“Nadav e Avihù, figli di Aronne, presero ciascuno il proprio braciere, vi misero il fuoco e l’incenso e offrirono davanti al Signore un fuoco illegittimo, che il Signore non aveva loro ordinato” (Levitico 10:1). Dopo tutti i dettagli relativi al culto dei sacrifici per i quali ci sono tantissime norme da osservare che, se non rispettate porterebbero gravi conseguenze, Nadav e Avihù presentano in questo giorno importantissimo un fuoco che non gli è stato comandato e per questo, nonostante la loro grande levatura spirituale, muoiono all’istante. La levatura dei due figli di Aronne è confermata dalle parole del Signore che dice “attraverso coloro che sono vicini a Me io sarò santificato” (Levitico 10:3), pertanto, cosa ha portato Nadav e Avihù a presentare questo fuoco non comandato, a commettere un errore così grave?
L’ottavo giorno dell’iniziazione del Tabernacolo, era il giorno in cui sarebbe discesa e radicata nuovamente la Presenza Divina in terra, dopo che se ne era distaccata a causa della colpa del primo essere umano.
Rabbi Moshè Chayym Luzzatto (1707-1746), nella sua opera Da’at Tevunot, insegna che esiste una differenza enorme tra la dimensione dell’essere umano prima e dopo la disobbedienza del primo uomo. Il Signore aveva posto il primo uomo del giardino dell’Eden e gli aveva permesso di mangiare dall’albero della vita i cui frutti permettevano di far entrare nel cuore dell’uomo la giusta comprensione del Creatore impedendo qualsiasi dipendenza dal desiderio della materialità. Il divieto di mangiare dal frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male era motivato dal fatto che questi frutti avrebbero introdotto nell’uomo la dipendenza e il desiderio dalla materialità. Prima di questa disobbedienza l’essenza dell’uomo era spiritualità che sprigionava luce divina. Dopo la colpa la materia prende il sopravvento e tutte le forze materiali trascinano l’uomo verso gli istinti e la bramosia. Di conseguenza tutto il creato subisce l’influenza di questa dimensione umana.
Anche la volontà dell’uomo viene intaccata da questa colpa.
Il frutto della conoscenza del bene e del male determina nell’uomo una trasformazione: prima non aveva bisogno di comandamenti, di precetti, non doveva neanche studiarli per eseguirli, le mitzwoth erano percepite grazie al livello supremo della dimensione spirituale dell’uomo, come la sete che ci fa percepire la necessità di bere. Questo livello lo avevano ancora i patriarchi. E’ noto l’insegnamento che Abramo, Isacco e Giacobbe osservavano tutta la Torà quando ancora non era scesa in terra.
Come facevano?
Quando era Pesach, percepivano il desiderio di mangiare matzot e di allontanare il chametz; quando era Kippur, sentivano il desiderio di digiunare. La volontà spirituale era così naturale in loro come per il corpo lo è mangiare e bere. Questa differenza tra l’essere spirituale primordiale che osserva le mitzwoth senza che siano ordinate e l’essere materiale di oggi che ha bisogno di regole e norme per elevarsi, sta al centro della questione dell’errore dei figli di Aronne.
Il ritorno della Shekhinà, della presenza divina in questo ottavo giorno di inaugurazione del Tabernacolo, fa ritenere a Nadav e Avihù che si era ristabilita la levatura spirituale dell’uomo prima della disobbedienza, che era l’ora della completa restaurazione del mondo. Gli fa intendere che era giunto il momento in cui l’uomo avrebbe percepito, di nuovo e naturalmente, il Creatore e la Sua volontà senza precetti o comandamenti. Per questo presentano una offerta “non comandata loro”, anche senza il consiglio di Aronne e Mosè che erano i maestri di quella generazione. Lo fanno solo attraverso il desiderio più intimo del loro animo di servire il Creatore con spontaneità naturale. Ma non avevano compreso che ancora non era arrivato quel momento.
Dobbiamo comprendere che non dobbiamo affidarci a “un fai da te”, dire questo è permesso o proibito, questo fa bene o fa male “secondo me”. Dobbiamo acquisire una nuova umiltà per affidarci ai maestri di ogni generazione, come lo erano per Mosè e Aronne per Nadav e Avihù, studiare, conoscere, sapere per percepire la vera volontà del Creatore rispetto alle false alternative. Nel corso dei secoli questa tensione si è ridestata diverse volte, causando sempre dissesti e tragedie. Nadav e Avihu ci dicono di stare attenti e non bruciare le tappe di un percorso di crescita spirituale. Arriverà il tempo del Tikkun, arriverà, non oggi ma certamente domani, perché c’è sempre un domani, Shabbat Shalom.