L’Eterno parlò a Mosè dicendo: Di ai figli d’Israele che mi facciano un’offerta (Esodo 25:1). La parola Terumà, da cui il nome del brano della Torà di questa settimana, significa offerta. Al popolo ebraico, liberato fisicamente e spiritualmente dall’Egitto, viene chiesto un contributo volontario per la costruzione del Tabernacolo, e dei suoi arredi, destinato ad ospitare la Shekhinà/la Presenza Divina. Oro, argento, rame, tessuti, pelli e legname di acacia erano i materiali necessari per questa opera.
In particolare, con legno di acacia placcato d’oro, si dovrà costruire l’Arca della Testimonianza, uno scrigno per contenere le Tavole del Patto con incise le dieci parole, simbolo dell’universalità della Torà discesa sul Sinai e accolta dai figli d’Israele. Alle estremità del coperchio dell’Arca, dovranno essere scolpiti due angeli Cherubini alati uno di fronte all’altro, con le ali distese verso l’alto, quasi come un abbraccio a protezione dell’Arca, con i loro volti rivolti sul coperchio. Rashì (Rabbì Shelomò Ytzchakì 1040-1105), nel suo commento, spiega che il volto dei Cherubini è come quello di un bambino, una sembianza che esprime purezza e bontà.
In un altro versetto, invece, il commentatore francese sostiene qualcosa di diverso. Dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden a causa della colpa di aver mangiato dall’albero della conoscenza del bene e del male, affinché non potessero tornare e mangiare dall’albero della vita e così vivere in eterno, il Signore mise due angeli Cherubini con roteavano una spada fiammeggiante. In questo caso Rashì spiega che si tratta, invece, di “Angeli distruttori”.
Ora, qual è l’immagine di questi Cherubini? Quella di un bambino, come sul coperchio dell’Arca o quella terrificante di angeli della distruzione a guardia del Giardino dell’Eden?
Una possibile risposta, alla apparente incongruenza, la possiamo trovare grazie ad un fatto accaduto molti anni fa. L’8 giugno del 1963, l’Illustrated London News pubblicò un articolo che parlava di un’esposizione presso lo zoo del Bronx a New York. Nella casa delle scimmie, fu esibita un’esposizione che provocò molto interesse: l’animale più pericoloso del mondo. La gabbia di questo animale si trovava tra quelle dell’orangotango e del gorilla di montagna. Tutti i visitatori attratti dall’annuncio, si fermavano e guardavano nella gabbia. Ma quel che vedevano, grazie allo specchio dietro le sbarre, era solo la loro immagine riflessa. La didascalia posta sotto lo specchio diceva: “Stai guardando in questo momento l’animale più pericoloso del mondo. Lui solo, tra tutti gli animali, può sterminare un’intera specie. E già lo ha fatto. Adesso ha il potere di cancellare tutta la vita dall’intera faccia della Terra.” In altre parole, l’essere umano sarebbe l’animale più pericoloso del mondo.
E’ forse proprio questo il messaggio dei Cherubini. Quando stanno sull’Arca della Testimonianza, in cui sono poste le Tavole del Patto, con incise la Dieci Parole, sono come un bambino puro e santo, ma senza la presenza della Torà e dei valori che essa contiene sono Angeli della distruzione.
Così è l’essere umano che senza il dominio sulle cattive qualità quali l’orgoglio, la rabbia, l’invidia la vanagloria e l’odio, può diventare l’animale più pericoloso del mondo.
Ma la persona che studia Torà e osserva i precetti, che lavora per correggersi con le buone qualità, quali la bontà, l’umiltà, l’amore, la pace la fratellanza, può essere davvero il prescelto della creazione, protettore del “molto buono” messo a nostra disposizione dal Creatore fin dal Principio, Shabbat Shalom!