Nachamù Nachamù ammì.. – Consolate, Consolate il mio popolo dice il Signore… Poiché ha pagato il doppio rispetto alle sue colpe”.
Abbiamo appena trascorso il digiuno del 9 di Av, durante il quale abbiamo pianto per la distruzione dei due Templi di Gerusalemme e per tutte le disgrazie occorse al nostro popolo in quelle nefaste giornate.
Ma il popolo ebraico non si ferma davanti alla sofferenza e al dolore e cerca di trovare un appiglio per andare avanti.
Infatti, anche nella letteratura profetica, non esiste un solo profeta che non inciti il popolo a guardare avanti, per un futuro migliore.
Questo shabbat è chiamato Shabbat Nachamù, prendendo il nome dalla prima parola con cui inizia la haftarà:”Nachamù Nachamù ammì.. – Consolate, Consolate il mio popolo dice il Signore… Poiché ha pagato il doppio rispetto alle sue colpe”.
Persino Isaia, che ha fortemente ammonito il popolo per il suo comportamento, ha bisogno di infondergli parole di consolazione ed incitamento ad andare avanti per ricostruire ciò che è stato distrutto.
Guai se così non fosse stato!
Il popolo ebraico ha sempre saputo reagire davanti alle disgrazie che lo hanno duramente colpito, guardando avanti e cercando il modo e la maniera giusta per ricostruire.
Così come fu ai tempi lontani dei due Templi di Gerusalemme, durante le crociate, la cacciata dalla Spagna e per finire con la Shoah, fu anche dopo le persecuzioni moderne e oggi, nonostante le critiche a cui Israele e il popolo ebraico sono sottoposti, abbiamo il dovere di guardare avanti e costruire il nostro futuro.
Shabbat shalom!