L’undicesimo volume della collana d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste sarà dedicato a Nathan, pittore le cui opere sono conservate in importanti musei ed istituzioni nazionali e internazionali: suoi dipinti si trovano infatti al Museo d’arte di Tel Aviv, al Quirinale e al museo civico d’arte contemporanea di Milano, all’Ermitage in Russia e al museo Sztuki a Lodz, in Polonia, nonché ovviamente al Museo Revoltella e ai Musei provinciali di Gorizia. Arturo Abramo Raffaele Nathan nasce a Trieste il 17 dicembre 1891, figlio di Jacob Nathan e Alice Luzzato.
Dopo gli studi liceali nella nostra città, viene mandato dalla famiglia a Londra e poi a Genova per iniziare l’attività commerciale: non incline agli affari si iscrive alla facoltà di filosofia del capoluogo ligure. Cittadino inglese (il padre è nato a Bombay), durante la prima guerra mondiale è obiettore di coscienza: tornato a Trieste in stato depressivo, entra in analisi dallo psicanalista Edoardo Weiss, allievo di Freud, che lo sprona a portare in pittura i propri stati d’animo. Le prime opere datano dal 1921, nel 1925 si reca a Roma per conoscere Giorgio de Chirico con il quale stringe amicizia. L’anno dopo esordisce alla Biennale di Venezia, dove espone fino all’avvento delle leggi razziali.
Molte le sue partecipazioni a mostre nazionali e internazionali di quel periodo: la sua prima personale la tiene a Milano, accanto agli amici triestini Leonor Fini e Carlo Sbisà. I dipinti di Nathan, realizzati con una tecnica lenta, sorvegliata, mostrano spiagge popolate da cavalli e fiere, statue e ruderi antichi, isole e vulcani, fari e vascelli in lontananza, spesso colti nel momento del naufragio o ancora inerti all’interno del cantiere navale.
La predilizione per il mare è fortissima, i riferimenti a De Chirico e Carrà originali: con loro espone a Trieste, alla Mostra d’Arte d’Avanguardia del 1931 curata da Manlio Malabotta. Durante la seconda guerra mondiale viene confinato quale cittadino brittanico nelle Marche, prima a Offida e poi a Falerone. Grazie all’aiuto di Carlo Sbisà da Trieste, nonostante le difficoltà belliche e il soggiorno coatto Arturo Nathan può continuare a lavorare a pastello. Ma le vicende dell’8 settembre lo colgono indifeso: arrestato nell’ottobre del 1943, viene detenuto prima a Servigliano e poi a Fossoli. Il 16 maggio 1944 è deportato a Bergen Belsen. Muore a Biberach dopo il 20 novembre 1944.
Incaricato dello studio dell’opera di Nathan è Enrico Lucchese, docente di storia dell’arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, il quale sta raccogliendo ogni materiale che possa essere utile per meglio comprendere la personalità, non solo artistica, di un maestro spesso poco considerato: proprio la pubblicazione di una monografia, prevista per la fine del 2009, potrà risarcire o almeno iniziare a risarcire una lacuna ingiusta.
Chi avesse dipinti, disegni, fotografie, carteggi o altri documenti inerenti Arturo Nathan può mettersi in contatto direttamente con questo ricercatore: Enrico Lucchese, Dipartimento di Storia e Storia dell’Arte, Università degli studi di Trieste, Androna Campo Marzio 10, 34123 Trieste, telefono 040 558 4446, cell. 3408324002, email lucchese@units.it
Da Jarchon, periodico della Comunità ebraica di Trieste