“Non uccidiamolo!” (Bereshit 37, 21). Nella Parashat Wayeshev Shim’on e Levì volevano vendicarsi nel peggiore dei modi della maldicenza che Yossef faceva al padre su di loro (v. 2 e Rashì): erano figli di Leah, la moglie cui Ya’aqov preferiva Rachel, madre di Yossef. Ya’aqov lo aveva mandato a visitare i fratelli che pascolavano il gregge. Reuven il primogenito intervenne e lo salvò dalle loro mani convincendoli a gettarlo provvisoriamente in una vicina cisterna: il suo scopo era in realtà di restituirlo al padre. Poco dopo notarono il passaggio di una carovana di Ishmaeliti diretti in Egitto. Reuven si era nel frattempo allontanato.
Fu Yehudah, il quarto fratello, a gestire la situazione: propose la vendita di Yossef ai carovanieri per risolvere la questione. I fratelli decisero anche di simulare una fine violenta per Yossef facendo credere al padre che un animale feroce l’avesse sbranato.
Il Midrash domanda per quale motivo Ya’aqov non fu informato della verità neppure in profezia (ruach ha-qodesh). I fratelli ebbero paura che il padre potesse maledirli per la vendita di Yossef e pertanto si impegnarono sotto pena di scomunica a un’omertà assoluta. Ma dal momento che la scomunica per essere efficace doveva essere pronunciata in presenza di Minian ed essi erano solo nove in quel momento (infatti Binyamin, il più piccolo, era rimasto a casa) escogitarono una soluzione originale: associarono il S.B. come decimo. D. stesso dunque si impegnò a sua volta a non dir nulla dell’accaduto (Rashì al v. 33; Tanchumà, Wayeshev 2; Pirqè de-Rabbì Eli’ezer 38). Con ogni probabilità Ya’aqov non venne mai a conoscenza della verità. Un altro Midrash afferma che quando più tardi si ritrovarono in Egitto insieme al padre i fratelli fecero in modo che Ya’aqov non si trovasse mai solo con Yossef, affinché questi non gli raccontasse la sua storia. Secondo Nachmanide (a Bereshit 45,27) il padre avrà certamente pensato che il figlio si fosse perduto per strada, qualcuno l’avesse rapito e venduto in Egitto.
L’esigenza del Minian nasce dal principio che per proclamare la santificazione del Nome di H. (qiddush ha-Shem) devono essere presenti dieci uomini. E’ così tutte le volte che recitiamo il Qaddish e la Qedushah. Anche altre parti della Tefillah richiedono il Minian, come la lettura pubblica della Torah: in questo caso il requisito dei dieci uomini sarà da riconnettersi con l’esenzione delle donne dalla Mitzwah di studiare Torah. L’episodio dei fratelli di Yossef non è peraltro l’unico caso in cui la regola del Minian si piega a situazioni particolari. Siamo nell’imminenza di Chanukkah. Nell’inverno del 1995 nel nostro BHK si cercava ancora di mantenere la Tefillah serale tutti i giorni, sebbene il Minian già accennava a diradarsi. Qualche anno prima il Kolel Eretz Chemdah di Yerushalaim aveva iniziato un servizio di Responsa via fax (poi sarebbe diventato via e-mail) in tempo reale. Fu allora che rivolsi loro il quesito seguente: “Se non è presente un Minian di dieci uomini nel Bet ha-Kenesset al momento dell’accensione dei lumi di Chanukkah, c’è la possibilità di mettere nel conto anche le donne e recitare regolarmente le Berakhot?”
