Il sabato che precede Purim è denominato Shabbàt Zakhòr, il sabato del ricordo. Nella Torà è scritto che è mitzvà ricordare il male che ci fece ‘Amalèk con queste parole: “Ricordati di ciò che ti fece ‘Amalèk, durante il viaggiò dell’uscita dall’Egitto. Il quale ti assalì per la via, e, senza temere Iddio, ti trucidò tutti i deboli rimasti indietro, mentre tu eri stanco e sfinito. Ora, quando l’Eterno, tuo Dio, ti darà tregua da tutti i tuoi nemici all’intorno, nel paese che l’Eterno, tuo Dio, ti da in possesso ereditario, cancellerai la memoria d’Amalèk di sotto al cielo; non dimenticarlo (Devarìm, 25: 17-19).
I maestri utilizzarono la parola “ti assalì”, karkhà nel testo, con la simile radice kar, freddo, per una spiegazioni di tipo midrashico.
R. Joseph Pacifici (Firenze, 1928-2021, Modiin Illit) in Hearòt ve-He’aròt (p. 220) scrive che ‘Amalèk sa che non è in grado di far sì che Israele non osservi le mitzvòt. Tuttavia riesce a “raffreddarne” l’entusiasmo. ‘Amalèk attaccò Israele quando era per strada verso il Monte Sinai. Pur non essendo in grado di impedire loro di andare a ricevere la Torà, fece in modo che lo facessero con meno entusiasmo. È possibile che proprio per questo motivo, dopo aver ricevuto la Torà, gli israeliti commisero il peccato del vitello d’oro. Da qui impariamo quanto sia importante osservare le mitzvòt con entusiasmo e con kedushà. Solo così diventa possibile trasmettere la Torà alle generazioni future.
Oggi la tribù di ‘Amalèk non è più riconoscibile come tale. A chi si riferisce quindi la mitzvà della Torà di cancellare la memoria di ‘Amalèk?
R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Devarìm, p. 199) scrive: “ ’Amalèk è più di una tribù di nomadi. È più di un gruppo particolare, di una nazione o di un popolo. È l’uomo qualunque diventato pazzo, che ha gettato la sua immagine divina per assumere quella di Satana. Qualunque nazione che dichiara come sua politica quella di distruggere il popolo ebraico è ‘Amalèk”.
Poiché Haman programmò il genocidio degli ebrei ed era discendente di ‘Amalèk, i maestri istituirono che si osservasse la mitzvà di ricordare il male che ci fece ‘Amalèk proprio nel sabato che precede il giorno di Purìm.
R. Yosef Caro (Toledo, 1488-1575, Safed) nello Shulchàn ‘Arùkh (O.C., 685:7) scrive che poiché c’è chi dice che la lettura dei versetti succitati è una mitzvà della Torà, chi abita in luoghi dove non vi è un miniàn, deve andare di Shabbàt in una località dove vi è un miniàn per sentire la lettura di questa parashà (cioè dei succitati versetti che vengono letti dopo la parashà settimanale, prima della haftarà).
R. Avraham Gombiner (Polonia, 1633-1683) nel suo commento Maghèn Avrahàm allo Shulchàn ‘Arùkh, afferma che, in casi di forza maggiore, si può osservare la mitzvà di ricordare il male che ci fece ‘Amalèk anche con la lettura della Torà che si fa di Purìm. Infatti anche di Purìm si leggono versetti che trattano della guerra contro ‘Amalèk (Shemòt, 17: 8-16) e si concludono con le parole “L’Eterno ha giurato che sarà in guerra con ‘Amalèk, di generazione in generazione”.
R. Israel Meir Kagan (Belarus, 1838-1933) nel suo commento Mishnà Berurà allo Shulchàn ‘Arùkh (O.C. 685, fine nota 16) non accetta l’opinione del Maghèn Avrahàm. Tuttavia R. Feivel Cohen (Brooklyn, 1937-2022) appoggiandosi su un insegnamento di r. Yitzchalk Zeev Soloveitchik (Belarus, 1886-1959, Gerusalemme) che fu rav della comunità di Brisk (Brest Litovsk), sostiene che l’opinione del Maghèn Avrahàm è valida.