Nelle settimane precedenti abbiamo visto che la data in cui furono donati al popolo d’Israele i Dieci Comandamenti e il resto della Torah rimane incerta. Nel Talmud si discute se fosse il 6 o il 7 di Sivan. L’incertezza deriva dal fatto che la Torah stessa non ci dice quando avvenne la promulgazione del Decalogo, limitandosi ad affermare che all’inizio del terzo mese (ossia Sivan) gli ebrei arrivarono ai piedi del Monte Sinai. La data della rivelazione è dedotta per via indiretta, sulla base di quante volte Mosè, per far da tramite fra D-o e il popolo, salì dall’accampamento al Monte Sinai e ne ridiscese. Ma a un certo punto la ricostruzione si inceppa e da lì l’incertezza nel calcolo. Ma perché la Torah non dice esplicitamente in che giorno del terzo mese i Dieci Comandamenti furono proclamati? La domanda è legittima, se si considera che la Torah fornisce la data di molti altri eventi accaduti durante i 40 anni di peregrinazioni nel deserto: eventi non tutti apparentemente così memorabili quanto, potremmo pensare, il giorno della rivelazione divina a tutto il popolo e della promulgazione del Decalogo.
La risposta a questa domanda forse si trova nel modo in cui la Torah stessa è considerata dai nostri Maestri. È scritto all’inizio del cap. 19 dell’Esodo: “In questo giorno i figli di Israele giunsero nel deserto del Sinai”. Rashì, il grande commentatore della Torah, fa notare che il testo avrebbe dovuto dire “in quel giorno”, non “in questo”; Rashì risponde, citando le parole dei Maestri, che la Torah deve essere nuova per noi come se oggi stesso, in questo giorno, venga rivelata. La Torah non viene data in un giorno particolare dell’anno, ma ogni giorno. Per questo non è specificato in che giorno avvenne la promulgazione del Decalogo, perché non si vuole circoscrivere in un solo giorno dell’anno il dono della Torà. Lo stesso motivo per cui, secondo i Maestri, la Torah venne data nel deserto, in una terra di nessuno: non solo la Torah non è limitata a un determinato tempo, ma neanche a un determinato luogo.
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