Lo Shabbat che precede Purim viene chiamato Shabbat Zachor. In questa occasione si usa far uscire un secondo sefer dove si legge la Parashà che ci ricorda di ciò che ci fece Amalek, progenitore di Amman. Mi viene sempre da pensare a quale filo logico possa legare questi argomenti: Tezzavè, Zachor Purim. In questo Shabbat c’è un interessante gioco di specchi tra Moshè Rabbenu ed Amalek.
Nella parashà di Tezzavvè, infatti, non compare il nome di Moshè: quando Hashem vuole distruggere il popolo, Moshè intercede e chiede di salvarlo, e lo fa proponendo di essere cancellato al posto del popolo stesso. Spiegano i chachamim che a causa di questa richiesta non comparirà il suo nome in questa parashà: uno Tzaddik rinuncia anche alla sua presenza per salvare il popolo. D’altro canto, in questo Shabbat, si chiede esplicitamente nella seconda lettura di cancellare un’altra persona, Amalek, il malvagio, colui che pretende di esserci per annientare il popolo: Un giusto rinuncia ad esserci per salvare, un Rashà pretende di esserci per annientare; un’assenza che salva ed una presenza che distrugge. Un altro interessante gioco delle parti, attraverso l’uso antipodico di uno strumento di Kedushà, ci viene proposto dalla figura di Aharon HaCohen e di Achashverosh.
Nella Parashà vengono descritti gli abiti del Cohen Gadol, gli stessi che verranno indossati per sfregio, in futuro, da Achashverosh. In un caso ci si veste per servire Hashem in un altro ci si veste per glorificare sé stessi; in un caso si usa la materia per la Kedushà in un altro si usa la kedushà per la materia; in un caso il vestito porta Kiddush (santificazione), in un altro, porta chillul (profanazione). In questo contesto Pirandelliano ecco che la realtà risulta multiforme e può trarre in inganno, un’assenza o una presenza può essere sempre positiva o negativa? Usare uno strumento di santità è sempre positivo? Fra le domande che verranno chieste all’anima in alto ce ne sarà una fondamentale: “Hai capito la cosa che è dentro la cosa?” (Shabbat 31). Sei riuscito a comprendere oltre l’apparenza ingannevole delle situazioni? Hai, quindi, letto correttamente, e non “al contrario”, la “Meghillat Ester”, cioè la rivelazione di ciò che è nascosto? Amalek, il dubbio per eccellenza, gioca sull’ambiguità; non si tratta della ricchezza e contraddittorietà di opinioni Talmudiche, egualmente veritiere e parole del D.o vivente, che portano a costruire diversi percorsi Halachici, ma di un pluralismo di opinioni e di modi di vedere infondati, che portano solo divisioni e confusione.
Oggi, più che mai, si sente il bisogno di far cadere le molte maschere, troppo spesso scambiate per volti, delle varie forme di comunicazione e di pluralismo di informazione. Venaafoch Hu…e tutto si invertì
Shabbat Shalom