31) I desideri materiali vanno ricondotti sotto il controllo dell’intelletto (sekhel): è il senso del versetto: “ma del puro l’azione è retta” (we-zakh yashar po’olò, Mishlè 21,8)… Un altro versetto: “colui che è separato ricerca i desideri” (le-taawah yevaqqesh nifrad, Mishlè 18,1) ci insegna che chi segue i propri desideri finisce per separarsi dagli altri esseri umani, perché ciascuno desidera cose diverse e correndo loro dietro perde le proprie amicizie. Chi invece segue il proprio intelletto potrà contare su tante relazioni.
32) Inoltre, colui che si distanzia dai propri desideri materiali permessi ha una risposta da dare allo Yetzer ha-Ra’ rispetto alle proibizioni: “se non cedo su ciò che è permesso, tanto meno sul proibito”.
33) Inoltre, così facendo respinge la natura che è stata la causa della sua trasgressione e si riconcilia con H., come dice il versetto: “un cuore infranto e abbattuto D. non respingi” (Tehillim 51,19).
34) Nei Pirqè Avot (5,23) è scritto: “Colui che possiede queste tre virtù è fra i discepoli di Avraham nostro Padre: un occhio benevolo, uno spirito umile e un desiderio contenuto”. Quest’ultima espressione allude al contenimento dei desideri materiali.
35) Il decimo principio della Teshuvah consiste nel comportarsi bene (lehetiv pe’alaw) in tutte quelle situazioni in cui si era comportato male. P.es. tenere gli occhi bassi se in precedenza si era divertito a osservare sconcezze o aveva assunto un atteggiamento altero; adoperare la lingua per studiare Torah se aveva fatto maldicenza; aprire alla Tzedaqah verso i poveri la mano con cui aveva commesso violenza. In sintesi cercare di realizzare Mitzwòt con ciascuna delle membra con cui aveva trasgredito.Se aveva seminato discordia, si adoperi ora per metter pace fra le persone (non necessariamente le stesse).
36) L’undicesimo principio è investigare il proprio passato (chippus derakhaw). Occorre cercare di ricordare tutte le trasgressioni commesse 1) al fine di poterle confessare, perché il widduy è fondamentale; 2) al fine di accettare di umiliarsi in misura corrispondente; 3) al fine di prendere i dovuti provvedimenti per guardarsene in futuro, come il convelescente deve riguardarsi allo scopo di non ricadere nella propria malattia.
37) Il dodicesimo principio consiste nell’informarsi sulla punizione prevista per ciascuna trasgressione, tema che sarà approfondito nella 3^ parte dell’opera. Molti, una volta conosciuta la gravità del crimine, se ne distaccheranno.
38) Il tredicesimo principio concerne l’atteggiamento da tenere verso le trasgressioni più lievi, per quattro ragioni. a) occorre aver presente non la relativa leggerezza della trasgressione, ma la grandezza di Colui che l’ha proibita; b) lo Yetzer ha buon gioco di far leva proprio su queste trasgressioni: inducendo a ripeterle più volte, sì da reiterare la punizione, finisce per metterle sullo stesso piano delle gravi: è il doppio senso della parola chazaqah, che significa sia “presunzione di colpa” che “forza”; c) come si è già detto, ripetere continuamente lo stesso atto trasgressivo porta a considerarlo permesso e si finirebbe per essere annoverati fra i “rinnegati”, sia pure per una singola trasgressione soltanto; d) se oggi lo Yetzer ci ha battuto su una piccola cosa, domani riuscirà a vincerci su una grave. Il Talmud scrive p.es. che colui che si adira al punto di rompere oggetti è come se commettesse idolatria, perché è sottomesso a tal punto al suo Yetzer che se questo lo spingesse a fare idolatria non sarebbe in grado di tirarsi indietro (Shabbat 105b).
39) “Chi prende alla leggera le trasgressioni più leggere si farà male, mentre chi ha timore di trascurare una Mitzwah sarà ripagato completamente” (Baz le-davar yechavel lo, wirè Mitzwah hu yeshullam; Mishlè 13,13). Nei Pirqè Avot è scritto: “sta’ attento a una Mitzwah lieve come una grave” (2,1), perché “una Mitzwah ne trascina dietro un’altra e una trasgressione ne trascina un’altra; la ricompensa di una Mitzwah è un’altra Mitzwah, la ricompensa di una trasgressione è commettere un’altra trasgressione” (4,2).
40) Il quattordicesimo principio è la confessione (widduy, Wayqrà 5,5). Occorre menzionare anche le trasgressioni paterne insieme alle proprie, perché se avesse perseverato in esse sarebbe stato punito anche per questo (“E confesseranno le trasgressioni loro e le trasgressioni dei loro padri; Wayqrà 26,40).