Riccardo Di Segni
Un Beth Din, tribunale rabbinico, unico per tutta l’Italia. E’ una delle richieste più condivise in questo periodo di revisione dell’organizzazione ebraica in Italia. Servirebbe finalmente a mettere ordine in questioni controverse. Il Beth Din si occupa di diritto matrimoniale, di litigi ma soprattutto di conversioni, vero punto dolente. Bisogna trovare un criterio unico, si dice, così si fa anche in tutti gli altri paesi, dove di Beth Din ce ‘è uno solo, si aggiunge. Quindi perché dovremmo rimanere indietro noi? Il fatto è che non è vero che ogni nazione ha un suo unico Beth Din. In Francia, collegati al Concistoire, ci sono quelli ufficiali di Parigi, Lione, Strasburgo, più altri indipendenti. Nel Regno Unito c’è quello di Londra delle United Synagogues, quello Sefardita di Londra, quello di Manchester, quello della Federation, più quelli di organizzazioni autonome charedì. Solo ad Amsterdam ne funzionano almeno due. In Svizzera ce ne sono diversi. Non parliamo degli Stati Uniti. Solo in Germania ce n’è uno solo, mobile, composto da due giudici mandati dal rabbinato d’Israele cui si associa di volta in volta il rabbino della Comunità; ma la storia recente dell’ebraismo tedesco è un caso a parte. Insomma che senso ha chiedere un unico Bet Din “come fanno tutti gli altri”? Non si potrebbe essere più sinceri e chiedere semplicemente e direttamente quello che si vuole in realtà (procedure facili e una corte controllabile)?
Dalla newsletter L’Unione informa 24.6.2010