La Mishnah nel trattato di Sukkah stabilisce che è vietato smantellare la Sukkah durante l’ultimo giorno di Sukkot, ma al contempo afferma che è necessario riportare all’interno della casa gli oggetti che erano stati portati all’interno della sukkah al fine di renderla la residenza primaria per la festa. Il Rambam (Hilkhot Sukkah 6,11 e 14) accoglie questo insegnamento per la halakhah. Il Raavad crede che la portata di questo assunto sia molto più limitata, e si riferisca, nello specifico, al caso in cui una persona intenda continuare ad utilizzare la Sukkah anche durante Sheminìì ‘atzeret, rischiando nel divieto di incorrere nel divieto bal tosif, che non permette di aggiungere alle mitzwot della Torah.
Ma nella Mishnah e nel Rambam non sembra essere così: questo passaggio sembra essere un elemento fondamentale nel passaggio da Sukkot a Sheminì ‘atzeret. Un riflessione sulla natura di Sheminì ‘atzeret potrebbe aiutare a comprendere la questione. Nelle parashot di Emor e Pinechas sembra infatti evidente che Sheminì ‘atzeret è la prosecuzione e il culmine della festa di Sukkot, ma al contempo è una festività indipendente. Questo ultimo aspetto emerge dalla diversa configurazione dei sacrifici della giornata e da varie halakhot che i Maestri in massekhet Sukkah (48a) hanno riassunto per mezzo della sigla PZRKShV. Questo doppio status suscita delle domande. Per esempio, se nella ‘amidah o nella birkat ha-mazon, anziché menzionare Sheminì chag ha-‘atzeret hazeh, si è detto semplicemente chag ha-sukkot ha-zeh, si è usciti d’obbligo, o è necessario tornare a recitare la ‘amidah o la birkat ha-mazon? I poseqim credono che non sia necessario. Sforno nota come il passaggio da Sukkot a Seminì ‘atzeret sia singolare, perché bruscamente abbandoniamo le mitzwot di Sukkot, la Sukkah e il Lulav, per concentrarci sulla Tefillah e sullo studio della Torah. Anche se ragioniamo sulla lettura della Torah festiva non troviamo un riferimento diretto alla festa se non l’espressione wehayta akh sameach, secondo l’interpretazione dei chakhamim (Sukkah 48a). Vengono invece affrontati temi di carattere molto più generale, come la tzedaqah e gli shalosh regalim. Ma forse è proprio questo ciò su cui dobbiamo concentrarci, perché il periodo dei mo’adim si sta concludendo. Finita la festa si ritorna inesorabilmente alla normalità, e cosa porteremo con noi? Abbiamo modo di capitalizzare in qualche modo l’esperienza dei mo’adim e integrare quanto abbiamo acquisito nella nostra vita quotidiana? In qualche modo, iniziando a costruire la Sukkah appena finito Kippur, abbiamo trasferito qualcosa del Bet ha-miqdash all’interno di una dimora temporanea, totalmente sottoposta alla provvidenza divina. Tanti aspetti tecnici della Sukkah rimandano al Bet ha-miqdash. La prima halakhah che lo Shulchan ‘Arukh riporta esclude la possibilità di costruire la sukkah sotto il tetto della propria casa. L’elemento fondamentale è quello del legame con il cielo, la costruzione di un rapporto diretto e fiducioso con H. Scopo principale della Sukkah, scrive il Maghen Avraham, è quello di abbandonare la propria casa per sette giorni, e ospitare nella Sukkah tutte le principali attività della vita di ogni giorno, mangiare, bere, studiare, avere una vita sociale, ecc. Nella sukkah nota il Ramà, sebbene le attività siano le medesime rispetto a quelle della vita di ogni giorno, dobbiamo comportarci secondo standard adeguati ad una mitzwah, per questo ad esempio non dobbiamo spettegolare ma studiare Torah. Un’abitazione idealizzata, adatta ad accoglierci terminati gli Yamim noraim. Tuttavia, prima o poi dobbiamo rientrare nelle nostre case. La Torah non vuole che abbandoniamo la nostra vita quotidiana, ma gli Yamim noraim e le mitzwot di Sukkot devono ispirare il nostro rientro e rafforzarci. In questo senso il passaggio di Sheminì ‘atzeret è particolarmente appropriato, perché si concentra sullo studio e sulla tefillah. Il rientro degli oggetti della sukkah è l’affermazione di aver assimilato quanto la Sukkah voleva comunicarci e di essere pronti a portarlo nella propria casa. Questo è il motivo principale per cui dobbiamo rallegrarci durante questa giornata.