In questa parashà vi sono le ultime due mitzvòt della Torà: la penultima è la mitzvà dello Hakhèl, cioè di radunare tutto Israele a Gerusalemme ogni sette anni nel secondo giorno della festa di Sukkòt. L’ultima è quella che ogni uomo d’Israele scriva un suo sefer Torà. Riguardo a quest’ultima mitzvà poiché pochi sono in grado di scrivere un sefer Torà, gia diversi secoli fa alcuni i maestri insegnarono che si può osservare la mitzvà facendosi una biblioteca di sefarìm dai quali studiare la Torà scritta e quella orale.
Riguardo alla mitzvà dello Hakhèl nella Torà è scritto: “E Moshè comandò ad essi, dicendo: alla fine del ciclo settennale, dopo l’anno destinato alla remissione, nella festa di Sukkòt; quando tutto Israele verrà a presentarsi innanzi all’Eterno, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai da questa Torà davanti a tutt’Israele, in modo che essi la possano udire. Convocherai il popolo, gli uomini e le donne e la figliuolanza, ed i forestieri viventi nelle tue città; affinché ascoltino, e quindi apprendano ad avere timore dell’Eterno, vostro Dio, ed osservino d’eseguire tutte le parole di questa Torà” (Devarìm, 31:10-12).
In questa occasione era il Re che leggeva delle sezioni del libro di Devarìm nel cortile del Bet Ha-Mikdàsh. L’ultimo a leggere la Torà nella festa di Sukkòt fu il re Agrippa, circa vent’anni prima della distruzione del Bet Ha-Mikdàsh. L’evento è descritto nel Talmud Babilonese e codificato dal Maimonide nel Mishnè Torà (Hilkhòt Chaghigà, terzo capitolo).
R. Meir Simcha Ha-Kohen (Lituania, 1833-1926, Lettonia) che fu rav di Dvinsk, nel suo commento Mèshekh Chokhmà a questa parashà, cita un episodio, raccontato nel trattato Chaghigà (3a), che avvenne nella cittadina di Peki’in Galilea nel secondo secolo E.V. R. Yochanan figlio di Beroka e r. El’azar figlio di Chisma vennero a visitare l’anziano maestro R. Yehoshua’ che abitava a Peki’in. R. Yehoshua’ chiese loro: quale nuova idea è stata insegnata oggi nel Bet Ha-Midràsh? Essi risposero: noi siamo tuoi discepoli e beviamo dalla tua acqua, [cioè] tutta quello che sappiamo di Torà l’abbiamo imparato da te. Come possiamo dirti qualcosa che non hai già studiato? R. Yehoshua’ rispose: nonostante ciò non è possibile che vi sia una sessione di studi senza qualche novella idea. Così egli chiese: chi era colui che diede la derashà questo Shabbàt? Essi risposero: questa era la settimana nella quale era il turno di r. El’azar figlio di ‘Azarià. R. Yehoshua’ chiese: e quale fu l’argomento della lezione? Essi risposero: la mitzvà dello Hakhèl. R. Yehoshua’ chiese: e su quale versetto fu improntata la lezione? Essi risposero: la lezione era improntata sul versetto che dice “Convocherai il popolo, gli uomini e le donne e la figliuolanza”; e così insegnò R. El’azar: se gli uomini vengono per studiare e le donne vengono per sentire, per quale motivo vengono anche i bambini? Essi vengono affinché Iddio dia una ricompensa a coloro che li portano. R. Yehoshua’ disse loro: avevate con voi una tale perla di saggezza e non volevate dirmela? La domanda ovvia è per quale motivo r. Yehoshua’ rimase così entusiasta della risposta dei suoi due discepoli? Quale poteva essere per lui la novità di questa risposta? R. Meir Simcha Ha-Kohen risponde a questa domanda citando il Talmud Yerushalmì (Yevamòt, 1:6), dove è raccontato che l’anziano R. Dossa figlio di Harkinas disse: mi ricordo che la madre di r. Yehoshua’ quando egli era ancora un bebè andava con la carrozzina nel bet ha-kenèsset affinché le orecchie del piccolo rimanessero impressionate dalle parole della Torà. La madre di r. Yehoshua’ “visse” il versetto della Torà e proprio per questo r. Yehoshua’ rimase così entusiasmato da quello che gli raccontarono i sui discepoli. Per questo r. Yochanan figlio di Zakkai nei Pirkè Avòt (Massime dei padri, 2:8) descrisse il suo discepolo r. Yehoshua’ con queste parole: “Felice colei che lo ha partorito”.