Da una lezione di Rav Shabetai Sabato
Il ma’amad ha Sinai, evento unico nella storia ebraica, ha influenzato in modo notevole la generazione dei figli d’Israele appena usciti dall’Egitto, i padri fondatori del popolo ebraico. La “scenografia” che ha accompagnato questo episodio fu davvero eccezionale, tuoni, fulmini, fiamme e il suono dello shofar, al pari dell’impressione che ne ebbero i figli di Israele (Deut. 4,9): “Soltanto guardati bene e sta molto attento a non dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto e che non si dipartano dal tuo cuore tutti i giorni della tua vita; anzi le farai conoscere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli”.
I chakhamim nel trattato di Shabbat (88a) hanno descritto il dono della Torah come una costrizione “se riceverete la Torah bene, altrimenti questa sarà la vostra tomba”. Ma, se ci guardiamo indietro, H. già aveva preannunciato a Mosheh, nell’episodio del roveto ardente, che il popolo ebraico Lo avrebbe servito su quel monte. Come poteva essere così sicuro che sarebbe andata così? Dobbiamo dire che alla luce degli eventi straordinari che di lì a poco si sarebbero verificati non sarebbe potuto essere diversamente…
Questa maestosità ha fatto però dimenticare la domanda principale che si doveva porre in quel momento, che venne formulata molto tempo dopo da David ha-melekh nei Tehillim (Sal. 8, 5): “Che cosa è l’uomo, che Tu lo ricordi, e l’essere umano perché Tu ne tenga conto?”. Di fronte alla grandezza e la complessità del creato, appariamo esseri di minimo valore. Perché H. deve rivelarsi proprio a noi? Questa, secondo la ghemarà in massekhet Shabbat (88b) fu la reazione dei malakhim quando videro Moshè salire per ricevere la Torah. “Dissero ad H.: cosa ci fa un essere partorito da una donna in mezzo a noi? Disse loro: è venuto a ricevere la Torah. Ribatterono: un tesoro nascosto da 974 generazioni prima che il mondo fu creato, intendi darlo ad un essere di carne e sangue?”.
Quanto gli angeli sostengono richiama una famosa profezia di Yechezqel, quella delle “ossa disseccate” (Ez. 37). Il profeta si vide in una valle, nella quale erano disseminate numerosissime ossa umane secchissime. H. gli ordinò di parlare alle ossa (vv. 5-6): “O ossa disseccate! Ascoltate la parola del Signore! Così dice il Signore D. a queste ossa: Io mando in voi uno spirito e vivrete. Porrò su voi i nervi, farò crescere su voi la carne, vi coprirò di pelle e porrò in voi uno spirito sì che possiate vivere, e riconoscerete che Io sono il Signore”.
Secondo il Midrash (Qohelet Rabbà 4) il profeta disse alle ossa: all’inizio vi ho detto (Ger. 2,4) “ascoltate la parola del S., o casa di Giacobbe” e non avete sentito. Ora sentite?! In vita non avete ascoltato, e da morti ascoltate?!
Il profeta chiede alle ossa: dove eravate quando eravate in vita? Perché vi ricordate solo ora di ascoltare la voce di H.?
I chakhamim non si lasciano affascinare dalla grandiosità degli eventi descritti. Per via della loro visione del mondo, è normale che degli esseri inanimati obbediscano ad H. Effettivamente, tranne rare eccezioni, sia se ragioniamo sul mondo del “molto piccolo” e del “molto grande” la regolarità e la precisione con le quali le leggi di natura funzionano dovrebbero convincerci del fatto che siamo noi a discostarci dal resto dell’universo. L’unico essere che può opporsi in modo sistematico ai comandamenti divini è proprio l’uomo, il quale quando è in vita può obbedire o sottrarsi alla voce divina. Per questo l’uomo, quando obbedisce, viene ricompensato.
Tornando alla discussione con i malakhim, H. disse a Mosheh di aggrapparsi a Suo trono e dare una risposta. Perché gli esseri umani dunque dovrebbero ricevere la Torah? Mosheh rispose “ Padrone del mondo, nella Torah che mi dai, cosa c’è scritto? Io sono il S. tuo D. che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto. Voi forse siete scesi in Egitto? Forse siete stati schiavi del Faraone? Perché dovreste avere la Torah? In voi c’è della gelosia? Fra di voi c’è dell’istinto malvagio?”.
La risposta di Mosheh si basa sul presupposto che la Torah è la strada che H. indica agli uomini per compiere il bene e non il male. Queste indicazioni hanno valore solo in un mondo in cui c’è il bene, il male, ed il libero arbitrio, non nel mondo dei malakhim, dove non c’è inclinazione al male!
Ma perché allora i malakhim si oppongono in maniera così ferma alla discesa della Torah sulla terra? I malakhim pensavano che la Torah sarebbe scesa in questo mondo nella sua forma spirituale superiore, ma non fu così. Allo stesso modo in cui l’anima umana discende in questo mondo unita al corpo, e non nella sua forma originaria, la Torah viene rivestita di mitzwot e leggi, adatte per uomini dotati della possibilità di scegliere fra il bene e il male.
Ma perché Mosheh deve aggrapparsi al trono divino? Perché la nostra anima arriva da lì. Siamo molto, molto lontani dal cielo, ma è nelle nostre capacità, anche se siamo esseri in carne ed ossa, di divenire esseri spirituali, come ha fatto Mosheh rabbenu, e come tutta quella generazione avrebbe potuto fare. Il profeta Hoshea’ dice (14,2), letteralmente, “Ritorna, Israele, al S. tuo D.”. L’importante è decidere liberamente di ascoltare la voce divina.