“Perciò dirai: Ecco Io ti concedo il Mio Patto di pace” (Numeri 25:13) Il Signore promette una grande ricompensa a Pinechas che, con un gesto eclatante, pose fine alla piaga che aveva ucciso migliaia di persone. La piaga era sopraggiunta perché Il popolo aveva praticato il culto idolatra del Baal Peor con le donne di Moav. Poi, accadde anche che un membro importante della nazione, Zimrì figlio di Salù, capo della tribù di Shimon, prese una donna midianita per commettere anche lui quell’atto idolatra. Pinechas si alzò prontamente e uccise sia Zimrì sia la donna e questo atto pose fine alla piaga. Dio disse allora a Moshe che avrebbe ricompensato Pinechas per aver salvato i figli d’Israele, poiché, se non fosse stato per il suo atto, Dio avrebbe annientato la nazione. E la ricompensa che Pinchas avrebbe ricevuto era “Beriti Shalom/il patto di pace di Dio” .
Cos’è esattamente questo patto di pace.
Rav Naftali Tzvi Yehuda Berlin di Volozhin (Netziv, 1816-1893) ha offerto una spiegazione basata sul concetto che la natura della persona sia influenzata dalle azioni della persona stessa. Abituarsi ad agire in un certo modo ha l’effetto di plasmare il nostro carattere.
Su questa linea di pensiero si posiziona, ad esempio, il Maimonide (Rabbì Moshe ben Maimon, 1138-1204) che afferma che è preferibile fare una piccola donazione ogni giorno piuttosto che dare una somma forfettaria in rare occasioni. Un’azione di donazione quotidiana, ha un impatto sul carattere della persona e la rende più altruista e generosa. L’atto stesso di prendere una moneta dalla tasca e metterla in una scatola di beneficenza ha un effetto benefico e rende una persona più gentile.
Pertanto, dato l’effetto che le nostre azioni hanno sul nostro carattere, Pinechas potrebbe aver temuto che il suo atto deciso di uccidere due peccatori, avrebbe influenzato negativamente la sua natura e lo avrebbe reso una persona violenta o meno sensibile e gentile con le altre persone.
Per dissipare queste preoccupazioni, Dio promise a Pinechas il Suo “patto di pace”, la garanzia che sarebbe rimasto una persona amante della pace e di buon cuore nonostante l’atto violento che aveva appena dovuto fare. Anche per il fatto che questo evento era straordinario, in cui uccidere il peccatore era necessario e costituiva una vera e propria mitzwà, l’atto violento non avrebbe avuto alcun effetto sulla natura di Pinechas e avrebbe continuato ad essere quella persona pacificae gentile di sempre.
Questo episodio rappresenta un esempio di un concetto più ampio: quando si esegue una mitzwà, non si perde mai. A volte, ci sentiamo a disagio quando dobbiamo impostare regole e linee guida per i nostri figli, nel timore che senza possano diventare persone cattive. Ma se le regole e le linee guida sono appropriate e sono istituite per educare adeguatamente i figli, allora il genitore non avrà nulla da temere.
Alcune persone, che lavorano nel commercio, spesso hanno il timore di prendere del tempo dal loro lavoro pomeridiano per recitare la preghiera di Mincha. Sono impegnati con i clienti e con la gestione della loro impresa e potrebbero perdere dei guadagni. Altre persone sono riluttanti a trovare del tempo per lo studio della Torah a causa dei loro impegni.
Quando questi timori ci assalgono e ci impongono di scegliere, soprattutto quando riteniamo che compiere una determinata mitzwà ci farà rimettere un possibile guadagno, dobbiamo ricordare questo insegnamento: quando si osservano le mitwoth, non perdiamo mai. Prendersi del tempo dal lavoro per una mitzwà può solo giovarci. Anche quando sembra che ci stiamo sacrificando, stiamo in realtà facendo la cosa migliore che potremmo mai fare per noi stessi, qualcosa che produce ricompense e benefici incommensurabili, Shabbat Shalom!