‘Aqirat raglayim. Dare la Birkat Kohanim è una Mitzwah della Torah. Ogni Kohen kasher che si trovi nel Bet ha-Kenesset nel momento in cui il Chazan chiama “Kohanim”, o che sia stato chiamato a salire o a lavarsi le mani, è tenuto a salire. Se non intende dare la Birkat Kohanim il Kohen esce dal BHK prima di Retzè (v. par. succ.) e rientra dopo terminata la Berakhah.
Tuttavia il momento in cui ogni Kohen presente nel Bet ha-Kenesset è tenuto a “staccare i suoi piedi” (‘aqirat raglayim) e muoversi in direzione dell’Aron ha-Qodesh è allorché il Chazan comincia Retzè nella ripetizione della ‘Amidah, perché è la Berakhah in cui si parla della ‘Avodah. Ha tempo di muoversi finché il Chazan non ha terminato questa Berakhah. Dopo questo momento non si può più muovere. Ma una volta che si sia mosso in tempo, gli si concede fino alla fine di Modim per raggiungere l’Aron ha-Qodesh.
Non si richiede per forza che il Kohen abbia recitato la Tefillah insieme allo Tzibbur, sebbene questo sia senz’altro preferibile, perché la Birkat Kohanim era considerata parte della ‘Avodah nel Bet ha-Miqdash.
Anche se il Kohen non è sposato dà la Birkat kohanim.
Netilat Yadayim E’ bene pertanto chiamare i Kohanim per tempo affinché possano lavarsi le mani prima che il Chazan abbia cominciato Retzè: si considera infatti ‘aqirat raglayim solo il movimento che il Kohen esegue in direzione dell’Aron ha-Qodesh.
I Kohanim effettuano la Netilat Yadayim prima di salire davanti all’Aron ha-Qodesh. E’ uso che un levì o un bekhòr per parte di madre esegua la Netilah, altrimenti se la fanno da soli. Non recitano la Berakhah ‘Al Netilat Yadayim se già lo hanno fatto al mattino appena alzati. Non si deve interrompere con parole fra la Netilat Yadayim e la Berakhah.
L’acqua della Netilat Yadayim deve giungere fino al polso del Kohen anche a Yom Kippur, nonostante il divieto generale di lavarsi in questo giorno.
Chalitzat Min’alim. I Kohanim devono togliersi le scarpe prima di salire davanti all’Aron ha-Qodesh. Il Talmud riporta più motivazioni per questa Taqqanah, fra cui il fatto che non è dignità dei Kohanim mostrare al pubblico le loro scarpe infangate nel momento in cui salgono i gradini. La norma è comunque generalizzata senza distinzioni.
Chi non riesce a stare senza scarpe può usare pantofole di pezza.
Se ha già effettuato la Netilat Yadayim deve togliere le scarpe senza adoperare le mani.
Le scarpe possono essere tolte nel BHK purché si abbia cura di riporle sotto la panca in modo che non siano visibili.
Nessiat Kappayim. Giunti davanti all’Aron ha-Qodesh i Kohanim si collocano guardando quest’ultimo e voltando le spalle al pubblico. Si coprono la testa con il Tallit, in modo che questo copra loro anche il volto e, secondo alcuni, anche le mani. Il Kohen che non abbia il Tallit addosso non può dare Birkat Kohanim.
Lo Sheliach Tzibbur chiama “Kohanim” a voce alta solo se sono presenti almeno due Kohanim adulti. Se la chiamata non è stata eseguita, la Berakhah è comunque valida. I Kohanim recitano la Berakhah preliminare. Prima di pronunciare l’ultima parola be-ahavah si voltano verso il pubblico.
La Birkat Kohanim è suggerita ai Kohanim dal Chazan o altra persona parola per parola, che guarderà nel Machazor per non confondersi. Non si può cominciare il suggerimento finché non sia terminata la risposta Amen da parte del pubblico alla Berakhah preliminare dei Kohanim. Così ogni parola successiva non può essere pronunciata finché non sia terminata quella precedente.
Impartendo i tre versetti della Berakhah i Kohanim tengono le mani davanti a sé all’altezza delle spalle, la destra più in alto della sinistra con il dorso rivolto verso l’alto. Le dieci dita devono essere unite a due a due in modo da lasciare cinque spazi.
Il pubblico deve stare in piedi in silenzio. Non deve guardare i Kohanim, ma neanche volgere loro le spalle.
Il pubblico non deve trovarsi nel BHK alle spalle dei Kohanim. Pertanto coloro che normalmente si collocano lungo la parete dell’Aron ha-Qodesh devono arretrare in modo da trovarsi davanti ai Kohanim o almeno al loro fianco.
Il pubblico si limita a rispondere Amen quattro volte: al termine della Berakhah preliminare dei Kohanim e dopo ciascuno dei tre versetti. Berukh u Barukh Shemò è controverso: per uscire d’obbligo secondo tutte le opinioni è opportuno pronunciarlo a voce bassa.
Una volta terminata la Berakhah i Kohanim tornano a volgersi verso l’Aron ha-Qodesh non appena il Chazan comincia Sim Shalom. A questo punto recitano una speciale Tefillah per il gradimento della Berakhah, facendo in modo di terminarla quando il Chazan termina a sua volta hamevarekh et ‘ammo Israel ba-shalom così che il pubblico risponda Amèn a entrambi. In ogni caso i Kohanim non scendono dall’Aron ha-Qodesh fino al termine della ripetizione della ‘Amidah.
Chi entra nel BHK mentre ha luogo la Birkat Kohanim deve fermarsi in segno di rispetto e può uscire solo al termine di essa.
Se i Kohanim non sono presenti il Chazan dice Eloqenu e il pubblico risponde Ken yehì ratzon. Se si è dimenticato Eloqenu e nel frattempo si è terminato Sim Shalom non lo si recupera più.
In generale è ammesso a dare Birkat Kohanim anche un Kohen non osservante, in quanto è in se stessa una Mitzwah e non gli si dice: “aggiungi questa inadempienza a quelle che hai già”. L’effetto della Berakhah non dipende dalla personalità del Kohanim, che sono solo un tramite.
Non sono ammessi a dare la Birkat Kohanim:
- Kohanim che abbiano difetti di pronuncia tali da dare all’orecchio;
- Kohanim che abbiano difetti alle mani tali da dare nell’occhio. Peraltro si usa facilitare dove l’uso è che i Kohanim si coprano anche le mani con il Tallit. Bende o cerotti non costituiscono problema;
- Kohanim che non siano in grado di reggersi in piedi da soli.
- Kohanim che abbiano commesso un omicidio (p.es. un incidente stradale di cui siano responsabili), sebbene abbiano fatto Teshuvah. Ciò anche se si è trattato di un omicidio involontario, ma in questo caso se hanno fatto Teshuvah li si accetta.
- Kohanim che abbiano sposato una divorziata o una convertita finché non abbiano divorziato, e i loro figli per sempre fino alla fine delle generazioni. Non così se avessero commesso adulterio.
- Kohanim che entrino in contatto con salme o con tombe di proposito.
- Kohanim che abbiano forti risentimenti nei confronti dello Tzibbur o di membri di esso. Per questa ragione è stato istituito che dicessero: …levarèkh et ‘ammo Israel be-ahavah.