Da un art. di Rav Shelomò Daikhovsky[1] – Ha-internet bahalakhàh, Tchumin 22, pp. 325-333; Ma’asè reshet di Rav Nir Aviv pp. 181-191
Nella scorsa lezione abbiamo considerato chi crea e diffonde un virus dal punto di vista dei nizqè mamon, in particolare esh, che sembra essere la tipologia più simile di danno. Abbiamo accennato anche alla possibilità che si tratti di un bor ha-mitgalghel. Le Tosafot spiegano che questo è un caso particolare di esh, e chi ha piazzato l’oggetto è paragonabile al vento.
Per riportare un caso simile Rav Shlomo Zalman Auerbach riporta il caso di un negoziante che ha scambiato il contenuto di un pacco di sale con quello di zucchero, con la conseguenza che una signora inconsapevole, cucinando per Shabbat, ha rovinato tutto il cibo. In questo caso l’azione della signora è indispensabile per provocare il danno, ed è paragonabile al bor ha-mitgalghel. Rav Auerbach però vuole obbligare a risarcire il negoziante, e, tornando al nostro caso, chi ha mandato il virus, nonostante che questo sia stato liberato dall’azione di chi lo ha ricevuto (per esempio aprendo un allegato) Possiamo chiederci tuttavia se chi crea un virus sia considerabile come adam ha-maziq. Rav Daikhovsky ritiene che questa definizione sia persino più calzante. Difatti chi crea un virus non è simile a chi produce il fuoco nella propria proprietà, ed il vento lo diffonde nella proprietà altrui. L’invio del virus è più simile all’introduzione del prolungamento della propria mano nella proprietà altrui, e all’appiccamento del fuoco nella sua proprietà. Se è così, è pacifico che è possibile obbligare a risarcire per i file e le cartelle nascosti.
Non è possibile altresì sostenere che “sono terminate le frecce”, ma tutta la catena dell’infezione è riconducibile a chi ha diffuso il virus, anche se l’infezione richiede del tempo. I virus sono come quelli del mondo medico. A qualcuno verrebbe in mente di considerare innocente una persona che ha deliberatamente avviato un’infezione, sebbene non sia entrato in contatto diretto con coloro che sono stati infettati in un secondo momento? Come gli uomini sono per natura ad essere in contatto con gli altri esseri umani, lo stesso vale per i computer, e quindi non è possibile sostenere che “sono terminate le frecce”. Nel capitolo 15 del libro dei Giudici si narra di Shimshon, che per colpire i filistei catturò trecento volpi e ne legò le code a due a due mettendo una fiaccola fra le code. Le volpi iniziarono a correre bruciando i campi dei filistei. Certamente se avesse fatto una cosa del genere ai campi degli ebrei sarebbe stato obbligato a risarcirli, sebbene i campi fossero al sicuro nel momento in cui le fiaccole erano state accese. Infatti la natura delle volpi in tale situazione è di iniziare a correre all’impazzata. Allo stesso modo i computer hanno la tendenza ad interfacciarsi con gli altri computer. Nel nostro caso pertanto l’idea di “tamun- nascosto” decade completamente. Lo Shulchan ‘Arukh dice (Choshen Mishpat 388,1-fonte 1) che “chi danneggia il proprio compagno, senza sapere il danno provocato, il danneggiato giura secondo il decreto dei chakhamim e viene risarcito”. Questo è applicabile però solamente se si poteva immaginare che fossero celati oggetti del genere, in caso contrario il danneggiato è colpevole ed il danneggiatore viene esentato dal risarcimento.