Il presupposto del mio quesito è il seguente. E’ noto che la Mitzwah dell’accensione di Chanukkah è destinata a essere compiuta nelle case (Chanukkah ner ish u-veytò; Shabbat 21b). L’uso peraltro è di accendere la Chanukkiyah con le Berakhot anche nel Bet ha-Kenesset, pur non uscendo d’obbligo, per tre ragioni: a) in tal modo ricordiamo l’accensione della Menorah che nel Bet ha-Miqdash aveva luogo tutte le sere dell’anno; b) nel Bet ha-Kenesset provvediamo all’accensione dei lumi a beneficio di ospiti e viandanti che non hanno una casa nella quale accendere; 3) dal momento che da secoli in Diaspora non abbiamo più la possibilità di collocare i lumi all’esterno come richiederebbe la “pubblicizzazione del miracolo” (pirsum ha-nes), provvediamo a rendere pubblici i lumi mediante l’accensione nel Bet ha-Kenesset. E’ ovvio che si può parlare di pirsum ha-nes solo a condizione che all’accensione pubblica sia presente il Minian, altrimenti non ha senso in particolare recitare le Berakhot relative, che comportano la pronuncia del Nome di H. Le donne sono tenute anch’esse alla Mitzwah in casa perché hanno partecipato al miracolo al pari degli uomini (af hen hayù be-otò nes): la tradizione narra l’eroismo di una giovane sposa, Yehudit, che si ribellò allo jus primae noctis con il generale greco uccidendolo. A questo punto, la mia domanda: si potrebbe affermare che in via eccezionale anche nel Bet ha-Kenesset le donne concorrano a comporre il Minian necessario per l’accensione pubblica?
Secondo molti la risposta è positiva, a condizione che siano presenti dieci adulti (Resp. Eretz Chemdah 4, n. 64 la cui fonte principale è il Ben Ish Chay di Baghdad, Resp. Rav Pe’alim O.Ch. 2, n. 62). Dal momento che il Minian dell’accensione è richiesto solo per la pubblicizzazione del suo significato e non propriamente per una santificazione, anche le donne, se necessario, concorrono a farne parte. Anzi, afferma con una certa ironia il Ben Ish Chay, “le donne sono più chiacchierone e assolvono assai meglio al compito di diffondere la conoscenza del miracolo”! R. Moshe Isserles (allo Shulchan ‘Arukh. Orach Chayim 690,18) accenna a una regola simile per quanto concerne le Berakhot della Meghillat Ester di Purim. Il Chakham ‘Abdallah Somekh di Baghdad permette addirittura che l’accensione stessa sia compiuta da un ragazzino sotto i 13 anni, a condizione che sia in grado di comprendere il senso di ciò che sta facendo (qatàn she-higghia’ le-chinnukh), dal momento che non assolve ad alcun obbligo (Resp. Zivchè Tzedeq ha-Chadashot, 3, 41).
Alcuni Posseqim contemporanei, tuttavia, non danno un consenso indiscriminato. Se il Rav Mordekhay Eliahu è contrario a ogni facilitazione (cfr. Rav Harari, Miqrà Qodesh, Hil. Chanukkah 10,5, n. 19), il Rav ‘Ovadyah Yossef (Yalqut Yossef 5, p. 203, n. 43) richiede che almeno sei su dieci siano comunque uomini adulti. Lo stesso Eretz Chemdah conclude che si può ricorrere alla soluzione di contare le donne “specialmente se altri uomini interverranno sul posto, sia pure successivamente”. La fonte è un’altra Halakhah che si riferisce all’accensione nel Bet ha-Kenesset il venerdì pomeriggio. Spesso capita che per via dei preparativi di Shabbat al momento dell’accensione, che va eseguita entro una certa ora, non sia ancora presente Minian, Ma molti Decisori la consentono comunque con le Berakhot contando sul fatto che il pubblico interverrà al Bet ha-Kenesset in un momento successivo (Maghen Avraham e a. a Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim 671,10).
Lo stesso Ben Ish Chay conclude il suo Responsum puntualizzando che nel nostro caso la facilitazione di includere le donne può essere adottata solo a posteriori o in caso di emergenza e che a priori si deve fare in modo che all’accensione nel Bet ha-Kenesset siano presenti dieci uomini. Non si ribadisce mai abbastanza l’importanza di poter contare su un regolare Minian per tutte le occasioni in cui ciò è richiesto nel corso dell’anno. Si tratta di una affermazione imprescindibile dell’identità ebraica di una Comunità che altrimenti non si manifesta e viene meno. Che il S.B. ci dia la forza e il merito di santificare il Suo Nome pubblicamente come il popolo d’Israele ha sempre fatto da secoli.