Rabbì Moshèh Luzzatto nacque a Padova nel 1707. Cresciuto in una famiglia agiata (il padre, Ya’aqov Chay Luzzatto, era un commerciante di seta e grano, famoso per la sua magnanimità), ricevette un’educazione classica, mostrando già in tenera età una predilezione per la letteratura, tanto che conosceva l’italiano, il francese, il latino e il greco e le loro rispettive letterature. Fu formato da R. Ytzchaq Chayim Cantarini e dopo la sua morte, da R. Yesha’iàh Bassan, l’autore dello Shut Lachmè Todàh, che rimase a Padova solo sette anni, sufficienti per introdurre il giovanissimo Luzzatto in tutti gli ambiti della Toràh, esclusa la mistica, che tuttavia Ramchal approfondì tramite lo studio di tutti i libri sull’argomento che riusciva a ottenere, oltre che da Binyiamin ha-Kohen Vitale di Reggio, suocero del Bassan, con cui intrattenne un rapporto epistolare.
R. Yequetiel Gordon scrisse che il Ramchal a soli 14 anni conosceva a memoria tutti i testi dell’Arì, sebbene non avesse fatto parola a nessuno di ciò. Da giovanissimo Luzzatto, come il suo maestro Cantarini, scrisse numerosi Tehillim. Il Ramchal faceva parte di un gruppo di studenti, i “Mevakheshè H.”, che si interessava di misticismo e alchimia, di cui divenne rapidamente la figura dominante, nonostante la presenza di numerosi personaggi di spicco, come David Valle e Ysrael Chizqiàh Treves. Il gruppo si dotò di un regolamento, secondo cui i membri a turno dovevano leggere lo Zohar ininterrottamente dal mattino sino all’ora di Minchàh, e per almeno sei ore durante la notte, tranne che in alcuni giorni prestabiliti. Lo studio non doveva servire a perseguire fini personali, ma “solo il tiqqun della Shekhinàh e del kelal Israel”. Assieme al Ramchal, ricoprivano ruoli di rilievo Moshèh David Valle, che prese il posto di Luzzatto quando questo lasciò Padova per Amsterdam, e R. Yequtiel Gordon. Nel 1727 venne stampata la prima opera del Ramchal, Leshon limudim, che venne inviata a Binyiamin ha-Kohen di Reggio. Pur trattandosi di un trattato sulla lingua, all’interno di questa opera, in particolare nella seconda parte, si trovano elementi della dottrina mistica. Il punto di svolta nella sua vita avvenne quando, ventenne, affermò di avere ricevuto istruzioni da un magghid, fatto in sé e per sé non eccezionale, se non per via della sua età, che lo mise al centro, assieme ai suoi compagni, di un dramma messianico. Luzzatto inizialmente nascose il fatto, rivelandolo unicamente ai suoi compagni e a Rabbì Binyiamin ha-Kohen di Reggio.
In una lettera il Ramchal descrive la prima apparizione del magghid, il giorno di Rosh Chodesh Sivan del 5487, quando il Magghid gli disse di essere sceso per “rivelargli i misteri nascosti del Re”. Nei mesi successivi gli sarebbero manifestati anche Elihau e Metatron. I resoconti di questi incontri affascinarono molto i suoi compagni, ma non i rabbini veneziani, che minacciarono, in particolare per via della sua giovane età e del suo celibato, di scomunicarlo. Infatti la ferita dovuta all’esperienza di Shabbetai Zevì nel secolo precedente era ancora fresca, e gli scritti di Luzzatto presentavano delle similitudini con quelle di Zevì, che alimentarono vari sospetti nei suoi confronti. Con l’esplosione della polemica vennero attaccati anche i suoi theillim, che sino ad ora non avevano destato preoccupazioni di sorta, perché secondo una voce il magghid gli avrebbe detto che un giorno avrebbero sostituito i Salmi di David. Lo stesso Bassan giustifica Luzzatto, dicendo che i suoi Salmi avevano le caratteristiche proprie degli scritti letterari, con correzioni e ripensamenti, e quindi non erano ispirati. Venne criticata anche la sua conoscenza della lingua latina, fatto invero assolutamente normale per i rabbini italiani dell’epoca. L’avversione a Luzzatto fu alimentata in modo particolare da Moshè Hagiz di Gerusalemme, che viveva provvisoriamente ad Altona d’Amburgo ed era venuto in possesso di una lettera entusiastica di un discepolo di Luzzatto, Jequtiel Gordon, laureatosi in medicina a Padova nel ’32, che descrisse quanto avveniva nel circolo. Hagiz, discendente del Moshè Hagiz che si oppose fermamente all’eresia sabbatiana, scrisse ai rabbini di Venezia, chiedendo loro di intervenire, investigando e trovando “le radici di questa malvagia compagnia, prima che essa propaghi la sua malvagità nella massa della gente”, condannandoli “come nemici d’Israele”. I rabbini di Venezia inviarono la lettera di Hagiz, assieme a quella di Gordon, al Rabbino Bassan, che da Padova si era trasferito a Reggio.
Luzzatto, nonostante le pressioni nei suoi confronti, non si scompose, e continuò ad insegnare. Scrisse al rabbino Katzellenbogen di Amburgo, amico di Hagiz, dicendo di non sentirsi né un messia, ne’ un profeta. Scrisse poi a Hagiz, affermando che la lettera di Gordon non era destinata a divenire pubblica. Solo alcuni degli scritti di quel periodo sono in nostro possesso. Nel 1731 sposò Tzipporàh, figlia di Rav David Finzi, suo sostenitore. Nel 1734 arrivò la scomunica dei rabbini veneziani, derivante dall’ostinazione di Luzzatto, che scrisse anche un testo dove criticava gli attacchi di Leon da Modena allo Zohar. Luzzatto tuttavia sottoscrisse il documento. Infatti un ebreo deve accettare quanto detto dai maestri, “anche se essi dicono che la sinistra è destra e viceversa”. Accettò inoltre di pubblicare solamente le opere approvate dal suo maestro Bassan. A malincuore Luzzatto accettò di studiare lo Zohar solo compiuti i 40 anni e in terra d’Israele. Nel 1735 abbandonò l’Italia per Amsterdam via Francoforte, credendo che in un ambiente più liberale avrebbe potuto proseguire i suoi studi. Si guadagnò da vivere come tagliatore di diamanti, continuando a scrivere, ma non insegnando. In questo periodo scrisse la sua opera principale, Mesillat Yesharim (1740). Questo scritto si distingue grandemente da quelli precedenti, e con ogni probabilità questo cambiamento perseguiva lo scopo di essere riconosciuto dalla comunità locale. Il Gaon di Vilna, letto il Mesillat Yesharim, disse che, se Luzzatto fosse stato ancora in vita, lo avrebbe raggiunto a piedi.
Affermò inoltre che nei primi otto capitoli dell’opera non c’è una sola parola superflua. Israel Salanter inserì Mesillat Yesharim al centro degli studi di musar delle Yeshivot dell’Europa orientale. I rabbini veneziani tuttavia non accolsero con favore le opere del periodo olandese, e vollero imporre a Luzzatto di impegnarsi sotto giuramento a non pubblicare alcunché senza l’approvazione del rabbinato veneziano. Luzzatto non si sottomise, in quanto riteneva che dei rabbini veneziani potessero esercitare il controllo su un padovano.
Per via della frustrazione derivante dall’impossibilità di insegnare la qabalàh, Luzzatto lasciò Amsterdam e si stabilì ad Acco.
Morì ad Acco nel 1746, assieme ai suoi familiari, in seguito ad una pestilenza, in circostanze non chiare.