“Vorrei sapere se sarebbe disposto a rendere un grande servizio al governo. Desidero che lei vada in Germania in qualità di ambasciatore”. Nel romanzo storico Il giardino delle bestie. Berlino 1934 di Erik Larson (Neri Pozza 2012) con questa stringata frase nel giugno del 1933 il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt chiese a William E. Dodd professore di storia all’Università di Chicago se voleva accettare un compito difficile in un momento particolare della storia mondiale.
Alessandra Stoppini
“Voglio mandare in Germania un americano progressista perché sia un esempio costante”. Nel cuore della vecchia Europa “Hitler, nominato cancelliere grazie a un accordo politico, era in carica da sei mesi, ma non aveva il potere assoluto”. Nonostante ciò per le strade della nazione imperversava la violenza brutale delle Squadre d’assalto, le famigerate SA “esercito paramilitare delle camicie brune al servizio di Hitler”, le quali con spavalderia arrestavano, pestavano e in alcuni casi uccidevano “comunisti, socialisti ed ebrei”. La Germania era cambiata, era arrivato un vento rivoluzionario, il quale secondo i punti di vista aveva trasformato la patria di Goethe e Schiller in un paese segnato da “un periodo di straordinaria rinascita o di selvaggio oscurantismo”.
La telefonata di Roosevelt “fresco di elezione” avrebbe cambiato per sempre la vita di un mite e riflessivo professore “apprezzato a livello nazionale per i suoi scritti sul Sud degli Stati Uniti e per la sua biografia di Woodrow Wilson” e della sua famiglia. Una famiglia “felice e unita” composta dalla moglie Martha detta Mattie e dai figli William Jr. di ventotto anni e Martha di ventiquattro. Il nuovo ambasciatore nel lontano 1897 aveva frequentato i corsi di dottorato all’Università di Lipsia ed era rimasto colpito “dall’atmosfera militarista che pervadeva la Germania”. Nei primi anni Trenta in una Berlino piena di croci uncinate che si preparava a una nuova guerra e che si sentiva oltraggiata dal resto del mondo a causa del Trattato di Versailles (1) e che per questo rappresentava “una minaccia seria e concreta per il mondo intero”, l’ambasciatore Dodd che era “tutto fuorché il tipico candidato per un incarico diplomatico”, rimase quattro anni e mezzo venendo a contatto con personaggi chiamati Goebbels e Goring. “Sono soltanto i primi dodici mesi i protagonisti del racconto che segue, poiché coincisero con l’ascesa di Hitler da Cancelliere a tiranno assoluto, quando tutto era un’incognita, e non esisteva nessuna certezza”, precisa il giornalista e scrittore americano.
In the Garden of Beast è il Tiergarten letteralmente giardino degli animali o giardino delle bestie “l’equivalente berlinese del Central Park” che riecheggiava “un lontano passato in cui il parco era la riserva di caccia dei regnanti”. Titolo evocativo considerato che la famiglia Dodd alloggiò per tutto il periodo del soggiorno a Berlino al civico 27A di Tiergartenstrasse, “strada importante da simboleggiare il potere e il prestigio dell’America” vicino al parco. Attingendo al diario dell’ambasciatore Ambassador Dodd’s Diary a cura dei figli di Dodd, a lettere, memorie, documenti storici, al volume autobiografico di MarthaL’ambasciata guarda, il saggista tra romanzo e verità storica ricostruisce con estrema bravura un periodo storico cruciale, fondamentale per comprendere tutto quello che sarebbe avvenuto dopo in Germania e nel resto del mondo. Per ricreare l’atmosfera berlinese di quel periodo Larson ha riletto i romanzi autobiografici di Christopher Isherwood Mr Norris se ne va e Addio a Berlino“utili per le loro osservazioni sull’aspetto della città”. Importante e rivelatrice è la figura di Martha the flirtbella ma inquietante che collezionava