Mentre inizia il mese di Av, l’attenzione si dovrebbe concentrare sui drammi della nostra storia. Le pagine dei libri di tefillà di questi giorni sono piene di testi speciali, le qinòt, elegie composte per ricordare i tristi eventi, che verranno lette il 9 di Av. E’ un modo molto particolare e abbastanza eccezionale con cui la nostra tradizione ha reagito al negativo.
Il nucleo centrale di questi testi è nell’opera di un poeta di cui poco si conosce, Elazar al Qalir. Il resto è una catena ininterrotta di testi sefarditi, ashkenaziti, italiani. Sono testi a volta molto tecnici nella costruzione poetica, a volte poco chiari, altre volte drammatici come un pugno nello stomaco per quello che dicono. Spesso sono cantati con melodie struggenti. I vari riti pescano in questa tradizione, facendo ciascuno la sua selezione. Tra i testi medievali ci sono quelli che raccontano i massacri dei Crociati. Dopo la Shoà è stata composta qualche nuova qinà, che fatica ad entrare nelle abitudini consolidate, proponendo il problema di come unire vecchio e nuovo.