
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