IN OSPEDALE
“E (H.) disse: ‘Se ascolterai la Voce di H. tuo D. e farai ciò che è retto ai Suoi occhi, e ascolterai le Sue Mitzwòt e osserverai i suoi statuti, tutte le malattie che ho arrecato sull’Egitto non le metterò su di te, poiché Io sono H. che ti guarisce”[1][1]. R. ‘Ovadyah Sforno spiega che le Mitzwòt ci sono state date proprio per la salute della nostra anima nella sfida con i desideri terreni e le false ideologie (ha-de’ot ha-nifsadot) al fine di rendere qadosh e distinto l’essere ebreo. Ciò non toglie che non sempre possiamo contare sulla nostra salute. Talvolta siamo persino costretti a lasciare le nostre case abituali per curarci, accettando il ricovero in ospedale. Dobbiamo preoccuparci anche di questa deprecabile eventualità in vista di Pessach. Oppure pensiamo a una prossima mamma in procinto di partorire. Come deve comportarsi rispetto al divieto del Chametz, all’obbligo di eliminarlo e alle Mitzwòt del Seder chi si trova a dover trascorrere Pessach, tutto o in parte, in un contesto dove accanto ai motivi di salute entra in gioco anche la convivenza ravvicinata con il mondo non ebraico?
Un’altra domanda ormai sempre più frequente è come debba regolarsi rispetto alla Mitzwah di mangiare la Matzah durante il Seder chi è intollerante al glutine. Ci occuperemo infine di chi necessita di recarsi dal dentista.
DIVIETO DEL CHAMETZ
Presumiamo che il paziente ebreo osservante abbia il permesso sanitario di mangiare il suo cibo che gli viene portato dall’esterno della struttura e sia fisicamente e mentalmente in grado di eseguire le operazioni che la Halakhah richiede. Il problema principale resta condividere il tavolo con i degenti non ebrei, che ovviamente non sono soggetti alle regole di Pessach e possono appoggiarvi di tutto. Non è proibito “vedere” il Chametz di proprietà di questi. Il versetto dice infatti: “non si vedrà del tuo Chametz per sette giorni”[2][2], escludendo dal divieto quello degli altri, cioè dei non ebrei. E’ però necessario differenziare l’orario del proprio pasto in maniera da non trovarsi a mangiare contemporaneamente con loro. Fra i motivi c’è infatti il rischio che del Chametz possa inavvertitamente mescolarsi nel nostro cibo. Ciò vale anche nel caso in cui non vi sia alcuna confidenza con i compagni di degenza, persino se si fosse posta un’intercapedine ovvero si mangi su tovaglie distinte[3][3]. Ma una volta che gli altri abbiano terminato il loro pasto e abbiano sgomberato il tavolo dai loro avanzi sarà sufficiente sincerarsi che esso sia pulito per sedervisi a mangiare la nostra Matzah[4][4].
SGOMBERO DEL CHAMETZ
La Mitzwah della Bediqat Chametz riguarda in senso pieno solo “le vostre case”[5][5], ovvero gli ambienti di cui a vario titolo disponiamo con un minimo di stabilità: pertanto un homeless effettuerà la ricerca nelle tasche dei suoi abiti, ma non reciterà la Berakhah[6][6]. Neppure la stanza d’ospedale è considerata dimora stabile, dal momento che il personale sanitario può in qualsiasi momento decidere il trasferimento di un degente[7][7]. Allo spuntare delle stelle della vigilia di Pessach sarà pertanto necessario che egli effettui la “ricerca del Chametz” nei suoi effetti personali e nelle parti della stanza di sua pertinenza (l’armadietto, ecc.), ma senza recitare la relativa Berakhah ‘al Bi’ur Chametz. Non è necessario distribuire i pezzetti di pane. Reciterà invece la formula di annullamento Kol Chamirà come al solito sia la sera che la mattina e provvederà a eliminare l’eventuale Chametz residuo entro l’ora prescritta gettandolo nel WC. Se non fosse in grado di effettuare autonomamente queste operazioni (p. es. perché attaccato a una flebo) dovrà delegare un famigliare o un altro correligionario.
