Bemarè ha-bazaq 8, 29
In generale[1] si afferma che non si deve far salire per la lettura della Torah un israeliano in diaspora nel giorno di Simchat Torah. La domanda è se per la lettura del Chatan Torah la regola è differente. La domanda in particolare è riferita al caso di uno shaliach, che aveva tenuto molte lezioni in una comunità in Texas, e avrebbe lasciato la comunità di lì a poco, e per questo avrebbero voluto onorarlo in questo modo.
Ci sono varie considerazioni per permettere la cosa:
a) In generale, una persona che viene da un altro posto e non deve assoggettarsi agli usi di un certo luogo, nelle manifestazioni pubbliche deve attenersi agli usi locali, sia se l’uso locale è più facilitante o più rigoroso rispetto al suo. Impedire ad un talmid chakham di salire a Sefer (se normalmente, in base all’uso locale, sale) potrebbe evidenziare il fatto che questo studioso non ha gli stessi usi degli altri per la lettura della Torah.
b) la lettura del Chatan Torah non fa parte del numero della persone chiamate a Sefer, perché si tratta di una chiamata aggiuntiva, e per questo anche un Israeliano può salire a sefer, e così è scritto in Yom Tov shenì kehilkhatò[2] a nome di Rav Shlomò Zalman Auerbach.
c) L’uso è quello di terminare la lettura della Torah ogni anno, e questo uso non dipende direttamente da Sheminì ‘atzeret. Lo Shaliach ha l’obbligo di terminare la lettura della Torah ogni anno come gli altri, e per questo anche lui deve effettuare questa lettura.
d) E’ possibile che in assoluto non vi sia divieto di far salire per la lettura chi non è obbligato alla lettura della Torah, ed è possibile portare una prova dalla ghemarà in massekhet Meghillah[3], secondo cui si può includere nel conteggio delle sette persone che salgono a Sefer anche donne e bambini, anche se costoro non hanno obbligo di leggere. Il Chidà[4] tuttavia respinge questa prova, perché i due casi sono differenti, visto che per donne e bambini ci sarebbe stata comunque la lettura della Torah, cosa non affermabile per un israeliano, per cui il secondo giorno di mo’ed sarebbe un giorno feriale, in cui non c’è lettura della Torah. Per questo, secondo il Chidà, a priori non dovrebbe salire. Il Chelqat Ya’aqov[5] sostiene che se il non farlo salire porterà a dire che ciò è determinato dal suo essere israeliano, bisogna farlo salire. Anche Seridè Esh[6] è dello stesso parere, e sostiene di essersi comportato personalmente così in questo modo in un’occasione. Anche coloro che sono del parere che a priori non debba salire sostengono che, se chiamato, non deve rifiutare, e può salire e recitare la berakhah, senza temere che sia una berakhah invano, perché non salendo si riconoscerebbe che fa così in quanto israeliano, e in pubblico deve comportarsi come i locali.
[1] Bemarè ha-bazaq 5,55
[2] p. 231.
[3] 23 a.
[4] Chayim Shaal 1,13.
[5] Orach Chayim 225.
[6] 1,51.