uomini in ricevimenti e feste, “ambita da uomini di ogni rango, età e nazionalità”. La giovane donna frequentava contemporaneamente Boris Vinogradov, attaché dell’ambasciata sovietica “che avrebbe condizionato il resto della sua vita”, e il capo della Gestapo Rudolf Diels, il Principe delle Tenebre. “Strane creature, questi giovani della nuova Germania dalla croce uncinata”, “ragazzi belli e floridi ma anche buoni, sinceri, ricchi, mistici, selvaggi… ”. L’autore si era sempre domandato “come doveva essere stato per un forestiero, assistere in prima persona all’oscura ascesa al potere di Hitler”. Il lettore scopre con sgomento che l’antisemitismo pervadeva l’America del New Deal che cercava di scrollarsi di dosso a fatica la Grande Depressione. Lo stesso Roosevelt “si asteneva dal pronunciare una condanna esplicita sull’ignobile trattamento subìto dagli ebrei per mano dei nazisti”. L’opinione pubblica americana degli Anni Trenta temeva un’immigrazione in massa degli ebrei negli States. A bordo della nave Washington che lo conduceva in Europa nel luglio del 1933, l’ingenuo Dodd riteneva che “con la ragione e il buon esempio sarebbe riuscito a esercitare un’influenza moderatrice su Hitler e sul governo nazista, e al tempo stesso avrebbe aiutato l’America a scuotersi dal suo atteggiamento isolazionista e a optare per una maggiore partecipazione sullo scenario internazionale”. Soltanto all’alba della Notte dei Lunghi Coltelli (2) Dodd cui era “spettato l’onere di confrontarsi con un regime arrogante che riconosceva soltanto la forza”, comprese il vero volto del dittatore tedesco. L’ambasciatore avvertì il suo Presidente ma per Roosevelt “la priorità era uscire dalla Depressione. Pensò che attaccare i nazisti gli avrebbe scatenato contro gli isolazionisti e intralciato il New Deal”, ha dichiarato l’autore in una recente intervista. Il mondo quindi si avviò lentamente ma inesorabilmente verso la tragedia della II Guerra Mondiale, Dodd scomparve il 9 febbraio 1940, in una Berlino vibrante di luce e vita dove i turisti che non salutavano a braccio teso al passaggio di una parata erano malmenati dalle SA e “la persecuzione agli ebrei proseguiva in forme sempre più sottili ed estese”.
Un libro che descrive fin nei dettagli un’epoca vista da un’ottica inedita e particolare e che svela al grande pubblico il personaggio di William E. Dodd “diplomatico per caso e non per vocazione” che troppo tardi seppe riconoscere l’orco che dominava il giardino delle bestie. “Nella storia della società umana non esiste niente di più implacabile, spietato e devastante della politica oggi praticata in Germania contro gli ebrei. Il vero scopo del governo nazista, qualsiasi cosa affermi all’estero o in Germania, è estirpare gli ebrei dalla vita quotidiana del paese”. (Lettera del Console Generale per la Germania George Messersmith al Sottosegretario di Stato Phillips datata 29 settembre 1933).
Erik Larson è nato a Freeport, Long Island, nel 1954. Collaboratore di Time, New Yorker, AtlanticMonthly, Harper’s e altre prestigiose riviste americane, ha scritto numerose opere, tra le quali Isaac’s Storm (1999) e The Devil in the White City: Murder, Magic and Madness at the Fair That Changed America (2003), libro vincitore dell’Edgar Award in the Best Fact Crime 2004, di prossima pubblicazione presso Neri Pozza. Vive a Seattle con la moglie e tre figlie.
Dal romanzo Il giardino delle bestie. Berlino 1934 tradotto da Raffaella Vitangeli sarà presto tratto un film con protagonista Tom Hanks.
Autore: Erik Larson
Titolo: Il giardino delle bestie. Berlino 1934
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 18,00 Euro
Pagine: 534
http://www.ilrecensore.com/wp2/2012/03/il-giardino-delle-bestie-strane-creature-naziste/