La questione degli tzitziyot di seta è assai controversa. La halakhah è che gli tzitziyyot possono essere dello stesso tessuto del panno, oppure di lana (Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim 9). Cosa è preferibile nel ns. caso? R. Moshe Provençal di Mantova (Sec. XVI, Resp. n. 40) sconsiglia gli tzitziyyot di seta perché la lavorazione dei medesimi deve essere fatta interamente da ebrei le-shem Mitzwat Tzitzit. Questo è molto più difficile da ottenere con fili di seta che con fili di lana, perché la lavorazione dei primi è più complessa. Mentre per la lana si richiede teviyyah (filatura) e shezirah (intreccio) e si trova in commercio lana non ancora sottoposta a queste operazioni che sono pertanto facilmente eseguibili da Ebrei, per la seta le operazioni preliminari sono tre: zeriqah (lett. getto), hamshakhah (“trattura”) e shezirah.
Le prime due vengono eseguite nei filatoi dal personale non ebraico e non è dato trovare in commercio fili di seta non ancora sottoposti ad esse. La questione halakhica è dunque se è indispensabile l’esecuzione le-shem Mitzwat Tzitzit della zeriqah e hamshakhah della seta oppure no. R. Provençal risponde di sì e pertanto proibisce gli Tzitziyyot di seta.
La sua opinione è riportata dal R. Ch.D. Azulay di Livorno (fine Settecento) nelle sue glosse allo Shulchan ‘Arukh Birké Yossef (n. 2), il quale dà ragione a Provençal, limitandosi ad esprimere il proprio stupore per il fatto che Provençal stesso non citi l’opinione facilitante del Terumat ha-Deshen (n. 44; R. Moshe Isserlein, Germania, sec. XV) per confutarla.
Il Birkè Yossef è a sua volta ripreso da R. Yehudah Shemuel Ashkenazì (Livorno, sec. XIX) che nei Dinim sul Tallit inseriti nel suo Siddur sefardita Bayit ‘Oved (n. 7) aggiunge: “Questo costituisce avvertimento per coloro che usano ammantarsi con un Tallit di seta come sono soliti fare gli Ebrei Italiani che devono stare molto attenti agli Tzitziyyot: se sono di seta dovranno essere solo di seta la cui zeriqah e hamshakhah sia stata fatta da Ebrei le-shem tzitzit. Altrimenti indosserebbero tallitot non validi per la Mitzwah e reciterebbero la Berakhah invano”.
Due illustri Posseqim baghdadesi di fine Ottocento – primo Novecento tornano a occuparsi della questione. R. Chayim Sofer (Kaf ha-Chayim, comm. allo Shulchan ‘Arukh, n. 7) ripete il Bayit ‘Oved verbatim. Anche il Ben Ish Chay (I anno, P. Noach, 1) cita il Provençal senza nominarlo (lo chiama gadol echad), scrive che “è possibile che lo Shulchan ‘Arukh concordi con lui” sebbene il Terumat ha-Deshen sia facilitante ed è molto difficile trovare tzitziyyot di seta prodotti secondo le norme. “Ancorché vi sia controversia in proposito” stabilisce la Halakhah nel senso che se non si è certi si devono adottare tzitziyyot di lana. Questa regola va seguita, aggiungiamo noi, sebbene la soluzione proposta vada a detrimento della bellezza dei tallitot di seta. Ancorché eseguire le Mitzwòt, e in particolare quella dello tzitzit, nel modo più elegante possibile sia importante (Shabbat 133b su Shemot 15,2), essere rigorosi nell’applicare la Halakhah lo è ancora di più. Più in generale i tallitot di lana sono comunque preferibili per una questione di fondo: secondo alcuni (i Sefarditi!) quando la Torah parla di abiti che richiedano gli tzitziot si riferisce solo a panni di lana (e lino, che però non viene adoperato proprio per non incorrere nel rischio di mescolarlo con la lana e infrangere un altro divieto della Torah), mentre altre fibre li richiedono solo per estensione rabbinica. Ciò significa che quando indossiamo il tallit pensando di uscire d’obbligo dalla Mitzwah dobbiamo farlo con un tallit di lana che è conforme a tutte le opinioni. Lasciamo i tallitot di seta per altre occasioni in cui il tallit viene indossato solo per eleganza senza berakhah (p. es. il chazan che recita ‘Arvit – Keter Shem Tov, vol. I, p. 5, n. 9).