Studiare la Torà non significa cercare i misteri che svelano il futuro
Il libro di Michael Drosnin “Codice Genesi: Conto alla rovescia” è il sequel del precedente best-seller uscito nel 1997. L’impostazione non è cambiata. Attraverso un particolare metodo di lettura si cercano messaggi nascosti (“codificati”) nel testo della Torà, attinenti per lo più all’attualità e alla storia. Il primo libro partiva dalla predizione dell’assassinio di Yitzhak Rabin, individuato nel codice un anno prima che accadesse, e poi passava ad altri argomenti, anch’essi identificabili nel codice, tra cui gli omicidi di Kennedy e Sadat, lo sbarco dell’uomo sulla Luna, nomi di personaggi famosi della scienza e della letteratura mondiale, e chi più ne ha più ne metta. Praticamente non c’era evento del passato recente o remoto, ma anche del futuro, che non fosse possibile ritrovare nella Torà tramite questo particolare codice. Il primo libro si concludeva con la previsione di una guerra mondiale e di un olocausto atomico nel 2000 o nel 2006.
Il 2000 è passato e il 2006 si avvicina ed ecco, puntuale, il secondo libro: appropriato quindi il titolo “Conto alla rovescia”. Questo libro parte dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 (anch’esso identificato nel codice) e poi passa all’attualità politica mediorientale. Vengono trovati nel codice della Torà i nomi dei maggiori personaggi politici coinvolti, come Clinton, Barak, Arafat, Powell fino a Sharon, ma anche nomi di città (Jenin) coinvolte nella seconda Intifada. Anche questo libro si conclude con la predizione di un olocausto atomico nel 2006.
Vediamo in che consiste il codice utilizzato da Drosnin. Prima di tutto si eliminano gli spazi fra le parole della Torà, come se questa fosse un’unica stringa di testo; poi si cerca la parola d’interesse, formandola a partire da lettere posizionate a intervalli fissi e uguali. Questi intervalli possono arrivare anche alle centinaia o le migliaia (è chiaro che in questo caso tale ricerca si può effettuare solo con adeguati programmi di computer). Rappresentando il risultato sotto forma di matrice o tabella, dove ciascuna riga è lunga quanto l’intervallo fra le lettere, si leggerà, in orizzontale, il testo della Torà senza interruzioni e, in verticale, la parola o le parole individuate dal programma. Se queste intersecano o si trovano vicino a un testo della Torà di argomento attinente, allora la parola trovata dal codice viene ritenuta significativa. Ad esempio, il nome Yitzhak Rabin compare una sola volta nella Torà con una distanza fra una lettera e l’altra di 4772. Scrivendo il testo della Torà (che in totale ha 304.805 lettere) sotto forma di 64 righe lunghe ognuna 4772 lettere e incolonnandole l’una sull’altra, si ottiene il nome del primo ministro in verticale che interseca, in orizzontale, il versetto che dice “l’omicida che ucciderà” ( Deuter. 4: 42). Peccato però che in questo verso si parla dell’omicidio involontario e non di quello premeditato!
È chiaro che un sistema del genere può identificare qualsiasi parola si voglia in testi sufficientemente lunghi. È stato in effetti dimostrato che, esaminando un classico della letteratura come Moby Dick , si possono trovare i nomi di Indira Gandhi, Trotzky, Kennedy, Rabin e persino di Lady Diana, tutti in contesti inerenti la loro tragica fine. La più forte critica alla rilevanza e all’utilità di questo codice viene proprio dalla sua poca significatività dal punto di vista statistico (vedi A.M. Hasofer, B’Or Ha’Torah 11E, 5759-1999, 147-154).
Ma un’altra obiezione, dal punto di vista religioso, si può sollevare. Scrive il Maimonide, nel Mishnè Torà , che non ci si deve occupare della previsione del futuro e dei calcoli che cercano di identificare la “fine dei tempi”; inoltre, ciò che avverrà nel futuro nessuno lo saprà fino a che lo si vedrà ( Hilkhòt melakhìm 12:2). Questa norma halachica dovrebbe quindi già bastare per contestare la validità e l’utilità dei libri di Drosnin.
Detto questo, un motivo d’interesse il libro in realtà lo ha. Drosnin sembra in buona fede nel credere nei risultati da lui trovati e cerca in tutti i modi di comunicarli agli uomini che hanno in mano le redini del potere, almeno per quanto concerne il Medio-Oriente. In passato mandò una lettera a Rabin per preavvisarlo del pericolo, evidentemente senza successo. Lo stesso cerca di fare ora, e in questo secondo libro racconta come abbia contattato Clinton prima e poi Bush e Powell, e in Israele Peres e Sharon. A parte Peres, nessuno di questi ha ricevuto Drosnin personalmente, delegando a ciò i loro consiglieri. Nel caso di Sharon, Drosnin ha incontrato suo figlio Omri. In generale, non sembra che egli abbia ricevuto particolare attenzione dai politici americani e israeliani.
Fra i palestinesi, Drosnin ha incontrato di persona Arafat. La descrizione della visita ad Arafat e di quanto questo abbia dato importanza alle minacce, previste nel codice, a lui stesso rivolte è in effetti interessante ed illuminante sulla differente personalità di Arafat rispetto a quella degli altri politici. Arafat che “sgrana gli occhi” alla lettura delle tabelle che Drosnin gli sottopone sulla scrivania è una delle poche frasi verosimili di questo libro.
Drosnin ripete comunque più volte che il codice non è necessariamente una previsione ma un avvertimento, e che è nelle nostre mani far sì che le cose cambino. Speriamo che qualcuno gli dia ascolto, a prescindere dall’attendibilità delle sue affermazioni!
Giugno 2003 – Pubblicato su Shalom