Nel nostro caso è normale che le persone mettano nel computer delle cartelle segrete con informazioni di grande valore. Mentre, come già detto, il padrone del computer infettato non potrà pretendere il risarcimento per l’inattività forzata del computer. Gli hacker, che si introducono deliberatamente nei computer dei governi e delle imprese certamente seguono i criteri dell’adam ha-maziq, e dovranno risarcire anche per i danni indiretti. Chi intasa un sito con innumerevoli accessi contemporanei dovrà risarcire. Questo caso è simile a quello di cinque persone che siedono su una panca, e questa si rompe (Choshen Mishpat 381,1 – fonte 2). Le panche sono fatte per sedere, e se una persona sedendosi la rompe non è tenuto a risarcire, perché è da considerarsi come un animale morto durante il lavoro. Per questo se si chiarisce che una persona con un singolo accesso ha fatto crashare un sito, non sarà tenuto a risarcire, perché sta compiendo un’attività normale. Ma se la stessa persona deliberatamente porta il sito al crash tramite numerosi accessi contemporanei, la situazione è differente perché è simile alla quinta persona che si siede sulla panca, poggiandosi sugli altri quattro ed impedendogli di alzarsi, che è tenuto a pagare il danno. Se invece le cinque persone si siedono contemporaneamente dovranno spartire il risarcimento. Un ulteriore motivo per condannare chi diffonde un virus potrebbe essere quello del hezeq sheenò nikkar. Abbiamo visto nelle scorse lezioni come i chakhamim abbiano elaborato degli appositi decreti per evitare che vi fossero casi del genere, e nel nostro caso dovrebbe essere lo stesso. Un tema ulteriore per condannare chi diffonde i virus è quello del dina demalkuta. Esiste tuttavia la possibilità che chi invia un virus non sia obbligabile a risarcire da parte del tribunale perché si tratta di “grama” (concetto che approfondiremo in una prossima lezione). Tuttavia esiste un obbligo di risarcire “dal cielo” (altro concetto che approfondiremo), e pertanto anche se non perseguibile è tenuto a risarcire, e questa è l’opinione seguita da vari poseqim. Rav Nir Aviv tratta di chi ha ricevuto un virus e inconsapevolmente lo ha trasmesso ad altri computer, che è esente anche “dal cielo”; alcuni sostengono che è come chi ha ricevuto un tizzone e non lo ha sorvegliato come si deve, e per questo è tenuto a risarcire.
מקורות
1) המזיק ממון חבירו ואינו יודע מה הזיק, נשבע הניזק ונוטל. כיצד, לקח כיס חבירו והשליכו למים או לאש או שמסרו ליד אנס, ונאבד, בעל הכיס אומר: זהובים היה מלא, והמזיק אומר: איני יודע מה היה בו שמא עפר או תבן היה מלא, הרי הניזק נשבע בנקיטת חפץ ונוטל. והוא שיטעון דברים שהוא אמוד בהם או אמוד להפקידם אצלו ודרכן להניחם בכיס וכיוצא בו. ארנקי בשק, אם הוא שבת ויו”ט, מקרי דרכו בכך, וכל כיוצא בזה) (מרדכי פרק הכונס). אבל אם אין דרכם להניחם בכלי זה, הוא פשע בעצמו ופטור המזיק). כיצד, ה הרי שחטף חמת או סל מלאים ומחופים והשליכם לים או שרפם, וטען הניזק שמרגליות היו בתוכם, אינו נאמן. (וי”א דאפילו היו עדים שהיו שם, פטור, הואיל ופשע, כמו שנתבאר) (המגיד פ”ז דחובל בשם תוס’)…
2) חמשה שישבו על הכסא ולא נשבר, ובא אחרון וישב עליו ונסמך עליהם ולא הניחם לעמוד ונשבר, אף על פי שהיה ראוי לישבר בהם קודם (שישב), הואיל וקרב שבירתו, האחרון חייב, שהרי אומרים לו: אילו לא נסמכת (עלינו) היינו עומדים קודם שישבר. ואם ישבו כאחד ונשבר, כולם חייבים. וכן כל כיוצא בזה. הגה: וי”א דסתם ספסל היא שאולה לסתם בני אדם ואם נשברה תחתיהן הוי כמתה מחמת מלאכה ופטורים מלשלם (טור ס”ב בשם הרא”ש תוס’ פ”ק דב”ק), אא”כ היושבים הם משונים ושמנים וכבדים משאר בני אדם, אז אם ישבו עליה ביחד ונשברה תחתיהן כולם חייבים לשלם; ואם ישבו בזה אחר זה, אם לא היתה נשברת בלא ישיבת האחרון, הוא לבד חייב לשלם. ואם היתה נשברת בלא האחרון, הוא פטור. ואם לא היתה נשברת רק תוך ב’ שעות, ועמו נשברה תוך שעה, אז רואין אם סמך עליהן ומנען לעמוד, הוא לבד חייב לשלם; ואם לאו, כולן חייבין (הכל טור בשם הרא”ש).