SVOLGIMENTO DEL SEDER; CELIACHIA
Chi prevede di trascorrere in ospedale le sere del Seder dovrà predisporre un kit con tutto l’occorrente per sé e per chi eventualmente lo assiste. Potrà sostituire il vino con succo d’uva.
E’ Mitzwah della Torah mangiare Matzah la sera del 15 Nissan, indipendentemente dall’esecuzione effettiva del Qorban Pessach, in base al versetto: “questa sera mangerete Matzòt”[8][8]. La misura minimale per compiere la Mitzwah secondo la Torah è un ke-zayit, “quanto un’oliva”. I nostri Maestri hanno tuttavia stabilito che durante il Seder ciascuno deve consumare almeno quattro volte ke-zayit di Matzah: due in occasione di Motzì Matzah, uno in occasione di Korèkh insieme a Maròr e Charòsset e uno in occasione di Tzafùn, allorché si mangia l’Afiqomàn al termine del pasto[9][9]. Secondo l’opinione più rigorosa un ke-zayit equivale all’incirca ad una Matzah intera fatta a macchina; secondo l’opinione più facilitante potrà bastare 1/3 della medesima Matzah[10][10]. Il quantitativo richiesto dovrà essere mangiato senza interruzione e comunque ogni volta in un tempo inferiore a quattro minuti[11][11]. Chi non riesce a mangiare i due ke-zayit simultaneamente mangerà prima quello della Matzah di ha-motzì, e poi quello della Matzah di ‘Al Akhilat Matzah. In ogni caso, si è assolto alla prescrizione della Torah mangiando un ke-zayit almeno[12][12].
Ammalati o anziani che non riescono a masticare la Matzah possono sostituirla con Matzah macinata o immergerla nell’acqua, purché non venga cotta e si stia attenti a non tenerla a bagno per 24 ore di seguito. Chi sa a priori di non essere in grado di mangiare un ke-zayit non reciti la seconda Berakhah ‘al akhilat Matzah. Non esenta dall’obbligo di mangiare il ke-zayit di Matzah un semplice disagio o disgusto. Chi però soffre in quel momento di mal di stomaco al punto di perdere l’appetito non esce d’obbligo neppure se si costringe a mangiare la Matzah. Chi si mette in pericolo se la mangia (p.es. i celiaci) ha la proibizione di mangiarla[13][13]: può però compensare l’atto mancato studiando in quel momento le Halakhòt relative, in analogia con il principio per cui lo studio delle regole sui sacrifici compensa l’obbligo di offrirli in mancanza del Santuario. Va aggiunto che sul mercato americano esistono oggi Matzot di avena gluten-free regolamentari: esse vanno distinte da preparati simili alla tapioca che non adempiono alla Mitzwah.
Fermo restando il divieto del Chametz, l’obbligo di mangiare Matzah non si protrae oltre le sere del Seder e nel resto della festività chi abbia problemi di salute può astenersene.
A differenza della Matzah, nella Torah l’obbligo di consumare Maròr (erba amara) la sera del 15 Nissan è menzionato solo in relazione al Qorbàn Pessach[14][14] e pertanto in assenza del Bet ha-Miqdash tale obbligo è solo per istituzione rabbinica, in ricordo del Santuario stesso. Anche del Maròr si consuma un ke-zayit (25×20 cm. di foglia almeno)[15][15], dopo averlo intinto nel Charòsset allo scopo di addolcirne l’amarezza. Trattandosi soltanto di un precetto per disposizione rabbinica è lecito basarsi sull’opinione più facilitante sul calcolo del ke-zayit anche a priori ed usare maggiore tolleranza rispetto alla Matzah nei confronti di persone anziane o sofferenti: vale anche in questo caso la regola che chi sa a priori di non essere in grado di mangiare un ke-zayit non deve recitare la Berakhah ‘al Akhilat Maròr.
VISITE ODONTOIATRICHE E’ opportuno non programmare visite odontoiatriche o esami clinici dell’apparato digerente durante Pessach se non in casi di estrema urgenza. Se è lecito supporre che le sostanze introdotte dal medico nella cavità orale del paziente siano ormai “non più commestibili neppure da un cane” e come tali esenti dal divieto di Chamètz anche qualora derivassero da cereali proibiti, nei limiti del possibile si deve porre attenzione anche alle opinioni più rigorose secondo cui nel momento in cui le adoperiamo ridiamo loro l’importanza originaria: tanto più se dovessero
[1][1] Shemot 15,26.
