I chakhamim in massehket Sukkah (2a) spiegano che la Torah ci dice di lasciare la nostra abitazione stabile, e vivere in una dimora temporanea per sette giorni. Qual è lo scopo di tutto ciò? Una risposta è certamente collegata al fatto che Sukkot è chag ha-asif, la festa del raccolto. La prosperità raggiunta difatti conduce l’uomo a ritenere che la sua fortuna dipenda esclusivamente da lui, ma è evidente che non è così; per questo la Torah ci ordina di lasciare le nostre dimore. Per ottenere qualsiasi cosa è indispensabile la provvidenza divina.
Indipendentemente da ciò che le sukkot commemorano – le nubi di gloria, o delle capanne vere e proprie – affermiamo la stessa idea, che la protezione divina è indispensabile, allora per i nostri padri, come oggi per noi. Il Chidà aggiunge un messaggio ulteriore, che la nostra esistenza è temporanea, e i piaceri di questo mondo sono effimeri. Gli unici piaceri durevoli sono quelli della Torah e delle mitzwot. Appena passato Kippur, la Torah vuole ricordarci quali sono le priorità per dare seguito ai nostri propositi di teshuvah. La Torah narra che Ya’aqov, dopo aver incontrato Esav “fabbricò una casa per sé e fece per il suo bestiame delle capanne per le quali quel luogo ebbe nome Sukkot” (Bereshit 33,17). Ci si chiede: perché chiamare il posto Sukkot? Avrebbe dovuto piuttosto chiamarlo Bait! Spiega il Chidà che Ya’aqov voleva mostrare in questo modo che il suo miqneh – bestiame, ma anche proprietà, è solo temporaneo.
Questo commento permette di spiegare quanto scrive il Tur (cap. 417, che la mitzwah della Sukkah è stata data i figli di Israele per merito di Ya’aqov. La Sukkah ci aiuta ad assumere la visione del mondo di Ya’aqov, che i beni di questo mondo sono insignificanti, e che dovremmo rivolgerci ad altro. Questo potrebbe essere anche il motivo per cui di Sukkot si legge il libro di Qohelet, che afferma continuamente quanto sia effimero questo mondo. Il messaggio che conferisce dignità all’intero libro è “Dopo aver ascoltato la conclusione è questa: temi D., osserva i Suoi precetti, perché questo è tutto per l’uomo” (Qohelet 12,13). Il successo in questo mondo deriva dal riconoscimento delle priorità. E questo è il motivo per cui Sukkot è chiamato zeman simchatenu – il tempo della nostra gioia. Per raggiungere la felicità dobbiamo creare un legame con H., studiando Torah ed osservando le mitzwoth, alimentando il fuoco che abbiamo acceso negli Yamim noraim.