[2][2] Shemot 13,7.
[3][3] Il Chametz di Pessach richiede maggior rigore della situazione in cui due mangiano alla stessa tavola uno carne e l’altro latte, in cui è sufficiente una delle due condizioni seguenti per permettere: che non si conoscano o, se si conoscono, che mettano un segno di distinzione fra loro (Y.D. 88, 1-2 e Siftè Kohen n. 2). Il Chametz è infatti proibito in quantità infinitesimale e chi ne mangia incorre nella pena gravissima del karèt.
[4][4] O.Ch. 440,3 e Mishnah Berurah n. 18; Peninè Halakhah, Pessach, cap. 3, par. 2.
[5][5] Shemot 12,15 e 19.
[6][6] Cfr. R. Eli’ezer Melammed, Peninè Halakhah, Pessach, cap. 4, par. 4, sulla base del Kaf ha-Chayim di Baghdad a O.Ch. 433, n. 91.
[7][7] Cfr. Peninè Halakhah, Pessach, cap. 4, par. 12.
[8][8] Shemot 12,18.
[9][9] Secondo un’opinione anche l’Afiqomàn richiede doppio ke-zayit.
[10][10] Cfr. Peniné Halakhah, Pessach cap. 16, par. 23-24. Svariate controversie si sono sviluppate nel tempo sull’esatto quantitativo di un ke-zayit. Maimonide ritiene che equivalesse al volume di 1/3 di uovo, mentre per le Tossafot è il volume di mezzo uovo: su questo punto si usa essere più rigorosi e richiedere pertanto quest’ultima misura, corrispondente a 1/3 di Matzah fatta a macchina. Il Nodà’ bi-yhudah (R. Yechezqel Landau, Praga, sec. XVIII), ritiene peraltro che le uova di cui si parla nel Talmud fossero di dimensioni doppie delle nostre, e pertanto si richiederebbero 2/3 di Matzah fatta a macchina. Molti Decisori sefaraditi, altresì, ritengono che la misurazione vada eseguita in modo completamente diverso, in base al peso dell’uovo anziché al suo volume che è più difficile da valutare e calcolano il ke-zayit in ragione di 27 gr. (cfr. Chidà di Livorno, Machaziq Berakhah 168,6). Se si accetta tale opinione assai più rigorosa, si richiede una Matzah intera fatta a macchina per ogni ke-zayit.
[11][11] O.Ch. 475,6. E’ la misura di tempo chiamata kedè akhilat peràs (lett. “sufficiente a mangiare mezza pagnotta”), trascorsa la quale i bocconi non sono più considerati parte della stessa assunzione di cibo. Nei tempi antichi si cuoceva un’unica pagnotta per i due pasti giornalieri, per cui ciascuno consumava mezza pagnotta (peràs) a pasto. Secondo Maimonide un peràs corrisponde al volume di tre uova; secondo Rashì al volume di quattro. Anche sui tempi corrispondenti vi sono opinioni diverse (da 4 a 9 minuti) e nel nostro caso ci si deve attenere a quella più restrittiva.
[12][12] Mangiando l’equivalente di 2/3 di Matzah fatta a macchina si consumano due ke-zayit uscendo d’obbligo secondo la Torah anche in base all’opinione del Nodà’ bi-yhudah.
[13][13] Resp. Maharam Shick, O.Ch. n. 260.
[14][14] Shemot 12,8; Bemidbar 9,11. Questa è la ragione per cui la Matzah precede il Maròr, sebbene quest’ultimo simboleggi la schiavitù e la Matzah la liberazione e l’ordine logico dovrebbe essere invertito, come effettivamente scrive Maimonide in relazione alla lettura dei passi “Questo Maròr” e “Questa Matzah” (Chamètz u-Matzah 7,5). Secondo alcuni si vuol insegnare che la liberazione dall’Egitto non fu definitiva e altre amarezze avrebbero ancora atteso il popolo ebraico fino alla venuta del Mashìach (Meqòr Chayim ha-Shalèm, 4, 191, p. 117).
[15][15] Qol Dodì, p. 65, indica la misura di 8×10 pollici.